9.

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«Ma che ci vai a fare a casa sua? Lo sai che devi stargli il più lontano possibile che è uno imprevedibile» racconto a Sandra di quando qualche giorno fa sono stata da Antonio.
«È sul nu scem, Sà. Mi ha proposto di scopare con lui per abbassare il debito ma l'ho mandato a fanculo. Piuttosto torno a drogarmi guarda...»
«Non lo stuzzicare troppo che poi non sai come può reagire.»
«Non mi interessa. Avrà i suoi soldi ma deve lasciarmi in pace sul resto. Senti ma stasera dopo il turno al bar ce ne usciamo un po'?»
«Sì dai ho voglia di un bel localino soft. Terrazza Flegrea?»
«Benissimo. Ora scendo che altrimenti Davide mi rompe se faccio tardi. A dopo buona giornata» le lascio un bacio sulla guancia e me ne scendo da casa sua. 
Salgo sul mio motorino e guido fino al bar dove trovo Davide già dietro al bancone. Lo saluto e vado a mettere la divisa. Inizio il mio turno e sembra andare tutto bene e in tranquillità fino a che non arriva Riccardo. Si siede al bancone e mi fa un occhiolino per poi iniziare a parlare.

«Perché non vuoi uscire con me?» dice e una puzza di birra da discount mi arriva dritta alle narici.
«Riccardo non mi sembra il momento di parlarne, questo. Ci sono dei clienti» cerco di dissuaderlo ma lui insiste.
«Dimmi solo perché non vuoi» ripete.
«Non mi va e ora scusa devo lavorare» provo ad allontanarmi ma lui scatta in piedi e mi blocca un polso tirandomi a lui.
«Dai solo una volta, che ti costa?» guardo lui e poi la sua mano stretta sul mio polso e lui mi lascia.
«Sei ubriaco, è meglio se te ne torni a casa» gli dico a bassa voce perché non voglio metterlo in imbarazzo e lui annuisce e si allontana da me sedendosi al tavolo con altri clienti. 

Mi dispiace vederlo così e non so cosa gli abbia detto il cervello per ridursi in quel modo alle sei del pomeriggio ma lo tengo sott'occhio perché al bar non devono succedere casini. 

Continuo a servire clienti fino a che alle sei e mezza, Giovanni entra nel bar, da solo.

«Ehi, ciao» si siede al bancone e mi sorride.
«Ciao Gio, tutto bene?»
«Sì benissimo. Hai fatto qualcosa ai capelli? Li vedo diversi...» mi guarda inclinando la testa e come sempre non sbaglia. Guarda tutto, osserva tutto, nota tutto.
«Sandra mi ha tagliato un po' la frangia. Si nota assai?»
«Io l'ho notato. Stai bene comunque, mi piace» mi sorride cordiale e io lo ringrazio.
«Grazie. Cosa ti porto?»
«Un bitter rosso, grazie» annuisco alla sua richieste e vedo con la coda dell'occhio che Riccardo sta venendo verso di noi. Si ferma vicino a Giovanni e gli dice qualcosa che non riesco a capire, poi chiama me. Porto il bitter a Giovanni e vedo cosa vuole Riccardo che fortunatamente mi chiede solo una bottiglia d'acqua e poi si allontana.
«Simpatico Ricky...» mi dice il ventidue quando siamo da soli, chiamandolo come l'ho chiamato io l'altro giorno..
«Sì, simpatico, è un bravo ragazzo.»
«Sembra di sì. Per il resto tutto bene?»
«Tutto normale. A te a lavoro?»
«Tutto bene. Ah e volevo scusarmi per Amir, l'altra mattina era un po' su di giri» spiega.
«Ma scusa di cosa? È simpaticissimo, non mi avevi detto di avere  un amico così simpatico. Portalo più spesso che ci facciamo due risate.»
«Non basta Riccardo ora devo essere geloso anche di Amir?» mi dice scherzando ma so che c'è un fondo di verità in ciò che dice.
«Non devi essere geloso proprio di nessuno.»
«Se lo dici tu...» risponde e si gira verso Riccardo che ci sta fissando.

Mi allontano da lui per andare da altri clienti e per qualche minuto, presa dal lavoro, perdo di vista tutti e due i ragazzi. Poi dopo una decina di minuti Riccardo mi chiama al suo tavolo e lo raggiungo. Spero solo che non mi metta in imbarazzo davanti agli altri perché non ho alcuna voglia di fare sceneggiate. 
Lo raggiungo e lui mi accoglie con un sorriso e subito una sua mano si appoggia su un mio braccio. Fa qualche battutina coi suoi amici che ordinano da bere, poi la sua mano scende sempre di più e ad un certo punto lo sento afferrarmi una natica e stringerla. Nessuno si accorge di nulla e io mi pietrifico, mi manca l'aria e non so che fare. Non riesco a muovermi ma una cosa, una sola, riesco a farla. Mi giro verso Giovanni che ha un'espressione delusa e disgustata, palesemente assistito a tutto e mi sento morire. Riccardo sta parlando e mi mette qualcosa in tasca prima di darmi un mezzo schiaffo sul sedere e mandarmi via. Mi giro di scatto e vado via in preda al panico nascondendomi sul retro. Non ho neanche il tempo di riprendermi che mi ritrovo Giovanni di fronte.

Forse è l'unica persona che mi può aiutare in questo momento. Spero che mi abbracci fortissimo e mi dica che non è colpa mia, che non potevo farci nulla e che la mia reazione è da capire.

«Ma che cazzo hai fatto?»

È la prima cosa che mi dice e capisco che non andrà come avevo immaginato. 

«Ma che vuoi pure tu da me, eh? Cosa volete tutti da me?»
«Cosa voglio? Ma ti rendi conto di cosa hai fatto? Di come ti sei fatta trattare?» lo dice con tutta la rabbia che ha in corpo e giuro che mi sento di svenire. Perché nessuno mi capisce?

«Lasciami da sola.»
«Non ti fai sfiorare da me e da quello ti fai toccare il culo per...» mi mette una mano nella tasca del grembiule e tira fuori i dieci euro «... per dieci euro? Dieci euro Federica?»

Mi sento umiliata, il mondo mi crolla sotto ai piedi e vorrei sparire per sempre.

«Vattene via.»
«Non me ne vado finché non mi dici se è questo che vuoi. Vuoi le mance per farti toccare il culo? È questo che avrei dovuto fare con te?» 

Come può anche solo minimamente pensare una cosa del genere? Di me in tutte queste settimane non ha capito assolutamente nulla e questa è la cosa che mi fa più male.

«Ti ho detto di andartene e non tornare più, mi hai capito?»
«Certo che me ne vado, mi fai schifo. Vergognati, come donna vali meno di zero» sputa maligno e trattengo le lacrime per poi scoppiare a piangere non appena lui sparisce fuori dal bar. 
Piango e mi maledico per non aver reagito con Riccardo e per non aver spiegato come sono andate le cose a Giovanni.
Giovanni, proprio lui, l'unico uomo di cui mi sia mai fidata in vita mia, mi ha detto le cose peggiori che un uomo mi abbia mai detto. Non riesco a crederci, è esattamente come tutti gli altri.

L'unico che può aiutarmi ora è Davide. Vado nel suo ufficio ancora in lacrime e gli chiedo di cacciare Riccardo perché mi sono sentita violata da ciò che mi ha fatto e lui lo fa subito senza esitare un attimo. Poi torna da me e mi abbraccia forte. 

Solo di questo avevo bisogno, di rassicurazioni, di non sentirmi sempre quella sbagliata. Volevo sentirmelo dire da un altro uomo, dall'unico di cui mi importa davvero ma a quanto pare mi sbagliavo su di lui come su tutte le altre cose della mia vita.
Forse sono davvero sbagliata. Forse è la mia natura e credo di non poterla cambiare, né in questa vita né in una prossima.

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora