4.

1.3K 45 7
                                    

Ormai è una settimana che ci scriviamo tutti i giorni e anche se lui non mi ha più chiesto di uscire so che il suo invito è sempre valido. Quando ci vediamo al bar, poi, fingiamo che tra di noi non ci sia niente anche se non facciamo altro che guardarci e lanciarci frecciatine, come ora che è qui di fronte a me a sorseggiare il suo caffè in tazza fredda.

«Tra poco vado allo stadio che stasera gioco e non possiamo sentirci, quanto ti mancherò da uno a infinito?» mi domanda dopo essersi guardato intorno. Trattengo una risata e rispondo.
«Che numero di maglia hai?»
Gira la testa e mi mostra uno dei suoi innumerevoli tatuaggi. Sotto l'orecchio ha un 22 tatuato che indica per poi tornare a guardarmi.
«Da uno a infinito mi mancherai ventidue.»
«Sei proprio una brutta persona, posso dirtelo?»
«Te l'ho detto che è meglio per te se mi stai lontano» gli faccio un occhiolino e poi servo un cliente che mi ha chiesto una tassoni.
«E io ti ho già detto che non ti lascio in pace» si alza e prende il portafoglio posando cinque euro sul bancone. «Tieni il resto.» 
«Grazie e in bocca al lupo per la partita» gli do una spintarella e lui mi guarda in un modo che mi fa sciogliere per poi andarsene. 

Appena esce dal bar mi prendo due minuti di pausa e me ne vado sul terrazzo a fumare una sigaretta. 
Ci sto sempre più sotto, ogni giorno che passa mi accorgo che mi piace sempre di più. Non mi succedeva davvero da anni, tantissimi anni. Ho paura di cosa questo possa significare per me perché mi sento vulnerabile quando sono con lui ma nello stesso momento vorrei passare più tempo possibile insieme. Vorrei toccarlo, vorrei sfiorare le sue braccia possenti, accarezzare i suoi addominali scolpiti, passare le mie dita tra i suoi riccioli definiti e morbidi. Sospiro mentre ci penso e sento Davide che mi chiama, così butto il mozzone di sigaretta e torno al banco. Lavoro fino alle due poi finalmente il mio turno finisce e me ne torno a casa. Pranzo e poi mi raggiunge Sandra che ha appena superato brillantemente un esame universitario.

«Ora ti senti più leggera?»
«Assolutamente sì anche se da domani mi devo mettere a studiare per l'altro esame del mese prossimo» sbuffa e io la fermo subito.
«A quello poi ci pensi, ora goditi il traguardo raggiunto» dico e inizia a squillarmi il cellulare.

È lui, è Antonio, quello a cui devo i soldi.

«Non puoi non rispondergli mai, Fede» Sandra vede il suo nome sul mio cellulare e come sempre cerca di darmi consigli.
«Il patto era che ci sentivamo a fine mese, mancano ancora venti giorni, io prima di allora non gli rispondo» alzo le spalle e poso il cellulare sulla tavola prima di andare al frigo a prendere un succo d'arancia ed offrirlo anche alla mia amica.
«Capito. Senti con Giovanni? Gli hai detto di sì? Vi siete organizzati per vedervi?» mi domanda e mi immobilizzo fissandola. Le avevo promesso che se stamattina l'avessi visto al bar gliene avrei parlato ma poi non l'ho fatto e ora non so come dirglielo.
«Fede... gliel'hai detto, vero?»
«No. Da vicino non sono riuscita ma domani glielo dico su Instagram.»
«Sei una codarda.»
«Per me è già tanto uscire con un ragazzo, sai che non ho belle esperienze» arriccio le sopracciglia e lei annuisce. Era presente quando l'ultimo ragazzo con cui sono uscita mi ha vomitato addosso da ubriaco fradicio per poi prendersi a mazzate con uno del mio quartiere reo di avermi chiamata 'bella'. Da quel momento di due anni fa, non sono più uscita con un ragazzo.
«Giovanni è diverso, Giovanni non è un ragazzino, è un uomo.»
«Questo è vero ed è per questo che voglio uscirci.»
«Allora scrivigli adesso» i suoi occhi si illuminano mentre io inizio a tremare.
«Non posso, stasera gioca. Domani mattina gli scrivo» la guardo e lei assottiglia gli occhi e mi scruta.
«Promettimelo.»
«Te lo prometto. Non me lo faccio scappare, tranquilla.»
«Fai bene. Ma ci pensi che potrebbe risolvere i tuoi problemi in un batter d'occhio?» ride mentre lo dice ma io non ci trovo nulla di divertente, anzi. Quelle parole mi contorcono lo stomaco e non avrei mai voluto sentirle.
«Non dirlo nemmeno per scherzo. Lui non deve sapere nulla di Antonio, deve starne fuori, capito?» 
«Sì certo, scusami stavo solo scherzando. Che dici ci andiamo a fare un giro al Vomero?» propone e io annuisco. 
Mi do una sistemata, prendo il casco, le chiavi di casa e faccio per scendere quando la risata di Sandra mi fa bloccare.
«Che c'è?»
«Da quanto in qua metti il casco? Non te l'ho mai visto, non sapevo nemmeno che lo avessi.»
«Odio metterlo ma ho promesso a Giovanni che...»
«Dio mio, non ci credo. Questo non ti ha nemmeno ancora dato un bacio e già ti sta cambiando la vita, pazzesco» ride ancora e io la spingo via.
«Non mi prendere in giro, il casco è importante ha ragione lui.»
«Assolutamente sì, io lo adoro se ti fa diventare finalmente più responsabile alla veneranda età di ventisei anni. Ci voleva lui, incredibile.»
«Ok ora basta, andiamo.»

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora