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Tabitha trattenne il respiro mentre gli occhi del soldato balenavano dal nocciola al rosso in un millesimo di secondo.

Non credeva assolutamente che provocarlo fosse una buona idea, ma in un piccolo angolo del suo cervello avrebbe voluto (no, voleva ardentemente) concludere quello che avevano cominciato la notte precedente.

Non avrebbe saputo come definire i suoi sentimenti nei confronti di quell'immortale così sexy, ma sapeva che il desiderio che le ribolliva dentro divampava quando la sua mandibola guizzava furiosa e quelle vene seducenti si gonfiavano.
Si eccitava con la sua rabbia, perché quella rabbia voleva dire intensità. Quella maledetta intensità che bramava da tutta la vita.

Era una situazione terribilmente tossica e Tabitha ne era a conoscenza, eppure ci si sarebbe fiondata senza un minimo di rimorso. Si sarebbe messa in ginocchio per quella sensazione, per lui, e sapeva che lo avrebbe potuto costringere a fare lo stesso per lei. In quel momento, ricordò la promessa dell'uomo di essere l'ultimo amante che avrebbe avuto.
E la consapevolezza che se glie lo avesse detto mentre le stringeva la gola e affondava dentro di lei, le avrebbe estorto la promessa che fosse davvero così, la fece rabbrividire e il potere oscillò bruciante, imprigionato nel suo ciondolo.

Il suo respiro accelerò, si morse forte il labbro inferiore, tentando di non emettere il gemito che da lì a poco le avrebbe dato quel po' di sollievo che cercava. Sarebbe stata una preghiera sussurrata a cui solo Sebastian poteva rispondere. E, maledizione, lei lo voleva con tutto il cuore.

Con tutta la vagina, ipocrita che non sei altro. Il tuo cuore è l'ultimo organo da mettere in mezzo, adesso, rimproverò se stessa.

Stettero lì, lui in piedi e lei ancora seduta sul materasso, a fissarsi per degli istanti interminabili.
Gli occhi del soldato puntati sulle labbra di lei mentre si passava la lingua fra le sue.

Come se non riuscisse a resistere un secondo di più a quella minima distanza di sicurezza, si fiondò su di lei e l'afferrò per la gola, facendola stendere sotto di lui, trascinandola verso la testiera del letto.

Le gambe di Tabitha, d'istinto, si aggrapparono ai fianchi dell'uomo mentre le mani gli afferrarono le spalle.

-Ti eccita vedermi incazzato, ragazzina?- domandò, ma non aspettò la risposta e insinuò la mano libera sotto il reggiseno, cercando e trovando il capezzolo turgido -Vuoi vedermi perdere il controllo?-

Dio, sì, qualunque cosa basta che continui a toccarmi, implorò mentalmente la ragazza.

Sebastian sentì quel pensiero forte e chiaro e un ringhio sgorgò dalle sue labbra, prima di affondare la lingua dentro la sua bocca. Allentò la presa sulla gola e sentì la donna inspirare l'aria dalla sua cavità, era appena diventato il suo respiro, il suo ossigeno. Quella sensazione irradiò nel soldato la consapevolezza che non avrebbe voluto essere nient'altro per lei. Niente di più che la maledetta aria che la manteneva in vita. Sarebbe dipesa da lui come lui dipendeva da lei. Il suo stesso cuore sembrava avesse ripreso a battere di vita dal momento in cui quella missione era cominciata ventiquattro anni prima. L'idea che potesse desiderare un altro era fuori discussione. Non le avrebbe lasciato libertà di scelta, se fosse stato necessario avrebbe ucciso ogni singolo uomo su cui avesse posato uno sguardo bramoso. Uno sguardo che Sebastian avrebbe dovuto essere l'unico a ricevere.

-Ti eccita che la tua vita dipenda da me.- le morse forte il labbro inferiore e lo leccò.

Gemendo contro di lui, Tabitha sentì il sapore del suo stesso sangue.
Quanto aveva stretto il soldato per farle sanguinare il labbro? Non le importava. Sentiva solo i loro respiri, i versi gutturali dell'uomo che la divoravano.

Shameless - senza vergognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora