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Se avessi la certezza che il tuo potere non scoppierebbe dentro di te, ti prenderei in questo istante.

Le parole di Sebastian di qualche giorno prima le rimbombarono in testa.

Al tempo, si era eccitata per il tono rude che aveva usato.

Aveva provato una piacevole soddisfazione nel rendersi conto di quanto quell'uomo, un immortale con gli occhi scuri e dei tatuaggi pericolosamente sexy che gli percorrevano braccia e collo, fosse attratto da lei.

Tabitha era bella e lo sapeva, alcuni giorni, quando si sentiva particolarmente sicura di sé.

Era decisamente bassina, arrivava a stento al metro e sessanta, ma aveva i fianchi larghi, la vita stretta e il sedere alto.
Madre Natura era stata generosa anche con il suo seno.
I lunghi capelli castani incorniciavano un viso leggermente paffuto che, assieme ai grandi occhi marroni e le labbra piene, le donava un aspetto quasi infantile.

Molti ragazzi della sua età e spesso più grandi di lei, le si erano avvicinati con intenzioni più o meno serie, ma lei sapeva distinguere l'interesse fisico da quello romantico.

E il soldato non aveva accennato ad alcun interesse romantico nei suoi confronti.

L'idea di fare sesso con Sebastian per una sola notte non le dispiacque affatto; anzi, con grande disprezzo per se stessa, si ritrovava a pensarci spesso.

Ma le manie di controllo e l'ossessione che aveva sviluppato nei suoi confronti le fecero temere che sarebbe potuto essere un errore pericoloso.
E la sua vita aveva già avuto risvolti piuttosto pericolosi.

No, soldato, io passo.

Se Sebastian ci avesse provato con lei, Tabitha avrebbe declinato l'invito e si sarebbe limitata a mantenere le distanze per tutto il tempo necessario.

La sera prima aveva fatto l'ultima domanda a Isobel e poi si era rifugiata di sopra.
Il soldato era seduto sul divano, la caviglia appoggiata al ginocchio e un bicchiere vuoto fra le dita. La ragazza si era fiondata al primo piano, rimproverandosi mentalmente per aver indugiato un istante a guardare il corpo dell'uomo.

-Chiedi pure.- le aveva detto la strega.

-Posso fidarmi di Sebastian?- aveva domandato Tabitha.

-Fino ad un certo punto.-

*****

Mantenere le distanze, ricordò a se stessa mentre il soldato le prendeva il polso e la gettava a terra.

-Maledizione, Tabitha, concentrati!-

Erano passati quindici giorni da quando Isobel le aveva dato il bracciale e il suo potere si era assopito nel ciondolo argentato.

-I Demoni sanno smaterializzarsi. Sono più veloci di me e di sicuro lo sono molto più di te.- continuò l'uomo puntandole contro l'indice -Devi impegnarti di più.- Tabitha era ancora a terra, gli avambracci e i talloni piantati nel fango.

Ma che cazzo gli prende?, sbottò dentro di sé.

La notte prima aveva diluviato e il prato verde era stato sostituito in men che non si dica da una distesa di fango e pozzanghere.

Sebastian era sempre più teso e ogni allenamento, giorno dopo giorno, diventava sempre più estenuante per la ragazza che non riusciva a stargli al passo.

Tabitha aveva come la sensazione che assieme al suo potere, in quel ciondolo, si fosse assopita una parte di lei.

A volte, invece, le sembrava che fosse colpa dell'umore irritabile del soldato.

Shameless - senza vergognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora