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Y/N

La sveglia quella mattina suonò e, come da routine, mi spinse a maledire chiunque l'abbia costruita.
Mi alzai e rabbrividì quando l'aria fredda sfiorò il mio corpo, non più riscaldato dalle coperte.
Come prima cosa raggiunsi il telefono abbandonato sulla scrivania, erano le 7 e 10 di venerdì mattina, devo aver ignorato la prima sveglia.
Soffermandomi sul giorno, ricordai che sta sera sarei dovuta uscire con Nam, come deciso qualche giorno fa.
Dovevo pensare a cosa mettere.

Scesi in cucina, salutai i miei genitori e feci colazione con del latte e cereali.
Feci una doccia veloce, lo zaino, misi la divisa, acconciai i capelli in una coda alta e uscì di casa.

Arrivai a scuola e subito individuai Jimin, circondato dai nostri nuovi amici.
Però, notai una cosa strana che catturò la mia attenzione, ovvero una chioma particolarmente scura, svettare tra gli studenti vicino il cancello.

«Ciao Nam! Che ci fai qui?
Cercavi gli altri?» Salutai sorridente il ragazzo.
«In realtà, stavo cercando proprio te!» Ricambiò il mio sorriso, mostrandomi le sue fossette.
«Oh, che succede?»
«Spesso, prima di andare a lavoro, faccio colazione al bar.
Oggi era una di quelle mattine, così ho pensato di portarti qualcosa...» Mi spiegò porgendomi un sacchetto che profumava di doce.
I miei occhi fissarono quella delizia con amore e fame.
«Non sapevo cosa ti piacesse, così sono andato sul classico e ti ho portato un cornetto alla crema...»
«Nam non dovevi! Grazie mille! Adoro i cornetti!» Gli lasciai un bacio sulla guancia.
«Sono contento di averti reso felice!»
«Non sai quanto!»
«Ora devo scappare a lavoro!
Ci vediamo sta sera, passo a prenderti alle 20!» Mi salutò per poi saltare in macchina e allontanarsi.

Tirai fuori il mio cornetto e cominciai a mangiarlo con gusto, mentre attraversavo i cancelli.
Mi avviai verso i miei amici, notando Jimin e Taehyung intenti a fissarmi.
«Buongiorno?» Chiesi titubante.
«Ti ha portato un cornetto, che carino!» Urlo Jimin, saltandomi al collo.
«Smettila di fangirlare, Minnie!»
«Ma solo io, non sono il tuo tipo?!» Si lamentò Tae facendomi ridere.
«Scusami!»

Nell'attesa che suonasse la campanella, restammo un po' insieme, e mentre gli altri parlavano, il mio sguardo si posò su Jungkook.
Era spento, fissava il pavimento, non mi aveva neanche salutata.
Il suo volto era leggermente pallido e delle occhiaie violacee gli contornavano gli occhi.
Era sicuramente successo qualcosa con i suoi genitori.

I miei pensieri vennero interrotti da Jimin, che afferrò il mio polso, tirandomi verso la nostra classe.
«Allora, che ti metterai sta sera?»
«Pensavo a quel vestito nero di lana aderente, con il collo alto, poi degli stivali che mi arrivano sopra al ginocchio e sopra un cappotto lungo.» Ipotizzai.
«Bello! Outfit approvato!» Gioì battendo le mani.

La mattinata passò molto velocemente, durante la pausa pranzo tentai ti scambiare qualche parola con Jungkook, ero preoccupata...
Ma non ci riuscì, il ragazzo si era chiuso in se stesso e non aveva nessuna intenzione di aprirsi con me, perciò decisi di lasciar perdere e non forzarlo, quando ne avrebbe sentito il bisogno, sarebbe venuto lui da me.

Erano ormai le 17 e 30 e io dovevo cominciare a prepararmi.
Mi feci una lunga doccia rilassante, cercando di allontanare il più possibile il pensiero di Jungkook.
Piastrai i capelli, feci un trucco leggero e mi vesti.
In tutto questo tempo, arrivarono le otto meno un quarto, presi la mia borsa e dentro ci misi rossetto e mascara, per ritoccare il trucco se ce ne fosse stato il bisogno, chiavi, fazzoletti e un elastico per capelli.
Dopo qualche spruzzo di profumo, fissai la mia immagine allo specchio, per dare un ultima controllata e poi senti il telefono vibrare.
Erano due messaggi uno di Namjoon, che mi avvertiva di dover scendere, l'altro di Jimin, che mi augurava buana fortuna.

Uscita dal portone, vidi il ragazzo appoggiato alla sua macchina, intento a fissare il telefono.
Ne approfittai per guardarlo un po', aveva messo dei pantaloni neri, che fasciavano le sue gambe possenti, un maglione bianco, che aderiva sul suo petto, e una giacca lunga.
«Buonasera!» Richiamai la sua attenzione.
«Ciao! Sei bellissima!»
«Grazie! Anche tu!» Si avvicinò a me e poggiò delicatamente, le sue labbra sulla mia guancia.
Aprì la portiera, facendomi cenno di salire, mi sistemai comodamente sul sedile e quando si sedette al posto del guidatore, mise in moto e partì.

«Allora, dove mi porti?» Gli chiesi incuriosita.
«In un ristorante molto carino, fa piatti veramente molto buoni.» Mi disse con un sorriso sulle labbra.
«Non vedo l'ora di arrivare, ho una fame!» Mi massaggiai la pancia.
Il locale non distava molto, infatti, in meno di 10 minuti varcammo la soglia e rimasi incantata da quel posto.
Aveva muri in pietra, il soffitto fatto con arcate di legno scuro, i tavoli erano adornati con tovaglie bianche e centro tavola floreali.
In tutta la sala si poteva sentire un insieme di odori buonissimi, che mi fecero venire l'acquolina in bocca.
«Ti piace?» Sussurrò Nam al mio orecchio.
«Sì, è molto bello!»
«Vedrai i piatti!» Mi prese la mano e diresse verso un tavolo.
Ci accomodammo e subito un cameriere ci portò dei menù.
Il più alto prese del bibimbap e kimchi, mentre io optai per dei pajeon e Tteokbokki.

Nell'attesa che i nostri piatti arrivassero, cercai di chiaccherare, così da evitare silenzi imbarazzanti.
«Cosa fai nella vita, lavori o studi?»
«In realtà faccio entrambi, lavoro part-time in una libreria, per contribuire alle spese dell'università!»
«Che studi?» Continuai.
«Lettere»
«Bellissimo! Sai, le materie umanistiche mi sono sempre piaciute.»
«Leggi?»
«Si, tantissimo.»
«Genere preferito?» Mi chiese animato dalla curiosità.
«Se devo essere sincera, nessuno.
Sono molto aperta a qualsiasi genere, tu?»
«Anch'io.
Perché precludermi libri o avere delle riserve?»
«Esatto, qualsiasi categoria ha i suoi cavalli di battaglia e in tutte, c'è almeno un libro che ti piacerà!»

«Ecco a voi! Buon appetito!» Si intromise il cameriere, portando i nostri piatti.
Continuammo a parlare del più e del meno, tra risate e battute.
«Quanti ragazzi hai avuto?» Mi chiese Nam a un tratto.
«Uno, anni fa... Tu?»
«Anch'io una. Pensavo che tu ne avessi avuti di più!» Disse sinceramente stupito.
«No... Di avventure ne ho avute, ma storie serie no...»
«Così bella e non trovavi un fidanzato?»
«Sono stata fissata con un ragazzo per tanti anni, è stato questo il problema principale.»
«Oh, questo ragazzo non ti notava?»
Scossi la testa negativamente.
«Chi è? Vorrei tanto regalargli una visita oculistica, perché per non essersi accorto di te, vuol dire che vede come una talpa!» Rispose facendomi ridere.

Arrivò il momento di pagare e, inutile dire che mi imposi di pagare la mia parte, ma il ragazzo fu più veloce di me e corse in cassa, peccato che io sia più perseverante di così, perciò nascosi i soldi nella tasca della sua giacca.

«Ti va di fare una passeggiata?» Mi chiese usciti dal locale.
Annuì sorridente e incominciammo a camminare.
«Non so te, ma io mi sto divertendo molto questa sera, sono contento tu abbia accettato di uscire con me…»
«Anch'io!»

Passeggiando raggiungemmo un grazioso parchetto.
Così decidemmo di sederci su una panchina.
«Hai freddo?» Si preoccupò il più grande.
«No, sto bene, grazie!»
Notai che il ragazzo si fosse fermato a guardarmi, così andai nel panico e mi preoccupai.
«Che c'è? Ho qualcosa in faccia? Ho gli occhi a panda per colpa del trucco?»
«No... Stai benissimo, sei bellissima!»
«Quanti complimenti sta sera! Vuoi farmi arrossire?» Scherzai leggermente imbarazzata da quel commento così sincero.
«Andiamo... Chi sa quanti altri ragazzi te l'avranno detto...»
«In realtà nessuno... Sono tutti capaci di dirti "sei bellissima", quando ti stanno portando a letto... Nessuno me l'ha mia detto così...» Gli risposi arrossendo.
«Bè, sono felice di essere il primo!» Di nuovo quelle fossette bellissime.

Lanciai uno sguardo sull'orologio del telefono e guardando l'orario, mi accorsi che era arrivato il momento di tornare.
«Mi piacerebbe tanto, rimarrei un altro po', ma purtroppo devo tornare a casa...» Dissi dispiaciuta.
«Non preoccuparti! Ritorniamo alla macchina.» Mi prese, per la seconda volta questa sera, la mano e le la strinse finché non arrivammo all'auto.
Mi accompagnò a casa e si fermò davanti il portone.
Scese dalla vettura, per fare il giro e aprirmi la portiera, provocando un sorriso da ebete sulle mie labbra.
«Grazie mille per la serata. Mi è piaciuta tanto!» Lo salutai baciandogli la guancia.  
«Ti va di rifarla? Magari mercoledì?» Mi chiese accarezzando dolcemente il mio fianco, da sotto il cappotto.
«Sarebbe fantastico! Buonanotte!» Entrai in casa.

This is only Sex ~Jungkook & reader~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora