15.

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L'atmosfera allo stadio è pazzesca. Il Napoli ha giocato e vinto contro la Roma e il Maradona era letteralmente una bolgia. Oramai sono una tifosa doc e mi sto davvero appassionando a questo sport. O forse, l'unica mia vera passione, è Giovanni. Giovanni che ora mi raggiunge e mi stringe forte al suo corpo che tanto adoro, Giovanni che mi prende il viso e mi bacia davanti a tutti fregandosene di ciò che potrà dire la gente che ci vede. E se prima anche io mi facevo qualche problema, ora non mi interessa minimamente. Voglio vivermi la nostra storia al cento per cento ed è per questo che non lo fermo quando inizia a baciarmi appassionatamente quando siamo nella sua auto. Mi bacia e capisco subito che non ha intenzione di fermarsi a quello. La sua auto ha i vetri oscurati e nessuno può vederci, per questo gli salgo sopra e mi intrufolo con le mani nei suoi boxer. Inizio a toccarlo e lui ansima sempre di più. Dura poco perché capovolge tutto e mi penetra quasi subito. Lo facciamo lì, nel parcheggio dello stadio con le persone che ancora passano per prendere le loro automobili e poi quando siamo entrambi soddisfatti ce ne andiamo a casa sua. Ceniamo con della carne e dell'insalata che aveva già in frigo e poi ce ne stiamo sul divano a guardarci un film. Quando finisce ci trasferiamo in camera da letto dove rifacciamo l'amore per poi addormentarci.

«Devi proprio andare?» mi domanda la mattina dopo quando lo sveglio con la colazione a letto.
«Sì, devo vedermi con Sandra, lo sai. Se vuoi mi faccio venire a prendere da lei qua» mi dispiace farlo scomodare per accompagnarmi a casa ma appena sente le mie parole salta giù dal letto e fa colazione.
«Non esiste, ti accompagno io.»
Nel giro di dieci minuti è pronto e saliamo nella sua auto in direzione rione Traiano. Arriviamo sotto casa mia e ci salutiamo.
«Ci vediamo stasera?»
«Vengo da te dopo lavoro?»
«Sì. Ti faccio trovare una bella cenetta pronta. A dopo e buon lavoro» si sporge verso di me e mi dà un bacio leggero.
«Grazie, a stasera» scendo dall'auto e salgo a casa mia. Vado a farmi una doccia e poi mangio una merendina perché ho un leggero languorino. Proprio mentre sto per andarmi a vestire qualcuno bussa alla porta e vado a vedere chi è.
Tutto mi aspettavo meno che lui.

«Che vuoi tu da casa mia?» vederlo mi mette subito agitazione, soprattutto dopo quello che è successo l'ultima volta che ci siamo visti. Mi maledico ogni giorno per essere stata con lui. È solo colpa mia se ora crede di avere un qualche tipo di potere su di me.
«Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto» dice con un sorrisetto in viso che me lo rende ancora più antipatico.
«Che vuoi? Non è ancora fine mese, la settimana prossima ti faccio il bonifico» non era mai venuto a casa mia a chiedermi soldi, questa confidenza non gliel'ho mai data.
«Sono venuto a prendermi l'anticipo.»
«Non ti do proprio niente, Antò. Non succederà più quello che è successo l'altra volta» glielo chiarisco perché se crede che ogni volta che vuole viene qua da me e mi scopa, si sta sbagliando di grosso.
«E perché no? Avevamo un patto o mi sbaglio?»
«Nessun patto. Non ero in me quando sono stata da te l'altra volta, non succederà più.»
«Non eri in te? Hai scelto tu di venire da me e a me sembrava che ti piacesse. Non eri in te quando urlavi di non fermarmi?»
«No. E vedi di finirla» gli do una spinta perché si sta avvicinando troppo a me ma si innervosisce sempre di più.
«Nennè tu non stai nella posizione di farmi delle richieste, hai capito? Mi devi dare più di 160mila euro e fai pure la preziosa? Portami in camera da letto, muoviti.»
«T'agg ritt e no. Ti darò tutti i soldi che devi avere ma a me non mi avrai più. Mi hai capita? Mai più.»
Sentendo queste mie parole fa un sorriso stizzito e poi si accende una sigaretta.
«E chi te li dà tutti quei soldi a te? Il tuo nuovo fidanzato ricco e famoso, mh? Gli hai raccontato tutti i tuoi guai e mo ti dà i soldi?»

Quando lo nomina, non ci vedo più.

«Non devi parlare di lui, hai capito? Questa è una questione tra me e te Antò, tienilo fuori.»
«Io lui lo tengo fuori ma tu entro agosto mi devi dare 164mila euro. Stiamo a dicembre quindi vuol dire che mi devi dare ventimila euro al mese. E me li devi dare o per te si mette male guagliuncè, ti avviso.»
«Vavatten da casa mia Antò, ti darò tutto ma qua non devi venire più.»
«Se vuoi risparmiare qualcosa, sai come devi fare. Me ne vado che ho da fare, statti bene e salutami il tuo ragazzo» volta le spalle e se ne va mentre io sbatto la porta tornando dentro.

