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-Lo vedi il bersaglio?- domandò Isobel, posizionandosi accanto a Tabitha e indicando il manichino appeso ad un albero spoglio nel cortile posteriore del palazzo.

-Mh,mh.- annuì e allungò le dita dinnanzi a sé.

-Ora concentrati. Fallo saltare in aria.-

Tabitha si focalizzò e alzò di scatto le dita verso l'alto, puntando i palmi per effettuare l'attacco.

Il potere oscillò nelle sue mani e poi si spense.

-Merda!- ringhiò lei e il potere si illuminò di nuovo.

Isobel sorrise e le bisbigliò all'orecchio: -Se vuoi immaginare che sia il soldato, resterà fra noi.-

Buona idea, amica!

Erano dieci giorni che si esercitava a controllare i suoi poteri. Ed erano altrettanti giorni che lei e Sebastian si ignoravano.

Dopo essersi sistemata nella sua nuova stanza, con tanto di vasca da bagno accanto al letto a baldacchino e terrazza, aveva deciso di limitarsi a focalizzarsi sull'imparare ad utilizzare i suoi poteri e sull'ambientarsi in quel regno. Si sarebbe goduta ogni cosa, fino a che fosse durato.

Martin le aveva detto che Glacia, sua madre, avrebbe potuto attaccarli per portarla nel regno di Acqua, ma lei non voleva di sicuro essere rapita un'altra volta e non era certo una persona incline al perdono.

Avrebbe preteso delle spiegazioni sul perché l'avesse abbandonata e dei chiarimenti sul perché non l'avesse mai cercata se sapeva esattamente dove trovarla negli anni passati.

Aveva deciso che sarebbe stata lei ad andare da sua madre, quando sarebbe stata pronta ad affrontare la verità.

Se invece fosse stata Glacia a venire a prenderla, sarebbe stata in grado di difendersi. O almeno così sperava.

Per quanto si impegnasse, non era riuscita a fare molti progressi da quando aveva cominciato ad allenarsi con Isobel.
Ogni sera, dopo l'allenamento, si rimetteva il bracciale d'argento che intrappolava il suo potere nel ciondolo, per sicurezza.
Nonostante avesse raccontato a Shaw di aver trovato quella spada e di essere sicura fosse il catalizzatore che aveva nominato l'oracolo, l'allenamento non stava dando i frutti sperati, perché la spada in realtà non era altro che un "gingillo appartenuto a uno di noi" o almeno così aveva detto Delta a Shaw. Il messaggero aveva chiesto spiegazioni riguardo al perché il potere di Tabitha si fosse liberato, ma la veggente lo aveva guardato con occhi vitrei e aveva cominciato a parlargli in latino di cose che riguardavano un sacrificio umano. Shaw aveva smesso di ascoltare le sue parole apparentemente prive di senso e l'aveva lasciata sola con i suoi deliri.
Dunque, senza catalizzatore, Tibby era ancora al punto di partenza.

Il potere brillava nel palmo e un attimo dopo si spegneva. Aveva imparato come focalizzarlo nei palmi a suo piacimento, ma nulla in confronto a quando le emozioni prendevano il sopravvento.

Se era arrabbiata o spaventata, la magia brillava smaniosa nel petto, pronta per essere liberata.

E ogni volta che ripensava al soldato si sentiva arrabbiata. Nonostante si parlassero a malapena, lo vedeva ogni singolo giorno. A tavola per la cena o la colazione, nei corridoi quando doveva incontrare Isobel per le sessioni d'allenamento, in giardino quando passeggiava con Shaw, in biblioteca... Un paio di volte, l'aveva sorpreso a fissarla da lontano come lo stalker che aveva dimostrato più volte di essere. E Tabitha aveva l'impressione che tutti quegli incontri non fossero assolutamente casuali.

Eppure non le aveva rivolto quasi mai la parola, si era limitato a dei cenni di saluto col capo. Non le aveva fatto pressione per tornare nelle sue stanze e non l'aveva intercettato mentre si dirigeva verso la sua.

Shameless - senza vergognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora