7.

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«Quindi hai deciso, non vuoi più vederlo?»
Sandra me lo sussurra mentre le appoggio la tazzina di caffè sul bancone.
«Sì.»
«Sei stupida.»
«Non è che se mi insulti cambio idea eh... ormai ho deciso e non torno indietro.»
«No certo, la vita è la tua e puoi fare quello che vuoi ma io da amica devo dirti che ti stai comportando da stupida, è un mio dovere. Potevi semplicemente continuare a frequentarlo e poi se le cose tra di voi sarebbero diventate serie, gli avresti raccontato dei tuoi problemi. Magari poteva aiutarti...»
«Io non voglio il suo aiuto e non voglio che sappia che a quindici anni mi facevo di cocaina e per pagare le dosi andavo con gli spacciatori e che quando questo non bastava più ho fatto debiti su debiti. Non mi va che sappia che mio padre e mia madre sono due alcolizzati senza via di recupero, che sono cresciuta praticamente da sola e non mi va che mi guardi con compassione. Non mi va, ti bastano queste spiegazioni?»
«Fede ma io lo so bene quali sono i tuoi pensieri, dico solo che lui meritava una chance. Poi ti ripeto, fai come vuoi. Gliel'hai già detto?»
«Lui merita di trovare una ragazza normale e tranquilla, una come te, questo merita. Non gliel'ho detto ancora ma ora gli scrivo e gli do appuntamento da vicino per parlare.»

Glielo devo, è il minimo per uno come lui.
Prendo il cellulare e apro la nostra chat su whatsapp che ormai da tre giorni è un suo monologo e gli scrivo.

Ciao Giovanni, dobbiamo parlare ma non al bar. Possiamo vederci al belvedere di Posillipo? Così chiariamo la situazione

Ehi Fede, finalmente. Ma posso almeno capire cosa è successo prima di parlarne da vicino?

Non è il caso. Ci vediamo oggi pomeriggio alle tre al belvedere ok?

Va bene
Mi manchi...

Leggo il suo ultimo messaggio e mi maledico per la vita problematica che ho che mi allontana da tutto ciò di bello che posso avere e visualizzo il suo messaggio senza rispondere.

Sandra, che era al bar dove lavoro per una pausa caffè, va via e io torno alle mie ultime ore di turno. Entrano tanti clienti abituali e qualcuno nuovo e servo tutti con la stessa professionalità di sempre. Le ore scorrono e il mio turno finisce. Vado a mangiare qualcosa in una pizzetteria qui vicino e poi vado al belvedere, una sorta di piazzola che affaccia proprio sul mare di Posillipo, e vedo che lui è già lì. Ha un casco in mano ed è appoggiato alla ringhiera guardando verso il mare. Poco distante da lui c'è parcheggiato un T-Max che non sapevo avesse. Torno a guardare lui che come sempre è perfetto in ogni dettaglio e parcheggio a qualche metro dalla piazzola. Lui mi sente arrivare e sorride. Quando lo raggiungo mi abbraccia ma io non ricambio, anzi, resto rigida e lui se ne accorge. Si stacca da me e mi fissa, io abbasso lo sguardo e faccio un passo indietro allontanandomi dal lui. È la cosa più difficile che io abbia mai fatto ma devo farlo, non ho alternative.

«È chiaro che c'è qualcosa che non va. Posso sapere cosa ho sbagliato o no?» mi guarda con quei suoi occhi limpidi e sinceri e devo trattenermi dal saltargli addosso e stringerlo in un abbraccio.
«Giovanni tu non hai sbagliato niente, anzi, tu sei perfetto...» cerco di giustificarmi dicendo la verità ma lui mi ferma subito.
«Mh, non mi dire» si ferma a sua volta e fa un sorriso ironico «il problema sei tu, giusto?» conclude e io annuisco.
«Sì e lo dico seriamente. Te l'ho detto dal primo momento che era meglio evitare tra noi due o no?»
«Sì me l'avevi detto ma a me non importa, io voglio frequentarti ancora.»

È irrequieto, si agita, gesticola e mi mette ancora più ansia di quella che già ho.

«E io no, non voglio. Siamo troppo diversi e io non voglio trascinarti nei miei problemi, non lo meriti.»
«Ma quali problemi? C'entra quel tizio che è venuto al bar l'altro giorno?»
Sapevo che lo avrebbe messo in mezzo e non posso far altro che negare.
«Gio quello è solo un cretino del mio quartiere, un buono a nulla. Però forse è lì che ho capito che io e te siamo incompatibili, siamo troppo diversi, veniamo da due mondi che non si si incontreranno mai e viviamo due vite troppo differenti. Io sono cresciuta tra gente come quello lì, tu sei di un altro livello. Non abbiamo nulla in comune.»
«Tu dici? A me non sembra. Sono tre settimane che parliamo per ore ed ore, tutti i giorni. Siamo usciti insieme e io ho visto come mi guardavi e come mi parlavi, ho visto la voglia che avevi di stare con me e ho visto come hai partecipato quando ti ho baciata. Tu mi vuoi almeno quanto ti voglio io. Non siamo poi così diversi.»

I suoi occhi si sono incupiti e mi guarda con aria seria. Ha detto tutte cose vere e giuste ma deve capire che non basta. Sarebbe bello ma non basta solo questo, purtroppo.

«Non basta solo questo, Giovanni, come devo fartelo capire? Io ho troppi casini e non voglio farne altri, devi stare fuori dalla mia vita. Tu hai una vita perfetta, sei ricco, sei bellissimo, sei famoso e io... io non sono niente, solo un grandissimo disastro.»
«Quante volte devo ripeterti che non mi interessa da dove vieni, che lavoro fai e quanti soldi hai in banca? Non me ne frega un cazzo, Fede. Io voglio solo stare con te, è l'unica cosa che mi interessa.»
«Non posso, devi accettarlo.»

Ripeto e stavolta lo vedo che perde la pazienza. Allarga le braccia e se le fa cadere lungo i fianchi,  poi si passa le mani sul viso e sospira. 

«Sai cosa mi fa incazzare? Che mi stai allontanando per una cosa che non vuoi nemmeno spiegarmi bene e che non sai se succederà mai. Non mi stai allontanando perché non ti piaccio o perché non mi vuoi. Questa cosa mi fa incazzare come una bestia.»
«Mi dispiace e ti chiedo scusa se ho iniziato una cosa che non dovevo permettere che iniziasse e mi fermo ora prima di andare ancora più oltre.»
Non so più che dire, vorrei solo che voltasse le spalle e se ne andasse.
«Invece penso che vuoi fermarti ora perché la cosa stava diventando troppo seria e avresti dovuto confidarti con me, cosa che non ti va di fare. Ammettilo.»
«Lo ammetto e te lo ripeto: tu nei miei guai non c'entri nulla. Giovanni...» mi fermo e faccio un respiro profondo per cercare di trovare la calma che ormai mi ha abbandonata da giorni. «Tu sei un ragazzo d'oro, sei perfetto e ti meriti più che una barista incasinata. Quando lo capirai starai meglio, ne sono sicura.»
«Mi hai rotto il cazzo con questa storia e se permetti so scegliermi da solo le persone da frequentare e voglio frequentare te.»
«Non è possibile, mi dispiace. Spero di continuare a vederti al bar che non c'entra nulla con la nostra rottura e soprattutto spero di avere un rapporto civile con te.»
Spero di chiuderla qui e a quanto pare lui sembra d'accordo.
«Questo sicuramente. Sono arrabbiato e non capirò mai la tua decisione ma questo non avrà ripercussioni col tuo lavoro o con le mie abitudini.»
«Perfetto allora, ci vediamo al bar?»
«Stai davvero rompendo con me per... nulla?»
«Per me non è nulla ma se la vuoi vedere così, sì.»
«Se è questo che vuoi, va bene. Ciao.»
«Sì, è meglio così. Ciao.»

Non aggiunge altro, volta le spalle, raggiunge il suo T-Max, infila il casco e se ne va senza guardare mai indietro.
Io resto immobile qui, in un posto dove di solito le coppie ci vanno per baciarsi e passare dei momenti romantici insieme, da sola. È questo che mi merito e devo tornare alla mia vita di sempre. Giovanni è stata una parentesi che non poteva durare e devo farmene una ragione.

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora