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Se avessero detto a Tabitha Medici che sarebbe diventata la strega immortale più ricercata nel mondo degli immortali avrebbe detto "Amico, voglio quello che hai preso tu!" e si sarebbe fatta una grossa risata.

Ma non c'era nulla di divertente nella sua vita ultimamente.

Il pericolo era imminente perfino laggiù, nel regno di Fuoco che avrebbe dovuto tenerla al sicuro. Invece lo sguardo di decine di Guerrieri immortali che la fissavano, mentre camminava con gli occhi puntati a terra, le fece dubitare di essere davvero così potente come avevano creduto tutti.

-Spalle dritte, principessa. Dovrebbero essere loro ad avere paura di te.- le sussurrò Delta chinandosi verso di lei.

Era incredibilmente alta e aggraziata, lo sguardo fiero e il sorriso freddo e distaccato.
Era come se possedesse quel regno più di quanto lo facessero le persone che lì ci vivevano.
Tabitha aveva capito che c'era una certa ostilità nei confronti degli Incantati, in quel regno. Eppure Delta attraeva sguardi privi di disgusto, a differenza della ragazza.

Tabitha annuì nella sua direzione e fece come le aveva detto, cercando di nascondere il suo disagio crescente.

Sotto i suoi piedi, la terra era secca, attorno a lei non c'era ombra di un po' di verde.
Ai lati, dei tronchi mozzati e poco più indietro una distesa di alberi secchi dal tronco spesso che si infittiva e rendeva il paesaggio cupo e oscuro.

Stavano percorrendo un sentiero che aveva sperato fosse più deserto, ma più andavano avanti più persone si accalcavano per guardarli passare. A debita distanza, si erano formate due linee parallele di sguardi palesemente dispregiativi.

Sebastian e Shaw camminavano a testa alta, a pochi passi di distanza da Tabitha e Delta dietro di loro, ignorando i sudditi più coraggiosi che bisbigliavano.

Ma quando uno di loro sputò al passaggio dei quattro, il soldato estrasse la pistola e gliela puntò addosso, generando un sussulto generale, ad eccezione di Delta che sorrideva compiaciuta.

-Sebastian, no!- gridò Tabitha, parandosi davanti all'uomo nel mirino.

Ci fu un nuovo sussulto e il soldato abbassò l'arma. Gli occhi si velarono nuovamente di rosso quando si avvicinò a Tabitha per sussurrarle: -Non metterti mai più davanti alla mia pistola, ragazzina.-

-E tu non minacciare le persone con cui, a quanto pare, dovrò convivere per chissà quanto tempo.- disse lei a voce abbastanza alta da farsi sentire dalla mandria di persone attorno a loro.

Il soldato le afferrò il gomito e l'avvicinò a sé con uno strattone.
Sentì gli sguardi indagatori della gente, come se si aspettassero che l'avrebbe umiliata ancora e non vedessero l'ora che accadesse.
Come se sperassero che lei fosse una sua prigioniera e non una sua protetta.

In effetti, mi sento più la prima cosa.

-Ti rimetterò sulle mie dannate ginocchia e stavolta pregherai di fermarmi. Non metterti mai più davanti alla mia cazzo di pistola, Tabitha.- mollò la presa e la ragazza inghiottì la saliva, sentendo la bocca improvvisamente secca.

Quella minaccia l'aveva risvegliata da uno stato di torpore in cui si era trovata di nuovo a vagare.

Si girò verso l'uomo che aveva sputato nella sua direzione.

Si ricordò che avrebbe davvero dovuto avere più paura di Sebastian che di chiunque altro.

Il soldato allungò la mano per afferrarla, ma Delta lo inchiodò sul posto con la mano tesa verso il suo braccio senza sfiorarlo.

-No. Lascia che si guadagni il loro rispetto.- dichiarò e mollò la presa dall'incantesimo.

-Sai chi sono?- domandò Tabitha all'uomo davanti a lei che sosteneva il suo sguardo.

Shameless - senza vergognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora