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I giorni successivi alle selezioni passarono e più il suo telefono non squillava, più Jin diventava intrattabile, nervosa. Si aspettava che non sarebbe stato facile, ma quel giorno, davanti a quella signora, era davvero convinta di avercela fatta, che quella sarebbe stata davvero la coronazione del suo sogno. Per un attimo ripensò a quegli attimi e un filo di autocommiserazione si fece largo dentro sé. «Forse mi sono solo resa ridicola, sarà meglio rassegnarsi all'evidenza...», pensò, guardandosi allo specchio. Il suo riflesso le rimandò l'immagine di una ragazza di bell'aspetto, sì, ma come spesso notava guardandosi in giro, non esattamente conforme a quello che erano le sue coetanee. Capelli neri e morbidi lunghi fino alle spalle, occhi grandi e marrone chiaro; era magra, ma il suo seno troppo grande la metteva spesso in imbarazzo.

Il fatto poi era che, da quando si era trasferita in città, aveva trovato difficile, se non impossibile, socializzare. Trovare un lavoro, uno vero, neanche a parlarne; ed era in momenti come quelli che il pensiero di tornare a casa, da sua nonna, da quella che era sempre stata la sua vita, tornava a bussare.

L'unico modo in cui riusciva a non sentirsi così sola e patetica era ascoltare quei ragazzi, gli XOXO. Non si era mai interessata alla musica, tantomeno a seguire dei gruppi, andare a concerti e cose simili. Aveva sempre visto le sue amiche, al paese, inseguire sogni impossibili, spendere quei pochi soldi che venivano loro concessi, per album, foto, gadget. Lei aveva sempre avuto un unico pensiero: lo studio. Inoltre reputava uno spreco buttare la paghetta di sua nonna - quel poco che riusciva a darle - in cose di quel genere. Aveva risparmiato ogni centesimo di quel denaro, e in parte la cosa l'aveva aiutata dopo il trasferimento a Seoul.

Ma quando arrivò in città improvvisamente le cose cambiarono. L'unico impiego che riuscì a trovare fu come commessa in un minimarket notturno e fu proprio durante uno di quei turni che loro entrarono nella sua vita.

Ricordava ancora il momento esatto in cui li vide la prima volta e se ne innamorò all'istante.

Nel supermarket teneva sempre acceso un piccolo televisore, che durante le lunghe ore di silenzio notturno le faceva compagnia. Il canale, ormai sempre lo stesso, trasmetteva video musicali in loop, e quella notte rimase incantata da una canzone, da quella canzone che, poi scoprì, era stata scritta dagli XOXO in segno di affetto e gratitudine verso le loro fan.

La stessa che aveva cantato alle selezioni per il fan meeting ma che probabilmente - anzi, sicuramente - non le era servita a passare e vincere il suo sogno.

Fissa ancora come una stupida davanti allo specchio, persa in pensieri ormai inutili, venne riportata alla realtà dalla vibrazione del telefono. Lo prese dalla tasca e vide il numero di Min. Dal giorno delle selezioni erano diventate amiche, si vedevano spesso ed era l'unico aspetto positivo di tutta la faccenda. Forse non avrebbe realizzato il suo sogno di andare in vacanza con i ragazzi, ma di certo aveva guadagnato una compagna di avventure, qualcuno con cui condividere la sua passione.

[Dimmi che ti hanno chiamata!] Nel suo messaggio lesse la propria stessa frustrazione. Rispose subito, confermandole che, no, non aveva avuto notizie. Qualche istante dopo le arrivò un altro messaggio. [Ho saputo che qualche ragazza è stata contattata, sono sicura che ora chiameranno anche noi.] Jin si chiese come diavolo Min riuscisse sempre a sapere tutto, ma sapeva che era nel giro da più tempo di lei, per cui doveva sicuramente essere vero. Il cuore prese a batterle nel petto come un cavallo al galoppo. Da brava stupida quale era, stava ricominciando a sperarci. Sua nonna le diceva sempre "Non è finita finché non è finita" e almeno per quella volta, si decise a tenere duro ancora un po'. Inviò qualche emoticon a caso all'amica e mise da parte il cellulare.

La giornata libera che le si prospettava davanti le pesò sul cuore immediatamente, dopo essersi accorta che forse avrebbe potuto ancora essere scelta, quindi per non perdersi in elucubrazioni, decise di andare a fare una passeggiata. Il tempo era bello, non faceva troppo caldo, né troppo freddo. Infilò le sue pod alle orecchie, iniziando a camminare lentamente verso il fiume Han. Adorava quel posto, era la tappa giusta per perdersi un po' in sé stessi, staccare la spina. Tanta gente ci andava per fare un po' di jogging; tante coppie invece se ne stavano sedute sulle panchine, all'ombra di un albero, a godersi del tempo insieme.

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora