21 CAPITOLO

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Tra i turni al bar e il suo stato catatonico, nelle ultime settimane Jin non uscì nemmeno più con le amiche. Chiusa in casa sua e chiusa in sé, si chiese se non fosse il caso di vedere uno psicologo, ma anche quella prospettiva non la fece impazzire.

Una di quelle sere, una di quelle tante in cui il pensiero di mettere piedi fuori di casa faceva così male da metterle ansia, dei suoi amici spuntarono sotto casa sua.

La trascinarono letteralmente fuori, travestendola con un completo da strega e le sue amiche la truccarono durante il tragitto.

«C'è da dire che con le occhiaie che hai, non c'è molto lavoro da fare.» la presero in giro, per cercare di farla ridere. Jin ci provò, regalò una smorfia che non seppe proprio di sorriso, ma perlomeno non fu un pianto.

«Andremo in un locale dove danno una festa in maschera. Vedrai che ci divertiremo.>> Le dissero.

Si fece trascinare alla festa, con poca voglia, e quando arrivarono al club, lo trovò pieno zeppo di gente. La cosa non l'entusiasmò particolarmente. Aveva sviluppato una sorta di fobia per i luoghi troppo affollati, e ad essere sincera, ogni volta la sensazione di trovarci qualcosa su di loro le metteva paura.

Tutti in maschera, tutti così nascosti dietro a diverse identità, che fu impossibile anche solo mettere a fuoco il singolo. Gente che ballava, che beveva, che tentava di far colpo.

Jin cercò di rimettersi insieme, di sorridere un po', di provare a divertirsi, più che altro per non rovinare la serata agli altri, così iniziò a ballare con una sua amica. I loro accompagnatori furono gentili e molto divertenti, tanto che ad un certo punto Jin dimenticò anche i suoi problemi. Allora ringraziò mentalmente gli altri per averla portata fuori di peso, per la prima volta dopo tanto.

Si accorse persino che uno dei ragazzi era interessato a lei, e sbuffò appena. Aveva già sofferto abbastanza, meglio evitare di mettersi ancora nei casini, e poi nessuno avrebbe retto al confronto di ciò che era stato, si disse sconsolata.

Dopo un po' accaldata e anche un po' sudata, si defilò un attimo per andare ai bagni. Il trucco, si rese conto, era ancora a posto dato che era già un disastro, ma i capelli erano peggio. Si rinfrescò appena, tolse il cappello da strega e la mascherina e raccolse la chioma in una crocchia scomposta. Sospirò di sollievo e tornando in sala, mente camminava restò improvvisamente gelata, impalata a guardare in mezzo alla pista. Non ci furono dubbi. Quello che vide in mezzo al calcare dei corpi, in mezzo alla pista era proprio "lui".

Era Chan! Avrebbe riconosciuto le sue gambe lunghe e quei movimenti dinoccolati anche in mezzo a mille persone.

Si girò di scatto per tornare nei bagni, ma nello stesso istante sentì una mano stringerle il polso. «Aspetta...»

Jin non riuscì più né a respirare, né a muoversi, così il ragazzone che sperava di evitare, la mosse per farla girare verso di lui e i loro occhi si incrociarono.

«Allora non mi sbagliavo! Dio, sei davvero tu!» La sua voce le arrivò forte e chiara.

Felice di vedere il suo amico, rimasto nei suoi ricordi esattamente come il miglior ragazzo che avesse mai conosciuto. A cui voleva ancora bene.

Si sorrisero, ma Jin non fece in tempo a fare altro, che da dietro la schiena di Chan sbucò l'ultima persona che avrebbe mai voluto vedere.

Se non fosse stata tra le sue braccia, sarebbe senz'altro caduta a terra.

Il cuore smise di batterle e tutto intorno a lei si fece offuscato.


Baek, mascherato da mummia, le fu di fronte. Completamente coperto da bende bianche, riuscì a scorgere solo i suoi occhi, quegli occhi che le provocarono subito dolore. Dannato lui!

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora