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Sto impazzendo, non so che fare. Ho raccolto tutto ciò che avevo sul mio conto ma non è nemmeno un quarto di ciò che mia madre deve dare ad Antonio. Erano i soldi che avevo messo da parte per la nascita di nostro figlio ma so che Giovanni non ci farà mancare nulla quindi li ho presi. Giovanni, già. L'amore più grande e puro della mia vita che è seduto accanto a me sul divano e mi chiede cosa ho che non va e a cui non so rispondere.

«Ti senti stanca, affaticata? Se è così chiamo Davide e tu a lavoro non ci vai più, non voglio vederti così.»
«No amore, sto bene. Sono solo pensierosa, niente di che.»
«Pensierosa per cosa?»

Mi stringe le mani nelle sue e mi guarda con gli occhi più dolci e innamorati di sempre.

«Per niente e per tutto: la gravidanza, i miei ormoni che impazziscono ogni giorno di più, il mio corpo che sta cambiando, i pensieri su che mamma sarò, la preoccupazione sulle prossime visite da fare... queste cose qui» dico sospirando e abbassando gli occhi. 

Mi faccio schifo da sola, gli sto mentendo spudoratamente mentre siamo occhi negli occhi. Mi sento una persona falsa, una persona che non merita nulla di buono nella sua vita. Mi accarezzo la pancia e non mi sento degna di tutto l'amore che mi circonda e soprattutto di quello che cresce giorno dopo giorno dentro di me. Giovanni si avvicina di qualche centimetro al mio viso, appoggia la sua mano sulla mia sulla pancia e inizia a parlare.

«Tu non sarai mai sola, ok? Affronteremo tutto insieme e andrà tutto per il meglio. Te lo prometto. Ti fidi di me?»

La sua voce decisa e profonda, così calda e avvolgente mi fa quasi sciogliere e le sue parole mi fanno sentire sempre peggio. Come faccio a fare del male ad un'anima così pura? Non posso farlo, devo trovare un'alternativa.

«Mi fido solo di te.»
«Andrà bene.»
«Sì» annuisco e lui mi abbraccia. Devo usare tutte le mie forze per non piangere qui sulla sua spalla perché davvero non voglio appesantire di più la situazione. Il nostro abbraccio, però, si interrompe lo stesso a causa del mio cellulare che inizia a squillare. È Sandra e rispondo subito.

«Tesoro, ciao, come stai?» le chiedo come sempre quando ci sentiamo. La sua risposta tarda ad arrivare e la sento respirare a fatica.
«Tutto bene, volevo solo dirti che ho avuto un piccolo incidente ma niente di grave, stai tranquilla, ok?»
«Ma che dici? Dove sei? Quando è successo?»
«Due giorni fa, i freni dello scooter non hanno preso bene e in una curva ho perso aderenza con l'asfalto ma per fortuna niente di grave, ho solo qualche graffio e mi sono spaventata.»
«Perché non me l'hai detto subito?»
«Con Giovanni abbiamo pensato che fosse meglio così, non volevamo farti stare col pensiero. Ora sto meglio e te l'ho detto direttamente io. Stai tranquilla, ok?»
«Sì, ci provo. Ma come è successo? Avevi già problemi ai freni?»
«Lo scooter è nuovo e i freni hanno sempre funzionato bene, non so che cosa sia successo onestamente. Il meccanico dice che si erano come allentati, non so.»

A quelle parole il mio cuore perde un battito. Ho un bruttissimo presentimento e al solo pensiero mi viene da vomitare.

«Ho capito. Appena posso vengo a trovarti, tu cerca di riposare e di riprendere le forze.»
«Ci provo. Grazie e stai tranquilla che sto bene.»
«Va bene,  un bacio, a presto» chiudiamo la telefonata e l'ansia dentro di me è sempre di più. «Scusa devo fare una telefonata» mi allontano da Giovanni che se ne va in cucina e io esco in terrazzo.

Devo assolutamente togliermi questo dubbio atroce, devo chiamarlo.

«Cara Federica, buonasera. Quale onore... come mai mi chiami?»
«Sei stato tu?»
«Buonasera anche a te eh, l'educazione prima di tutto, vedo.»
«Rispondi alla mia domanda e non divagare. Sei stato  tu?»
«A fare cosa? Di che stai parlando?»
«Dimmi la verità.»
«Cosa avrei fatto?»
«I freni dello scooter di Sandra.»
«Ah intendi i freni del nuovo SH 125 blu della tua amica che ha avuto un incidente? Non so di che parli, io non ho fatto niente.»
«Sei un pezzo di merda Antò! Che cazzo c'entra lei? Devi stare lontano da tutti quelli che mi stanno intorno! I debiti ce li ha mia madre con te, che c'entra Sandra?»
«Non si scherza con me, questo devi capire. Sono serissimo. Tre giorni di tempo e non ti scordare la maglia. Mo tengo da fare, cià.»
«Vaffanculo Antò, ti odio! E stai lontano dalla mia famiglia, mi hai capita?»
«Ciao Federì, fai quello che devi fare e nessuno si farà del male. Buona serata.» 

Stacco la telefonata e mi sento malissimo. È di nuovo tutta colpa mia e devo risolvere questa situazione una volta per tutte, costi quel che costi.

«Tutto bene? Ti ho sentita alzare la voce...» Giovanni esce sul terrazzo e io prendo un boccone d'aria pulita prima di rispondergli.
«Sì era mia madre, niente di che. Hai fame? Che ne dici se ceniamo?»
«Sì va bene. Cerca di non arrabbiarti troppo con tua madre, non ti fa bene.»
«Lo so ma sto per risolvere, tranquillo.»
«Lo spero.»
Annuisco e vado in cucina per preparare la cena. Mangiamo e poi ci mettiamo a letto. Facciamo l'amore e poi ci addormentiamo. O almeno lui lo fa e io fingo di farlo. Non dormo per tutta la notte e la mattina dopo ho tutto chiaro in mente ciò che devo fare. 
Facciamo colazione e poi Giovanni va a lavoro, lasciandomi campo libero. Onestamente preferisco che lui mi odi e mi denunci piuttosto che Antonio faccia del male a lui, nostro figlio o chiunque altro della nostra famiglia. Poi se un giorno vorrà perdonarmi lo farà, altrimenti cresceremo nostro figlio da separati. Mi fa malissimo al cuore anche solo pensarci ma ormai non ho alternative anche perché conosco Antonio e so che dopo Sandra andrà su Giovanni e non posso farlo succedere. Non posso. 
Scrivo una lunga lettera d'addio poi entro nell'app della sua banca e mi faccio un bonifico da settanta mila euro direttamente sul mio conto. Mi faccio una piccola valigia con l'essenziale e me ne vado, lasciando il mio cuore e la mia anima in quella casa che ormai sentivo mia a tutti gli effetti. Non dimentico di portarmi la maglia dello scudetto a cui Giovanni è così tanto affezionato e mi chiudo la porta alle spalle. So che più che i soldi mancanti che si troverà lo farà soffrire il mio tradimento e la mancanza della maglia del suo cuore.

Sono un mostro ma sento di non avere altra scelta.

Nonostante tutto | Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora