26.

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Sdraiata su questo lettino in questa stanza fredda e asettica mi sta salendo un'ansia enorme.
«Sei tranquilla? Vieni qui dammi la mano» Giovanni allunga una sua mano e ne stringe una mia.
È la prima ecografia che faccio e ho il terrore che qualcosa vada storto.
Il dottore arriva, mette i guanti e inizia a visitarmi. Nello schermo di fronte a noi iniziamo ad intravedere qualcosa e quando il dottore preme un po' di più sulla mia pancia e ci fa segno di fare silenzio capiamo che sta per succedere qualcosa di incredibile per noi. Noi stiamo in silenzio, tratteniamo il respiro e guardiamo lo schermo che poco dopo dà vita alla magia più grande a cui abbiamo mai assistito: iniziamo a sentire il battito del cuoricino di nostro figlio.

Restiamo immobili e con le lacrime agli occhi per qualche secondo, poi ci guardiamo e Giovanni mi lascia un bacio sulla fronte nel modo più dolce che conosca.
«È nostro figlio Fede, nostro figlio...» è ancora incredulo e trattiene le lacrime visibilmente emozionato.
«È nostro figlio Gio, sì» gli sorrido e lui mi stringe più forte la mano.

Non so descrivere questo momento ma credo che sia il momento più bello ed emozionante che io abbia mai vissuto. E avere il privilegio di poterlo condividere con una persona che amo e rispetto come Giovanni, è per me un'immensa gioia.

«Il cuore è forte e sano come avete sentito. E anche il bambino è perfettamente in salute» il ginecologo si stacca da me e si sfila i guanti sorridendoci. «Ora ti prescrivo degli integratori che devi prendere tutti i giorni e ci vediamo il mese prossimo per la prossima visita di controllo.»
«Grazie dottore, quindi di quante settimane sono?»
«Sono cinque settimane, dovresti partorire per metà giugno prossimo» mi scrive la data presunta di parto sul mio fascicolo e poi me lo passa. «Mi raccomando, nei primi tre mesi evita di fare sforzi inutili e riposa se ne hai bisogno. I primi tre mesi sono i più critici» mi dice e io annuisco.

Con Giovanni avevamo già pensato di parlare con Davide per diminuire le ore di lavoro al bar quindi sono d'accordo col dottore.
Parliamo ancora qualche minuto, poi mi lascia tutta la documentazione e ci salutiamo.
Nei giorni seguenti parlo col mio titolare che è assolutamente d'accordo nel concedermi il part time, ora lavorerò solo tre volte a settimana per cinque ore al giorno. E l'ho avvisato che a fine anno non lavorerò più al bar. Amo il mio lavoro ma ora essere una mamma presente è la mia priorità. E poi ormai il mio lavoro online sta andando alla grande e per ora mi basta quello, poi tra un paio di anni se ne riparlerà. Davide non mi ha fatto nessun problema e anche se non gli ho detto che sono incinta, secondo me qualcosa l'ha capito.
Fatto sta che nei giorni e nelle settimane successive non lo diciamo a nessuno, vogliamo far passare le settimane più critiche prima di parlarne con qualcuno. E così facciamo. Il primo a cui lo diciamo, un mese e mezzo dopo, è Diego, il fratello di Giovanni. Lui e Diletta impazziscono di gioia alla notizia e la piccolina non fa altro che accarezzarmi il pancino e mettere l'orecchio sopra come a voler sentire qualcosa.
Purtroppo la loro situazione con la mamma di Diletta non è migliorata e anzi, ora la bambina si rifiuta anche solo di salutare la mamma al telefono. Non vuole né vederla e né sentirla, rifiuta completamente di averla nella sua vita. E per quanto Diego si sforzi di cercare di mettere la mamma in buona luce con la figlia, lei la ripudia totalmente.
A volte i bambini capiscono molto più di quanto possiamo immaginare e questa vicenda ne è la prova certa. E più li guardo più ho il terrore di non essere una buona mamma per mio figlio quando nascerà. Giovanni continua a rincuorarmi e a dirmi che insieme saremo dei buoni genitori, che impareremo strada facendo come crescere nostro figlio, che non devo preoccuparmi ma io continuo ad avere abbastanza ansia. Poi il fatto di aver ricucito il rapporto con mia madre, almeno in parte, mi mette ancora più ansia. Non sa che sono incinta, non me la sento ancora di dirglielo, ma spesso viene a trovarmi al bar e qualche volta è stata anche qui a casa con me. Sembra davvero un'altra persona rispetto a quella che ricordavo io e voglio fidarmi. Però quando la vedo, quando la sento parlare, inevitabilmente la mia testa mi porta a quei giorni terribili della mia infanzia e adolescenza e prego, silenziosamente ma con tutte le forze che ho, di non essere per mio figlio la madre che lei è stata per me.
Per quanto riguarda mio padre, invece, non l'ho più visto. Aver avuto la forza di perdonarlo mi ha liberata da un grande peso ma non riesco a d avere un rapporto con lui, non ci riesco. Mia madre qualche volta me l'ha chiesto di andare da loro, magari a cena o a pranzo, o solo per un caffè ma io non ci riesco. Se lo guardo negli occhi ho ancora dei flashback orrendi e onestamente nello stato in cui sono non voglio avere bad vibes intorno a me.
A sapere della mia gravidanza, quindi, sono solo Diego, Sandra, e gli Zielinski. A loro l'abbiamo detto subito dopo che a Diego perché è anche merito loro se il desiderio di essere genitori è maturato così in fretta dentro di noi. Laura è stata contentissima e spera che sia una bimba per una futura coppia con Maksy. A proposito del sesso, non abbiamo una preferenza. Giovanni dice sempre che come primo figlio gli va bene tutto e che sarebbe felice in entrambi i casi. Io forse ho una preferenza leggera per un maschietto ma anche se fosse femmina sarei contenta.
La visita per sapere del sesso l'abbiamo il mese prossimo e per ora possiamo solo fare ipotesi o spiegare le nostre preferenze.

Giovanni è ancora più presente e dolce con me, mi dice in continuazione che sono la donna della sua vita, che mi ama alla follia e che non vede l'ora di diventare genitore con me. La sera, quando non è via per lavoro, passiamo le ore a letto ad immaginarci il viso del nostro bambino, ad immaginare i suoi occhi, il suo naso, i suoi capelli. Litighiamo perché entrambi vorremmo che assomigliasse a noi stessi ma poi alla fine scoppiamo in una risata e ci abbracciamo più forte che possiamo. Non pensavo ma la gravidanza ci sta unendo ancora di più, ancora più di quanto lo fossimo prima. Stiamo proprio bene e ogni giorno è meglio di quello prima.

Al bar va tutto bene e alla fine ho detto a Davide di essere in attesa e lui mi ha confermato che l'aveva capito. Mi propone di non andare più e mettermi in malattia ma io non mi sento per nulla malata, sto bene e finché riesco voglio lavorare. È un giorno di lavoro come tanti altri quando però, succede qualcosa che so che cambierà tutto. E non so perché ma quando la vedo entrare a testa bassa nel bar capisco che qualcosa non va.
«Mamma, va tutto bene?» le chiedo ma lei non risponde e resta con gli occhi che fissano il pavimento. «Mamma?» la scuoto leggermente da una spalla e solo allora alza la testa guardandomi negli occhi.
«Mi dispiace, figlia mia, mi dispiace» dice solo e quando alle sue spalle vedo entrare lui, capisco che la mia vita sta per diventare di nuovo un incubo.

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora