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«E quando uscirete di nuovo?»
«Non lo so, senza fretta. Ieri ci siamo visti al bar, domani gioca quindi in questi giorni non penso abbia tempo. Tra qualche giorno ci riorganizziamo.»
«Hai voglia di rivederlo o ti è indifferente?»
«Ho molta voglia di stare con lui. Non penso che un ragazzo mi sia mai piaciuto così tanto» sospiro guardando il soffitto mentre sono sdraiata sul letto di Sandra. Lei mi fissa seduta alla sedia della sua scrivania e sorride maliziosa.
«E tu che non volevi neanche uscirci. Io l'ho capito dal primo momento che sarebbe stato perfetto per te.»
«Spero solo di non rovinare tutto come al solito» mi rabbuio perché so di non essere una persona semplice e non voglio che lui ne subisca le conseguenze.
«Andrà tutto bene, tranquilla.»
«Mhmh» mi tiro su e vedo che mi ha scritto diversi messaggi su whatsapp. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e ora ci scriviamo lì.

Cosa fai di bello?

Ehi capi... niente sono da Sandra. Parliamo del più e del meno. Tu?

Ripenso alla tua bocca e al nostro bacio

Ah

Tu non ci pensi mai?

Ogni tanto

Quando ci rivediamo?

Dopo la tua partita di domani ci organizziamo

Risposta errata, ci vediamo tra poco al bar

Se Davide capisce qualcosa ti picchio

Mi metti le mani addosso? Per me è perfetto

Smettila scemooo

Tranquilla faccio il bravo

Mi fido. Io inizio tra un'ora al bar

Io vengo tra un'ora e mezza

Ti aspetto

Salutami Sandra

Ricambia. A dopo <3


«Ha detto che dopo viene al bar, devo darmi una sistemata» corro in bagno e mi ripasso il trucco, poi mi sistemo i capelli e saluto Sandra per poi scendere e avviarmi verso il lavoro. Arrivo con cinque minuti di anticipo e inizio subito. Preparo diversi aperitivi e caffè e come aveva promesso, dopo mezz'ora me lo ritrovo di fronte in tutto il suo splendore.

«Buon pomeriggio» saluta Davide e gli altri al bar e poi regala un sorriso solo a me.
«Buon pomeriggio capitano» dico e lui mi guarda malissimo mentre io trattengo una risata. Si viene a sedere al banco e mi chiede il solito caffè di sempre che gli preparo subito. 
«Oggi c'è poca gente al bar o mi sbaglio?» mi chiede quando glielo porto e io alzo le spalle. Io il mio stipendio lo prendo lo stesso quindi se la gente c'è o no non mi interessa per nulla.
«Meglio così, meno lavoro per me.»
«Davide!» all'improvviso chiama il titolare che lo avvicina subito. Io li guardo curiosa perché Giovanni a volte è pericoloso e voglio proprio capire cosa vuole fare.
«Giovanni, dimmi.»
«Visto che non c'è nessuno e ho sempre voluto imparare, Federica può farmi vedere come si fa il caffè al bar? Se non è un problema, ovviamente» glielo chiede con un sorrisone stampato in faccia a cui Davide non può dire di no.
«E me lo chiedi pure? Per te questo ed altro. Vieni» gli fa segno di raggiungerci dietro al bancone mentre io sono scioccata da quello che sta succedendo.
«Eccomi» mi guarda con quel sorriso da schiaffi e il cuore mi vola nella gabbia toracica.
«Fede lo lascio nelle tue mani che devo chiamare dei fornitori, ci pensi tu?»
«Sì, tranquillo» annuisco e lui se ne va nel suo ufficio. «Sei proprio uno stupido, ma che ti dice il cervello?» guardo malissimo Giovanni che in tutta risposta mi ride in faccia.
«Non posso baciarti ma almeno così ti sto più vicino» dice in un sussurro per poi continuare. «Dai, fammi vedere come si fa» mi dà una gomitata leggera e io inizio a spiegargli come funziona la macchina del caffè da bar. 
«Vedi questa leva? Devi essere sicuro che sia bloccata qui sotto o il caffè non viene bene.»
«Questa?»
«Sì. Dammi la mano, vedi quanto è dura qui? Vuol dire che è bloccata e così deve essere...» gli sto ancora spiegando come funziona la macchina quando qualcuno ci interrompe.
«Buonasera...»

La voce che sento alle mie spalle mi fa irrigidire subito e senza girarmi so già chi è. Mi volto lentamente e il mio incubo diventa realtà. La mia espressione diventa glaciale e inizio a sudare freddo.

«Ciao Antonio. Cosa ti  porto?» lo guardo negli occhi e lui fa lo stesso con me. Spero sia qui da cliente e non per altro.
«Un caffè normale, grazie. Capitano buonasera» lo riconosce e lo saluta con un movimento del mento.
«Ciao. Sei un amico di Fede?»

Fede? Perché mi chiama così davanti agli altri? Così fa capire di avere confidenza con me ed è l'ultima cosa che deve capire Antonio.

«Più o meno. Siamo dello stesso quartiere, eh Federì?»
«Sì, io e Antonio siamo cresciuti praticamente insieme. Ci conosciamo da tanti anni» dico a testa bassa mentre preparo il caffè per poi guardare Giovanni per un attimo che nel frattempo si è appoggiato al bancone.
«Esatto. Ne abbiamo passate tante insieme, ora però è da un bel po' che non ti fai vedere. Vuoi fare la vip?»
«Non dire stronzate Antò. Tieni, il caffè» gli appoggio la tazzina di caffè sul bancone e lo guardo male. Qui non si deve permettere di venire, non si deve azzardare.
«Grazie piccirè.»

Beve e poi mi fissa negli occhi.

«Sei brava a fare il caffè, complimenti. Mo me ne devo andare, ci vediamo in quartiere allora?»
«Sì Antò, buona serata.»
«Ciao capitano» lo saluta e Giovanni ricambia. Appena se ne va Giovanni mi fissa e io capisco che vuole chiedermi qualcosa.
«È il gangster che vuole spararmi nelle gambe?»
«Ma che dici? Non ti avrei mai messo in mezzo ai casini in questo modo Gio» prendo una pezza e la passo sul bancone. Lui fa il giro e si siede di fronte a me.
«Però non lo sopporti, giusto?»
«Lo odio.»
«È uno dei ragazzi che è entrato ed uscito dalla tua vita di cui mi parlavi l'altra sera?»
«No.»
«Quindi non siete stati insieme?»
«Gli sarebbe piaciuto ma no, non cado così in basso. Senti Gio, possiamo non parlare di lui? Tranquillo non è nessuno di importante.»
«Scusa ero solo curioso ma se non è uno pericoloso per te non ne parliamo più» annuisco e lui cambia argomento. 
Resta ancora un po', i clienti iniziano a venire anche se non tanti, e verso le cinque lui va via. 

Quando torno a casa mi sento come un peso sullo stomaco, ho avuto la prova che dovevo avere. Non posso rischiare che Giovanni sappia cosa ero anni fa, non voglio che mi guardi schifato o peggio ancora con compassione. Io non ho bisogno della compassione di nessuno, ne sono uscita con le mie forze  ene sono fiera. Del mio passato, però, non ne parlo con nessuno e tantomeno voglio farlo con lui ora. Mi vergognerei da morire e non voglio. Io e Giovanni non abbiamo futuro e lui non merita che io lo trascini nei miei guai. 
Chiamo Antonio e gli dico di non azzardarsi più a venire dove lavoro e gli faccio un bonifico di tremila euro per farlo stare zitto ancora per un po'.
Devo trovare il modo di liberarmi di lui al più presto o fino a quel momento non potrò fare progetti e vivere la mia vita. E soprattutto devo tenere Giovanni lontano da me, almeno per ora. 
A malincuore non rispondo ai suoi messaggi e spero che capisca che deve lasciarmi stare ma sembra non capirlo. Il giorno dopo mi scrive ancora e io continuo ad ignorarlo.

Fede mi dici che hai?     8:47

Se ho sbagliato qualcosa, ti prego, ti scongiuro, puoi dirmi cosa? Faccio tutto quello che posso per rimediare. Per favore      12:02

Ora devo giocare, tu però rispondimi anche mentre sono in campo se vuoi, ti aspetto   17:21

Per favore Fede. Domani passo al bar e mi spieghi tutto, ok?    21:08


Non rispondo e domani ho il giorno libero al bar quindi non mi troverà. Mi dispiace doverlo trattare così ma almeno ho un paio di giorni di tregua prima di dovergli dire in faccia che non ho più intenzione di frequentarlo. 



***

Ieri super partita dei nostri ragazzi e finalmente Khvicha si è sbloccato dopo 192 giorni💙 mi erano mancati da morire, e a voi?
PS se avete Twitter seguitemi sono @Rrahmanerica 💞



Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora