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Mi raccomando metti il casco che ti voglio tutta sana


Rido leggendo il suo messaggio che mi manda alle sei e mezza perché sa che sto per scendere e rispondo subito.


Tranquillo papi, lo sto usando ogni giorno 

Bravissima

<3


Non aggiungo altro perché devo ancora mettere il lip gloss e sistemare i capelli. Ho guardato un po' sui social lo stile del bar ed è chic ma anche casual quindi ho deciso di mettere un jeans cargo con un corpetto azzurro chiaro che mi lascia la pancia scoperta su cui spicca una catenella alla Shakira e ai piedi delle Nike Dunk basse anche perché sullo scooter i tacchi non sono proprio l'ideale e poi non li uso quasi mai. Prendo la borsetta, controllo che ci sia dentro tutto ciò che mi serve, metto il lip gloss e scendo. I capelli col casco mi si sporcano subito ma oggi non dovrei avere problemi visto che ho fatto lo shampoo nemmeno un'ora fa. Guido per un quarto d'ora zigzagando tra le auto e alle sette e due minuti sono all'hotel Romeo. Parcheggio e salgo al nono piano dove c'è il Beluga Sky bar. Esco dall'ascensore e vado alla reception che mi indica il tavolo scelto da Giovanni. È quello nell'angolo più lontano e ha la vista più bella sul golfo di Napoli. Lui è seduto già lì e ha il cellulare tra le mani. Poi d'un tratto, come se un sesto senso gli avesse detto che io ero lì, alza la testa dal cellulare e mi vede. Il viso gli si illumina e un sorriso splendente lo rende ancora più bello. Si alza e viene verso di me. I suoi occhi mi guardano da capo a piedi e fa un'espressione di stupore per poi guardarmi negli occhi e allungare una mano verso di me. Io appoggio la mia mano sulla sua e lui mi tira a sé per lasciarmi due baci sulla guancia e sussurrarmi qualcosa all'orecchio.

«Hai illuminato il locale, sei uno splendore» mi dice per poi staccarsi da me e spostare la sedia per farmi sedere.
«Grazie, anche tu stai benissimo» ha una maglia felpata a mezze maniche larga con un jeans cargo che gli cade sullo stesso modello di scarpe che ho io. Lo vedo ogni giorno al bar e so che ha buon gusto nel vestire ma oggi si è proprio superato, è davvero perfetto.
«Grazie. Tutto bene il tragitto fino a qui?»
«Tutto tranquillo» rispondo giusto in tempo perché ci raggiunge il cameriere che ci chiede cosa prendiamo. Lui prende un drink analcolico e lo stesso faccio io con anche delle pizzette e degli stuzzichini. Poco dopo ci arrivano e iniziamo a mangiare e a sorseggiare i nostri drink mentre chiacchieriamo.
«Vivi coi tuoi?» mi chiede e io scuoto la testa. Ecco la parte che odio di più quando si tratta di uscire con un ragazzo. Non vorrei mai parlare della mia vita perché ha così tanti casini che quasi me ne vergogno.
«No, vivo da sola già da un bel po'.»
«Loro ci sono o...»
«Ci sono e vivono nel mio quartiere ma non viviamo nella stessa casa. Io vivo in quella che era la casa di mia nonna che poi quando è morta ha lasciato a me. Appena ho potuto me ne sono andata a vivere lì perché secondo me, ad una certa età, la convivenza con i genitori diventa impossibile.»
«Beh sì, hai ragione. Tu ne hai ventisei, giusto?»
«Sì, appena compiuti. Vivo da sola da quando ne ho ventitré e sto benissimo. Tu vivi da solo?»
«Sì da solo anche se la mia famiglia mi manca tantissimo.»
«Loro sono in Toscana?»
«Sì vivono là ma spesso vengono a trovarmi.»
«Che carini, siete molto legati.»
«Lo siamo. Tu con i tuoi no?»

Non vorrei mostrare il mio imbarazzo quando si parla di loro ma credo che sia palese visto che lo capisce anche lui senza che io dica nulla.

«Ci vogliamo bene, questo sì, ma non ci frequentiamo molto. È una lunga storia...»
«Ti vedo a disagio e non voglio proprio, cambiamo argomento?»
«Sì, grazie. Ho visto il tuo gol, poi...»
«Sì? E che te ne pare?»
«Un bel gol? Non so proprio che dire» arrossisco leggermente perché quando si parla di calcio sono ignorantissima.
«Tranquilla. Se ti va ti posso dare io qualche ripetizione sul calcio» si avvicina a me e mi fa un sorriso che non so decifrare. Non rispondo subito perché non saprei proprio da dove iniziare e lui continua. «Se non ti interessa non fa niente» torna ad appoggiarsi con la schiena alla sedia e beve un sorso del suo drink.
«Non mi interessava ma ora è diverso» gli rispondo facendogli capire per la prima volta che il mio interesse per lui è vero e lui sembra felice.
«Allora qualche volta ti insegno qualcosa oppure vieni a vedermi allo stadio.»
«Va bene, con piacere.»
«E Sandra? Che dice che stasera siamo qui?»
«Sandra mi ha rotto il cazzo, scusa il termine.»
«Oddio e perché?» ride divertito e mi sento sempre più a mio agio con lui.
«Le stai simpatico anche per la questione del casco e il resto. Voleva che uscissimo insieme già da subito ma io ho bisogno dei miei tempi, non è facile per me» dico e so di avergli aperto la strada per domande più profonde ma sono pronta a rispondere.
«Hai avuto brutte esperienze?» inclina leggermente la testa e si fa serio fissandomi negli occhi.
«Io... ho avuto un'adolescenza abbastanza movimentata e i ragazzi nella mia vita andavano e venivano» abbasso lo sguardo e continuo il mio discorso. «Niente di grave eh, voglio chiarire. Però con gli uomini non ho mai avuto grandi rapporti di fiducia, ecco. Partendo da mio padre...»
«Capisco e mi dispiace. Ma ora è diverso, no? Ti giuro che l'ultima cosa che voglio è farti del male.»
È così sincero e ha gli occhi così limpidi che quasi mi commuovo quando me lo dice.
«Gio se ti ho detto di sì e sono qui con te  è perché ti reputo degno di fiducia, o almeno così sembra. Se fossi stato uno poco serio o cose del genere non avrei perso il mio tempo» chiarisco la situazione e lui sembra capire.
«Mi fa piacere sentirtelo dire. Ma senti tu hai fame? Perché io sì e se ti va possiamo rimanere anche a cena qui, fanno la carne ai ferri davvero benissimo. Ti va o devi andare via?» 

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora