8.

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È una settimana che Giovanni non si fa vivo al bar e da questo deduco che le sue parole sul non abbandonare le sue abitudini da cliente fisso erano solo bugie. E forse lo capisco, magari è ancora arrabbiato e non vuole vedermi. Forse è meglio anche per me, meno lo vedo e meglio è. 
«Ciao Fede, buongiorno. Mi fai un caffè schiumato?» Riccardo è uno dei clienti abituali del bar e oggi come tutti i giorni prende il solito.
«Arriva subito» rispondo e lui mi sorride per poi parlare con Davide. Quando gli porto il caffè mi fa un altro sorriso e scivola con i gomiti sul bancone avvicinandosi a me.
Riccardo è un bel ragazzo, alto moro e con le spalle larghe. Ha un sorriso coinvolgente e non è la prima volta che prova un approccio con me.
«Quando finisci il turno ci andiamo a prendere una graffa da Ciro a Mergellina? Che dici?»
«Riccardo ti ringrazio ma non posso proprio oggi.»
«Domani?»
«Meglio di no.»
«Nessun giorno?»
«Nessun giorno.»
«Capito. Va bene ci ho provato, se cambi idea avvisami. Grazie del caffè» sorride ancora e torna a chiacchierare con gli altri clienti e con Davide. 

Questo non è proprio il momento per me di intraprendere nuove relazioni. Ho in testa solo Giovanni e poi voglio stare tranquilla.

Proseguo il mio turno e alle nove me ne torno a casa.
«Fede!» mi giro poco prima di arrivare alla mia scala e mi ritrovo Corrado, un ragazzo del quartiere con cui sono cresciuta, di fronte.
«Ue Corrà, tutto apposto?»
«Sisi tutto bene. Ti cercava Antonio prima...»
«Antonio mi ha rotto il cazzo, diglielo.»
«Nono io non glielo dico, lo sai come è quello. Diglielo tu.»
«Si ora vado da lui vedo che vuole. Grazie dell'imbasciata.» 
Sbuffo e torno indietro, invece di entrare nella scala di casa mia vado tre scale oltre dove abita Antonio. Nella stessa scala ci sono cresciuta visto che c'è anche la casa dove ancora ci vivono i miei genitori.
Salgo al suo piano e busso alla sua porta. Mi apre proprio lui: sguardo torvo ma soddisfatto, sigaretta tra le labbra e collana d'oro con crocifisso che gli spadroneggia in petto.

«Che onore... da quanti anni mancavi da casa mia?»
«Antò, che cazzo vuoi che mi mandi a chiamare?» entro dentro casa sua e incrocio le braccia sotto al seno guardandolo male.
«Stai calma piccerè» dice e mi fa innervosire ancora di più.
«Non mi chiamare così e dimmi cosa vuoi.»
«Stavolta voglio farti una proposta, una proposta di pace.»
«So già che sarà una stronzata ma dimmi.»
«Quando fai l'antipatica sei ancora chiù bella» sorride viscido con quella sigaretta che gli pende dalle labbra e per poco non mi viene da vomitare quando con una mano mi sfiora il viso.
«Antò che vuò?» mi scanso e lui si schiarisce la voce.
«Mi sei sempre piaciuta tu, lo sai o no?» si ferma e spegne la sigaretta in una ceneriera su un tavolino in corridoio per poi continuare. «Ti propongo una cosa, una cosa che non ho mai proposto a nessun mio debitore ma a te lo propongo perché tu sei una con le palle e mi piaci.»
«E dici.»
«Stai con me. Fatti spogliare, fatti toccare, fatti prendere. Ogni volta che lo fai, ti scalo di duemila euro il debito. Tre volte a settimana sono seimila euro, sei mila euro per quattro settimane del mese sono ventiquattro mila euro. In meno di un anno il tuo debito sarà estinto» dice serio, guardandomi negli occhi.
«Nemmeno morta» se solo ci penso mi sento uno schifo, non potrei mai farlo.
«Pensaci.»
«Mi fai schifo Antò. Non ci sono mai stata con te e mai ci starò, piuttosto mi faccio uccidere.»
«Non dire queste brutte cose, non le pensare nemmeno. Qua nessuno vuole il male di nessuno. 173mila euro non sono spiccioli, nennè.»
«Sono 168mila, Antò. Io non mi faccio più e ora i conti li so portare. Non so come io sia arrivata ad avere duecentomila euro di debiti con te perché non ero in me ma so bene quanti soldi ti ho dato fino ad oggi.»
«Non eri in te però lo sai, sì, che la davi a tutti per pagare le dosi? E ora che ti sto offrendo una via d'uscita, fai la difficile?» si avvicina di nuovo a me ma lo spingo via.
«Non ero in me e voi ne approfittavate, i tuoi uomini in primis, si scopavano una che nemmeno era sveglia.»
«Io non ti ho mai toccata, lo sai. Io ti voglio sveglia, devi guardarmi negli occhi e chiedermi di non smettere mai» ha lo sguardo eccitato e si lecca le labbra quando lo dice. Mi sento malissimo.
«Te lo sogni.»
«Allora entro agosto voglio i 168mila euro, sappilo. Ora siamo a fine ottobre e il tempo scorre. Chiedili al tuo nuovo amico ricco che li guadagna in una settimana...»

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora