23.

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Oggi al bar c'è un via vai esagerato, i clienti sono sempre di più e i guadagni sono sempre più alti. Proprio questo mese Davide mi ha anche alzato lo stipendio e ora guadagno quasi duecento euro in più al mese che non fanno mai male.

«Buongiorno» sento la sua voce e smetto di respirare per un attimo. Che vuole ora da qui?
«Antonio, che ci fai qua?»
«Anche a me fa piacere vederti, nennè. Voglio solo un caffè» dice guardandomi negli occhi con aria di sfida.
«Giacomo, fai un caffè qui?» passo la palla al mio collega ma Antonio si intromette.
«Nono, lo voglio da te il caffè, mi piace come lo fai tu, lo sai» dice e Giacomo mi guarda.
«Va tutto bene? Lo conosci?» mi domanda e io annuisco sospirando.
«Sì lo conosco è del mio quartiere. Me la vedo io, grazie lo stesso» lo congedo e lui si allontana. «Che vuoi Antò? Ti sto pagando regolarmente mi pare, o no? Che vuoi da qua?»
«Guagliuncè ma tu stai sempre sul piede di guerra? Io sono qui in pace per prendermi un caffè. Mi stai pagando regolarmente, è vero, non sono venuto a parlare di questo infatti. Se continui così tra poco finisci pure di pagarmi, mi fa piacere per te.»
«Sapessi a me, pochi mesi e sarò libera.»
«Sono passato qua perché in quartiere non ti vediamo più, tutto a posto? Da quando stai col calciatore ti sei dimenticata da dove vieni» dice e gli poggio il caffè sul bancone.
«Non mi sono dimenticata niente ma tu dovresti farti gli affari tuoi, non devo dare conto a te di ciò che faccio nella mia vita.»
«Ti sta aiutando lui coi pagamenti? Dove li stai trovando tutti sti soldi ogni mese?» si fa serio e si inumidisce le labbra per poi portarsi la tazzina alla bocca e sorseggiare il caffè.
«Ti ripeto che non sono affari che ti riguardano e ti ripeto di lasciare lui fuori da tutto questo.»
«Ma figurati, sai quanto me ne fotte di lui? A me basta che mi paghi, la mia era solo curiosità.»
«Fattela passare questa curiosità sulla mia vita perché mi dà fastidio» deve capire che mi deve stare lontano. Annuisce e fa l'ultimo sorso alla tazzina prima di riposarla sul piattino sul bancone.
«Ieri ho visto tua madre, hai visto come sta bell?»
«Sì sta meglio, mi fa piacere.»
«Non viene in quartiere nemmeno per salutare tua madre? Che figlia ingrata sei? È sempre tua madre...»
«Se ti ha mandato lei qua per intenerirmi si sbaglia, se crede che tu hai qualche tipo di ascendente o di potere su di me, si sbaglia. Quando vorrò parlarle la cercherò io, ora scusami ma ho altri clienti da servire» cerco di allontanarmi ma dice qualcosa che mi fa inchiodare.
«Ho visto pure tuo padre e lui invece non cambierà mai. Lo puoi bagnare nel rum quante volte vuoi, nu strunz non può addivintà babà. Quando si nasce in un modo, o in un posto, non si può cambiare cosa si è. O no Federì?»

So che si sta riferendo anche a me ma io non mi lascerò ferire dalle sue parole. Di ciò che dice lui a me non me ne fotte un cazzo.

«Lui non lo vedo da anni e non mi interessa la tua opinione. Ciao Antò e lasciami in pace» gli giro le spalle e me ne vado sul retro per fare cinque minuti di pausa.

Aspetto solo il momento in cui questo energumeno non farà più parte della mia vita. È l'unica cosa che ora desidero nella mia vita, l'unica. E menomale che mi mancano quattro mesi e poi finalmente me lo tolgo davanti perché davvero non ne posso più.

Continuo a lavorare fino alla fine del mio turno e quando torno a casa trovo il pranzo pronto a tavola. Giovanni è anche un cuoco provetto, non gli manca niente.
Ci sediamo e mangiamo, poi lui inizia a parlarmi di una cosa che so gli sta molto a cuore.

«Per te sarebbe un problema se venisse mio fratello con la bambina qua per qualche giorno? Sta avendo problemi con la moglie e ha bisogno di qualche giorno di distacco dai litigi» mi dice e io ancora una volta mi meraviglio della considerazione che ha di me. Parliamoci chiaro, questa è casa sua e potrebbe invitare chi vuole quando vuole, soprattutto se si tratta di suo fratello. E invece è qui a chiedere il mio consenso.

«È casa tua Giovanni, puoi fare quello che vuoi.»
«È casa nostra e ci viviamo insieme qua. Se ti dà fastidio averlo in giro per casa o la bambina...»
«Ma no, che dici? Fallo venire tranquillamente, mi fa piacere» dico.
«Sicura? Non voglio che ti senti a disagio» mi prende una mano e mi guarda con quei suoi occhi per cui ucciderei.
«Giovanni, fallo venire, senza problemi. Mi fa piacere stare con lui e la bambina.»
«Se sei sicura allora gli dico che può venire anche domani così viene allo stadio dopodomani con te.»
«Sì vai tranquillo.»

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora