24.

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Diego e Diletta sono andati via da Napoli diverse settimane fa ma la conversazione che ho avuto con mio cognato mi è rimasta in testa. Le sue parole e le mie mi rimbombano nella mente e ci ripenso anche nei momenti meno opportuni. Come ora, per esempio.
Giovanni è su di me e mi sta baciando il collo mentre le sue mani scivolano sotto la mia canotta quando lo fermo come se mi avesse appena morso uno scorpione velenoso.

«Aspetta Gio, aspetta...» mi tiro indietro e lui si blocca guardandomi ad occhi spalancati.
«Ti ho fatta male? Dove?» si stacca dal mio corpo e rotola accanto a me alzando le mani in segno di innocenza.
«No, non è questo è che devo parlarti di una cosa.»
«Mi hai spaventato a morte Fede, Dio mio. Devi parlarmene proprio ora?» mi sfiora un seno con due dita ma io annuisco decisa. Devo farlo ora.
«Sì.»
«Okay, allora dimmi» sospira cercando di raffreddare il calore che ha dentro e poi aspetta che io parli.
«È già un po' di tempo che ho smesso di prendere la pillola» ammetto e lui alza le sopracciglia e apre un paio di volte la bocca come a voler dire qualcosa che però non dice. Non se lo aspettava ed è come se gli mancasse l'aria per dare voce ai suoi pensieri.
«Da..» si ferma, butta un po' d'aria fuori dalla bocca e poi continua «da quando?»
«Un po'. Non te l'ho detto subito perché non volevo metterci ansia, ecco. Ho sbagliato?»
«Se tu ne sei convinta, hai fatto benissimo. Solo che ora, oddio...» si passa le mani sul viso e si alza dal letto iniziando a camminare su e giù per la stanza.

Perché fa così? Che gli prende?

«Potresti anche già essere incinta, no? La settimana scorsa l'abbiamo fatto tre volte e tutte e tre volte ti sono venuto dentro. E anche la settimana prima e anche quella prima ancora. Quando ti è venuto l'ultimo ciclo? Come funziona? E se non riuscissimo a diventare genitori? Dio mio, non ci voglio nemmeno pensare...» si mette le mani nei capelli e scuote la testa. Io scendo dal letto e lo raggiungo.
«Per questo non volevo dirtelo, Gio. Dobbiamo essere calmi, ci possono volere anche mesi. Noi dobbiamo amarci come sempre, non deve cambiare nulla.»
«Sì, lo so. Ok, hai ragione» si lascia cadere sul letto e sbuffa, poi si gira verso di me che mi sono seduta sul letto e mi raggiunge abbracciandomi. «Non ci credo che stiamo davvero per diventare genitori. Tu ne sei sicura? Non voglio che ci siano ripensamenti e ci vada di sotto il bambino, è una brutta situazione che non vorrei dovergli far vivere...» me lo dice con gli occhi quasi lucidi e la voce bassa e rauca. So che si sta riferendo a quello che sta passando il fratello e ha ragione.
«Sono sicurissima, voglio essere per nostro figlio ciò che mia madre non è mai stata per me» ammetto finalmente per la prima volta ad alta voce.
«Lo sarai, ne sono sicuro» appoggia la sua fronte alla mia e sento tutto l'amore che prova per me come se fosse un'entità tangibile.
«Prima però devo sistemare le cose con lei e con mio padre. Devo parlare con loro e affrontarli una volta per tutte.»
«Ora?» guarda l'ora sul suo iPhone che segna le 23:12 e io scuoto la testa.
«No, domani mattina. Tu puoi accompagnarmi?»
«Certo, sarò con te ovunque vorrai andare.»
«Così prima di partire mi tolgo questo peso dallo stomaco e riesco ad essere più rilassata» gli dico e lui annuisce per poi baciarmi la bocca.

Sabato sera, dopo la sua ultima partita di campionato, partiremo. Sarà il nostro primo vero viaggio insieme e andremo alle Maldive. Faremo una settimana da soli e poi la seconda in compagnia di Diego e Diletta. Giovanni ha dovuto quasi costringerlo ad accettare perché suo fratello si credeva un peso per noi nella nostra prima vacanza insieme ma a me onestamente non dà alcun fastidio, anzi, mi fa piacere passare del tempo con loro tanto che ho proposto io a Giovanni di portarli con noi.

Ora però, prima di pensare alle vacanze, la cosa che mi preme di più è parlare con mia madre. La mattina dopo mi alzo alle otto, faccio la doccia e lo stesso fa Giovanni, poi facciamo colazione e verso le nove scendiamo. Prendiamo il TMax di Giovanni e in dieci minuti siamo al mio rione. Parcheggia sotto la palazzina dove abitano i miei e scendiamo. Busso al citofono e mia madre risponde quasi subito.

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora