«Mamma, che ci fa lui qui? Perché l'hai portato sul mio posto di lavoro?» sto iniziando a sudare e ad agitarmi, speravo di non doverlo più vedere nella mi avita e invece mia madre me l'ha portato qui dove lavoro. Perché? E perché è quasi in lacrime e mi dice che è dispiaciuta?
«Non ho avuto alternative, lui è stato l'unico che mi ha aiutato, nessun altro l'ha fatto, solo lui... Con te non ci parlavo e avevi già i tuoi problemi, non sapevo come fare e lui mi ha dato una via di fuga. Mi dispiace...»
«Mamma ma...» non riesco a terminare la frase perché lui si avvicina al bancone e si mette di fronte e me. Il suo ghigno soddisfatto e il suo atteggiamento spavaldo mi fanno presagire che non sta per succedere niente di positivo per me.
«Buongiorno Federica, come state?» i suoi occhi vanno sulla mia pancia appena accennata e mi innervosisco sempre di più. Come fa a sapere cose che sappiamo solo io Giovanni e le persone a noi più vicine? Nemmeno mia madre lo sa, quindi come fa lui a saperlo?
«Che vuoi Antò? Lascia stare mia madre, io e la mia famiglia non ti dobbiamo più niente» dico pregando qualsiasi santo o dio esista per far si che sia questa la verità.
«Ma come?» fa un'espressione confusa e guarda mia mamma. «Lei non lo sa?» le chiede e lei fa di no con la testa.No, ti prego, no. Non di nuovo, non adesso.
«Cosa non so?» la guardo e i suoi occhi tornano a farsi rossi e lucidi. «Mamma?»
Sto tremando, non ci voglio credere, non è possibile.
«Mi dispiace, non ho avuto alternativa.»
«Cosa?»
«Tua madre mi deve centomila euro e li rivoglio subito. Sono anni che rinvia ma ora non posso più aspettare.»
«Centomila euro?» sono incredula e mi sembra di essere ricaduta nella parte più brutta della mia vita, proprio ora che ero andata avanti e le cose si stavano mettendo nel verso giusto. «Perché mamma? Perché gli hai chiesto dei soldi?»
«Tuo padre non lavora, io mi sto riprendendo da poco, come avremmo dovuto campare? Antonio ci dava un sussidio mensile e ora li rivuole indietro...»
«Sono nove anni che passo mille euro al mese ai tuoi genitori, sono cento otto mila euro, arrotondiamo a cento. Li rivoglio» si bagna le labbra con un movimento veloce della lingua e avvicina il suo viso al mio con fare minaccioso.
«Davide scusa, mi servono dieci minuti» tolgo il grembiule e lo lascio sul bancone. Davide mi dà l'ok ed esco dal bar con i due al mio seguito. Entriamo nell'auto di Antonio e prendo un respiro profondo prima di ricominciare a parlare.
«Il sussidio non lo prendevi dallo stato, tu?» chiedo a mia madre che fa un mezzo sorrisetto e poi annuisce.
«Lo stato ci dava seicento euro al mese, e come campavamo con seicento euro al mese? Antonio ci ha aiutati.»
«Ho fatto quello che avresti dovuto fare tu, mi sono comportato da figlio fino ad oggi. Ora invece torno ad essere l'imprenditore. Mi dovete ridare i soldi.»
«Dovete? Io che c'entro?»Cosa vogliono da me?
«Io i soldi per ridarglieli non ce li ho, devi aiutarmi» mia madre mi prende da un braccio e mi scuote fissandomi negli occhi.
«Cosa? No, io voglio starne fuori. Ora che mi sono ripulita e sto andando avanti nella mia vita tu mi tiri di nuovo nel baratro? Non esiste» mi tocco istintivamente la pancia e Antonio si schiarisce la voce.
«E che figlia sei, Federì? Vuoi che tuo figlio cresca con una madre ingrata che abbandona la mamma?»
«Lascia fuori la mia famiglia da questa storia.»
«E io non sono la tua famiglia?» mia mamma vuole impietosirmi ma se prima mi fidavo di lei all'un per cento ora siamo drasticamente sotto lo zero.
«Non più, non dopo tutto quello che mi hai combinato.»
«Aiutami, ti prego. Te li ridò, piano piano te li ridò.»
«Mamma io sono stanca di dover riparare a tutti i tuoi danni e poi come te li dovrei dare questi soldi? Non li ho, non saprei proprio come fare.»
«No?» dice Antonio e poi continua mia madre.
«Giovanni è milionario, e tu lo sei quanto lui. Siete una famiglia, centomila euro li guadagna in quattro giorni. Aiutami, ti prego.»
«Lui deve starne fuori, è chiaro? Non ha mai saputo nulla dei miei debiti e secondo te lo metto in mezzo per i tuoi? Non se ne parla.»Non posso permettere che succeda, non posso assolutamente.
«Federica, per favore...»
«Mamma no, lui in mezzo non lo metto. Perché non ti trovi un lavoro? Io ti posso aiutare ma non posso fare tutto io.»
«Forse non è chiaro: io i soldi li voglio tutti insieme, entro la fine della settimana prossima. Avete dieci giorni di tempo e quello che farete o a chi lo chiederete non sono affari che mi riguardano, è chiaro?»
«È un problema di mia madre, non mio, tienimi fuori» lo guardo male ma lui non si scalfisce.
«Non è così, invece. Tua mamma non ha nulla, quindi quella su cui posso rivalermi sei tu. Vedi come devi fare.»
«Ma che dici? Non è giusto! Io non ho debiti con te!»
«Vedete come cazzo dovete fare e datemi i miei soldi o sono cazzi vostri! Sono stato chiaro?»La sua voce è spaventosa, non l'avevo mai visto così incazzato.
Né io né mia mamma diciamo niente, così è lui a parlare.«E ora uscite dalla mia auto, avete dieci giorni di tempo. Ah, Fede...» mi guarda e sembra già molto più calmo. «Facciamo novantacinquemila se mi porti quella maglia di Giovanni che avevi addosso in quella foto che ha postato qualche mese fa su Instagram. È la maglia dello scudetto, no?»
«Ci tiene troppo a quella maglia, non lo farei mai ci starebbe troppo male.»
«Io sono sicuro che tiene più a te e a vostro figlio che a quella maglia. Portamela. Dieci giorni di tempo.»
«Sei un figlio di puttana e tu...» punto il dito verso mia madre «tu scordati di avere una figlia perché veramente dopo questa per me sei morta. Mi hai capita? Morta!» urlo e scendo dall'auto andandomene direttamente a casa.E ora cosa faccio?
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Nonostante tutto | Giovanni Di Lorenzo
Hayran Kurgu/Per·do·nà·re/ Non tenere in considerazione il male ricevuto da altri, rinunciando a propositi di vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa, e annullando in sé ogni risentimento verso l'autore dell'offesa o del danno. •Pubblicata il 16...