Ventimila euro al mese? E come li trovo? Dove li prendo? Non li potrò mai avere ventimila euro al mese. È impossibile.
Un attacco d'ansia mi prende e mi sembra di non riuscire più a respirare. Corro verso la doccia e apro il getto d'acqua gelato buttandomi sotto. Solo così riesco a riprendermi un po'. Come faccio? Dove li trovo tutti quei soldi?

Ci penso ancora mentre sono con Sandra che mi parla dei suoi esami e mi fa mille domande su Giovanni. L'ha conosciuto qualche giorno fa e non fa che ripetermi quanto sia perfetto per me. Giovanni, già. L'unico che potrebbe aiutarmi in questa situazione ma anche l'unico che non voglio mettere in mezzo.
Devo farcela da sola, costi quel che costi.

Vado a lavoro un'ora prima per fare qualche extra e poi la sera vado a cena da Giovanni che mi fa trovare gli spaghetti ai frutti di mare con gamberoni per secondo. Lo guardo mentre cucina per me, mentre si fa in dieci per me e mentre fa di tutto per rendermi felice e mi sento male. Mi sento male perché vorrei poterlo vivere senza freni, senza segreti ma so che al momento non è possibile. Siamo a letto quando mi chiede se ho qualcosa che non va e io gli dico di no, che sono solo stanca.

«So che vuoi saperlo ma che non me lo chiedi per non turbarmi ma se vuoi sono pronta a raccontarti qualcosa di me» gli dico mentre fa zapping alla tv non trovando nulla di buono da guardare.
Mi fissa e poi si tira su sedendosi e voltandosi verso di me.
«Se te la senti io ti ascolto volentieri.»
Prendo un respiro profondo e inizio a parlare.
«Avevo quindici anni quando sono scappata via di casa perché l'aria a casa mia era irrespirabile. I miei sono alcolizzati da sempre e mio padre è sempre stato un tipo violento...» mi fermo un attimo e vedo la sua espressione cambiare. Mi guarda con aria triste ed è una cosa che odio. «Me ne sono andata da mia nonna e sono stata con lei fino a che tre anni fa lei non è morta.»
«Mi dispiace, non immaginavo tutto questo» mi stringe le mani per farmi coraggio e io lo apprezzo tanto.
«Per fortuna è passato, ora sto bene. In quegli anni però non me la sono passata un granché anzi, ho fatto tanti guai, frequentato persone sbagliate e ho preso delle strade davvero pericolose» lo guardo negli occhi e ora lo vedo confuso.
«Che strade?»
«Cattive compagnie, droghe, risse... diciamo che ho avuto un'adolescenza movimentata» dico ora in evidente imbarazzo.
«Ora ne sei uscita, giusto?»
«Altrimenti non sarei qui con te, Giovanni. Volevo dirtelo io prima che te lo dicesse qualcun altro del mio quartiere quando qualche volta vieni lì.»
«Hai fatto bene ma per me non è un problema. Hai avuto una famiglia che non ti ha seguita, sei cresciuta da sola e in un ambiente non sano, ci sta che hai preso una brutta strada. Però sappi che a me non importa cosa hai fatto nel tuo passato, a me piaci così come sei oggi e se per essere come sei, hai dovuto attraversare dei momenti negativi, io non sarò di certo la persona che ti giudica. L'importante è che ora ne sei uscita. E per quanto riguarda il tuo quartiere, quando hai bisogno di un passaggio ti ci porto volentieri ma altrimenti, scusami, ma non è il mio posto preferito di Napoli» conclude e se la prima parte del suo discorso mi ha fatto rabbrividire, la seconda non la capisco. C'è stato a stento due volte nel mio quartiere, perché non gli piace?
«Certo non è Posillipo ma non è malissimo, dai...»
«Non lo so, sarà che forse quando sono venuto la prima volta ho beccato quel tuo amico che mi ha messo abbastanza non a mio agio, non so» alza le spalle e a me tremano le gambe.
«Quale mio amico?»
«Quello che è venuto anche al bar.»

Dio, Dio, Dio.

«Antonio? E che ti ha detto?»
«Ma niente di che, gli avevo solo chiesto di indicarmi dove abitavi e lui ha iniziato ad avvertirmi sul fatto che loro ci tengono alle donne del quartiere e che dovevo trattarti bene e cose così... sembravano delle minacce nemmeno tanto velate.»
«Non lo dar retta a quello, è un cretino e tu non devi di certo dare conto a lui di qualcosa.»
«Lo so ma è stato strano, tutto qua. Ma con lui che rapporti hai avuto?»

Che gli dico? Non posso fare finta di non conoscerlo, sarebbe poco credibile.

«Lui mi passava qualche dose ogni tanto. Non è una brava persona» mi schiarisco la voce e mi alzo dal letto.
«Si vede. Non sai quanto ti apprezzo e quanto sono orgoglioso di te per esserti distaccata da tutto quel mondo pur vivendo ancora lì. Sei fortissima, ti ammiro tanto» mi sorride e poi mi raggiunge baciandomi e restando con la sua fronte attaccata alla mia.

Lo guardo negli occhi e mi sento una falsa. Orgoglioso di me? Se sapesse cosa sono davvero non lo penserebbe. Abbasso lo sguardo e lo abbraccio: è l'unica cosa bella e pulita della mia vita e spero di non doverlo rovinare per starmi vicino.

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora