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Non so più cosa fare. Il mio cellulare continua a squillare e so già chi è, per questo non rispondo. Sandra, la mia amica di sempre, continua a dirmi di stare attenta e di non giocare col fuoco ma io col fuoco ci sono cresciuta e stavolta, come tutte le volte, troverò la via d'uscita.

«Sono duecentomila euro Federica, non duecento euro. Come li troverai?»
«Non lo so, ma un modo troverò. Ci vorrebbe una vincita al lotto o un'improvvisa eredità da qualche zio sconosciuto d'America...» dico per poi sbuffare e passarmi le mani sul viso. Cerco di scherzarci su e di prenderla a ridere ma sono in un mare di guai ed è solo colpa mia.

Avevo sedici anni quando ho iniziato a frequentare persone sbagliate e ad usare sostanze sbagliate, facendo debiti su debiti con persone poco raccomandabili. E ora mi trovo in questa situazione tremenda.

«Oppure dovresti trovare un fidanzato straricco che possa pagare i tuoi debiti» stavolta e lei a parlare per poi ridere.
«Purtroppo siamo nel mondo reale e queste cose a noi non succederanno mai» dico alzandomi dal suo divano e infilandomi la giacca di pelle. Sono col motorino e nonostante sia metà settembre e non faccia freddo io la metto sempre.
«Io te l'ho detto che devi aprirti OnlyFans. Nel giro di un anno avresti tutti i soldi che ti servono.»
«E io ti ho già risposto che non è per me, io e la sensualità con gli sconosciuti siamo due mondi opposti che non si incontreranno mai. Non ci riesco» so che quello che dice è una cosa intelligente e col fisico che mi ritrovo potrei davvero sbancare su quel sito ma non ci riesco proprio, è più forte di me. Io ho da sempre difficoltà coi ragazzi da vicino e che conosco, figuriamoci con sconosciuti online. Non posso azzardare a fare una cosa del genere, devo trovare un altro modo di fare soldi.

«Allora io vado che devo andare a lavoro e sono già in ritardo, ci sentiamo dopo?»
«A che ora finisci?»
«Alle 21.»
«Va bene ci sentiamo dopo, buon lavoro» ci salutiamo con due baci sulle guance e me ne vado. Salgo sul mio Liberty 125 che da più di dieci anni mi accompagna nelle mie scorribande cittadine e parto in direzione del bar dove da poco ho iniziato a lavorare. Faccio la barista da quando sono piccolina e ora che ho quasi ventisei anni posso dire di essere una barista esperta. Ho trovato lavoro in questo bar di Posillipo, un po' lontano dalla mia zona ma in dieci minuti col motorino sono lì. Io sono cresciuta e vivo tutt'ora al rione Traiano, poco distante da Fuorigrotta e tra me e il mio quartiere è sempre stato amore e odio. Nessuno deve toccarmelo e nessuno può parlarne male in mia presenza ma sono consapevole che è stato la causa di tutti i miei problemi. Da quando ho iniziato a frequentare ragazzi sbagliati che mi hanno destabilizzata e fatto intraprendere strade sbagliate, ho iniziato ad odiarlo. Sono riuscita a liberarmi dei mie fantasmi e ad andare avanti ma continuo a vivere lì e a vedere le stesse persone e le stesse scene di sempre. Purtroppo ora non posso andare via ma prima o poi lo farò.
Mi perdo nei miei ragionamenti e il tempo scorre, tra quattro minuti dovrei essere a lavoro così accelero e mi infilo tra le auto in coda. Mi divoro la strada e mi manca l'ultimo incrocio quando un cretino attraversa a piedi spuntando dal nulla e facendomi inchiodare col cuore a mille.

«Ma sei proprio un pezzo di merda!» gli urlo e lui mi guarda male rispondendo.
«Ah io? Mi stavi mettendo sotto e sono sulle strisce pedonali! Mi stavi per ammazzare incosciente!»
«Ma come cazzo parli?» lo prendo in giro per il suo strano accento e poi continuo «vedi di andartene o metto in moto e ti tiro sotto, cretino!»
«E tu metti il casco!»
«Vaffanculo!» gli urlo ancora dietro nonostante lui se ne stia andando, così mi calmo e torno sul mio scooter. Guido ancora per qualche secondo e parcheggio fuori al bar per poi entrare di corsa.
Ho l'affanno e nonostante le mie corse ho comunque fatto tardi per qualche minuto.
«Scusa Davide, un deficiente ha attraversato dal nulla e per poco non lo buttavo sotto per questo ho perso...» non riesco a terminare la frase rivolta al mio titolare che mi ritrovo il ragazzo dell'incidente di fronte, seduto al bancone del bar dove lavoro. «Che ci fai tu qui? Cosa vuoi? Non ti ho toccato non puoi farmi causa» gli urlo contro e lui mi guarda ad occhi spalancati.
«Non sapevo lavorassi qui, non voglio niente da te tranquilla...»
«Quindi è una coincidenza?»
«Federica per favore. Giovanni è un nostro cliente da anni, lascialo bere il suo caffè e vatti a preparare che sei già in ritardo» mi dice Davide guardandomi malissimo e io a quel punto non posso che annuire e sparire sul retro del bar dove ci sono i camerini per metterci la divisa. La metto e torno di là.
Servo i clienti, faccio caffè, stappo Coca-Cola, taglio tranci di pizza e cose varie ma i suoi occhi sono sempre su di me. Cosa vuole? Perché mi fissa?

«Posso avere una coca zero, per favore?» mi dice con quel suo accento strano, di sicuro non è di Napoli.
«Eccola» gliela stappo e gliela appoggio sul bancone.
«Grazie.»
«Di niente, ti pregherei solo di non fissarmi in quel modo inquietante e di lasciarmi stare. Ho già troppi problemi e non mi interessa un bamboccione con l'accento strano e che per di più sta a piedi. Grazie» giro le spalle e me ne vado sul retro a fumarmi una sigaretta. Quando torno al banco, lui non c'è più.
Tiro un sospiro di sollievo perché avere gli occhi di uno sconosciuto addosso è una cosa abbastanza strana che non mi fa sentire a mio agio.
Servo alcuni clienti e poi vedo il titolare venire verso di me.
«Sai chi è quello che hai insultato per tutto il pomeriggio?» Davide mi avvicina e sento la sua bocca sottile ed arida vicinissima al mio orecchio.
«Un cretino morto di fessa in cerca di guai, ecco chi è.»
«È Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli. Trattalo di nuovo male e sei licenziata, mi sono spiegato?»

Un giocatore del Napoli? Il capitano addirittura? Non ci posso credere che ho insultato pesantemente forse l'unico cliente importante del bar.

E se non venisse più per colpa mia? Davide mi ammazza. Anzi prima mi licenzia e poi mi ammazza. Devo rimediare, ma come faccio?

Cazzo, cazzo, cazzo. Sono la peggiore, non faccio che fare guai uno dopo l'altro, sono irrecuperabile.

***
Buonasera ragazzuole!!! Rieccomi 🤗 e anche se la serata non è andata proprio come speravo visto che il Napoli non ha vinto, volevo comunque iniziare a pubblicare questa storia sul nostro Capitano💙 scusate l'orario e fatemi sapere cosa ne pensate! Vi voglio sempre bene🫶🏼

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora