20.

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Finalmente sono tornata alla mia solita vita lavorando al bar. Non sto facendo più straordinari ma le mie sette ore al giorno non me le toglie nessuno. Sto continuando a lavorare sui social e ormai anche case cosmetiche abbastanza grandi mi chiedono sponsorizzazioni facendomi guadagnare abbastanza bene ogni mese. Questo mese, per esempio, non credo di avere problemi nel pagare Antonio e questo mi fa stare più tranquilla.
A casa con Giovanni va tutto alla perfezione e iniziare la convivenza con lui è stata una delle scelte migliori della mia vita. Ci penso mentre sono sdraiata sul nostro letto matrimoniale e guardo il soffitto godendomi il silenzio e il relax di una mattinata di riposo. Giovanni è agli allenamenti e non lo rivedrò prima di pranzo. Mentre penso a cosa prepararmi per colazione suona il citofono e corro a vedere chi è.

«Sì?»
«Signorina, buongiorno. Sono Giuseppe il portiere.»
«Ciao Giuseppe, dimmi.»
«C'è qui una signora che dice di essere sua madre... la faccio salire?»

Mia madre? E che ci fa qui? Cosa vuole?

«Aspetta, passamela» me la passa e il cuore inizia a dimenarsi in petto. Perché deve farmi sempre quest'effetto parlare con lei?
«Fede, sono io, tua mamma. Posso salire?»
«Mamma, che succede?»
«Niente, ho saputo che ti sei trasferita qui e volevo vedere dove abita mia figlia. Posso salire o ti vergogni di tua madre?»
«Sali» le dico il piano e abbasso il citofono. Ho l'ansia di rivederla e di sapere cosa vuole da me.
Perché i fantasmi del mio passato non vogliono lasciarmi?

«Buongiorno» le apro la porta e la faccio entrare. La vedo molto meglio rispetto all'ultima volta che ci siamo incontrate e mi fa piacere.
«Buongiorno. Ti vedo bene.»
«Sono cinque mesi ormai che non tocco alcol, sto bene, mi sembra di essere rinata» dice con un sorriso soddisfatto.
«Mi fa piacere mamma, puoi farcela. Ti stai facendo aiutare da qualcuno?»
«Ce la faccio da sola» annuisce e capisco che la mia testardaggine e la riluttanza nel chiedere aiuto le ho prese da lei. «Non c'è il tuo fidanzato?»
«No, è a lavoro» distolgo il mio sguardo da lei e mi volto facendo finta di raccogliere qualcosa dal pavimento. Perché deve mettere Giovanni in mezzo ora?
«In quartiere parlano tutti di voi, e io che sono tua madre non ne so nulla. Ti sembra normale?»
«Se è per questo non sai nemmeno come sto o che lavoro faccio. Ora perché vuoi sapere di Giovanni?»
«Federica, per favore. Non c'è bisogno di rinfacciarmi sempre le mie mancanze. Ora sono qui e voglio rimediare, voglio far parte della tua vita» si avvicina a me e mi prende una mano stringendola.
«Non lo so mamma, io ora ho trovato il mio equilibrio e non vorrei distruggere tutto. Mi serve tempo.»
«Ne hai avuto parecchio, credo, no? Non posso nemmeno conoscere questo ragazzo di cui tutti parlano e che ami tanto?»
«Ti faccio sapere, ora è molto impegnato a lavoro, non è il momento.»
«Capisco» si guarda intorno e va verso il terrazzo. «Strano passare dal nostro quartiere a questo...» indica il mare con un movimento della testa e io annuisco.
«Sì, sono stata fortunata.»
«Sono felice per te e voglio solo ricostruire il rapporto con mia figlia. Ti prego, permettimelo» sembra sincera quando mi guarda negli occhi e fa un mezzo sorriso. «Non è facile per te, lo so, ma io e tuo padre ti aspettiamo.»
«Mamma...»
«Lo so, non riesci a perdonarlo ma so che prima o poi ce la farai. Sei forte tu e nel quartiere lo sanno tutti, anche Antonio me lo dice sempre.»

Antonio? Che c'entra lui adesso?

«Antonio? Perché parli di me con lui?»
«Ma no, a volte quando lo vedo nel palazzo mi saluta e scambiamo due chiacchiere, niente di che. Di te mi dice sempre cose belle, tranquilla.»
«Non mi interessa cosa dice di me e se vuoi stare tranquilla stai lontana da lui.»
«Ma perché? È così gentile lui...»
«Mamma stagli lontano.»
«Sì, va bene. Senti ma oggi lavori?»
«Sì inizio alle tre» sto iniziando a sentirmi oppressa con lei qui che mi gira intorno, mi manca l'aria.
«Possiamo pranzare insieme se vuoi...»
«No mamma, non è il caso. Anzi ora ti devo salutare che ho da fare, ci vediamo.»

Non voglio cacciarla di casa ma non ne posso più, ho bisogno di riprendere aria.

«Va bene, ho capito. Ci vediamo salutami il tuo fidanzato» mi lascia un bacio sulla guancia e se ne va.

Aria, finalmente. Mi butto sul divano e cerco di calmarmi un attimo. Poi mi alzo e me ne vado fuori al terrazzo, mi siedo sull'altalena che abbiamo preso da poco e me ne resto lì per un tempo indefinito per riflettere su ciò che è successo stamattina.
Prima o poi so che la dovrò perdonare e il fatto che stia davvero lontana dall'alcol da mesi mi fa dare un sospiro di sollievo ma non mi fido ancora al cento per cento di lei. Non sono ancora pronta, al momento, a riaverla assiduamente nella mia vita. Anche perché riaccettare lei significherebbe, implicitamente, aprire le porte anche a mio padre e ora non riesco nemmeno a pensarci, non sono pronta minimamente.

«Ehi, Fede...» salto quando sento la sua voce alle mie spalle e guardo l'orario sul mio cellulare: è la mezza e sono qui fuori da quasi due ore.
«Oddio Gio, scusami non ho fatto caso al tempo che passava. Ora vedo cosa cucinare» mi alzo di scatto e gli lascio un bacio veloce per poi sfrecciare verso la cucina ma lui non me lo permette. Mi ferma e mi guarda negli occhi.
«Va tutto bene?»

Sospiro, ho bisogno di dirgli la verità.

«È venuta a trovarmi mia madre e sono un attimo scombussolata» dico onesta e lui annuisce. «Ora cucino e a tavola ne parliamo.»
«No lascia stare, andiamo a mangiare fuori. Ti va?»
«Sì» annuisco e mi rilasso. Sa sempre cosa fare per farmi stare meglio. «Però decido io dove andare, ok?»
«Va bene, andiamo.»
«Non è un posto chic ma è il posto del mio cuore» lo avviso e lui sembra subito felice di seguirmi.
«Andiamo» prende le chiavi del suo T-Max e scendiamo.
Gli indico la strada e guida fino al ristorantino sulla spiaggia di Bagnoli che frequento da quando ho tredici anni. Entriamo e subito Ada, la proprietaria, mi accoglie.
«Fede, da quanto tempo!» mi abbraccia e io abbraccio lei. Si può dire che mi ha fatto più da mamma lei che mia madre. Le voglio un bene dell'anima e gliene vorrò per sempre.
«Lui è Giovanni, il mio fidanzato» glielo presento e lei gli stringe la mano.
«Federica è una ragazza speciale, sono sicura che se sta con te è perché lo sei anche tu» gli dice e poi ci fa accomodare. Giovanni mi dice qualcosa sul fatto che sia felice che Ada non l'abbia riconosciuto e che gli piace essere solo Giovanni e non Di Lorenzo per qualche ora, poi ordiniamo e iniziamo ad addentrarci in argomenti più profondi.
«Ci vieni spesso qua?»
«Ultimamente non tanto ma da piccola ci venivo sempre. C'erano giorni in cui non potevo andare a scuola perché...» mi fermo e lo guardo. Devo farmi coraggio e raccontarglielo, se lo merita. «Perché mio padre preso dai fumi dell'alcol e della rabbia mi conciava male e se mi avessero visto i professori avrebbero mandato gli assistenti sociali a casa. In quei giorni venivo qui, Ada ha subito capito che la mia era una situazione difficile e mi ha accolta come una figlia. Spesso mi offriva il pranzo o una cioccolata calda. È stata forse l'unica adulta di cui mi fidavo quando ero adolescente» racconto con l'ansia a mille e il cuore che sta per esplodermi in petto.

Non l'avevo raccontato a nessuno, nemmeno Sandra sa niente di Ada e di questo posto.

«Sei stata fortissima e io sono tanto orgoglioso di te. Ora sei uscita fuori da quella situazione e devi essere fiera di te. Tua mamma cosa voleva?»
«Vuole tornare nella mia vita. È sobria da diversi mesi e vuole recuperare il rapporto con me ma io per il momento non me la sento. Il fatto che non si fa aiutare da nessuno e sta facendo tutto da sola mi destabilizza perché so che potrebbe ricaderci da un momento all'altro e non riesco a fidarmi. Sono così terribile?»
«No, assolutamente, hai bisogno del tuo tempo, è normale. Non forzare le cose, quando sarai pronta lo farai.»
«Sì. Vorrebbe anche conoscere te ma le ho detto che per ora non è il caso...» lo guardo e lui alza le spalle.
«Per me non ci sono problemi, quando vuoi...»
«Non me la sento ancora, Gio, capiscimi. So che tu lo faresti ma io non riesco ancora a farla entrare così nella mia vita. Mi serve più tempo» gli stringo le mani sulla tavola e lui annuisce.
«Hai ragione, quando vorrai io sarò accanto a te» dice e Ada ci porta ciò che abbiamo ordinato. Iniziamo a mangiare e finalmente mi tranquillizzo del tutto.
«Volevo parlarti di una cosa» mi dice mentre mangiamo il tiramisù preparato dalla padrona di casa.
«Dimmi» mi agito un attimo temendo che voglia chiedermi di qualche mancamento sul suo conto corrente.
«Sai quanto ci sono rimasto male che a San Valentino non abbiamo potuto festeggiare per bene e voglio recuperare.»
«Gio, siamo stati fuori a cena, mi hai portato i fiori e un bellissimo regalo, va benissimo così» glielo ripeto per l'ennesima volta ma lui non sembra ascoltarmi.
«Non è abbastanza e proprio per questo ho prenotato due giorni a Positano, a fine marzo. Che ne dici?»
«Dico che sei unico e che stare con te è la cosa più bella che mi sia successa» ci baciamo avvicinando i nostri visi con il tavolo in mezzo a separarci e poi ci guardiamo sorridenti.

Sì, non ho più dubbi: sono innamorata di Giovanni Di Lorenzo.

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora