3 CAPITOLO

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Sdraiata sul letto di Chan, fissò il soffitto a lungo, mentre dal bagno proveniva ovattato lo scosciare dell'acqua della doccia. Era l'unico rumore che riuscisse a sentire, oltre a quello dei suoi pensieri che vorticavano pericolosamente, causandogli il mal di testa. Si chiese quanto stupida doveva essere stata per non averlo capito subito. Ma, in fondo, come diavolo avrebbe potuto anche solo immaginarlo? O forse era lei ad essere stata davvero troppo ingenua?

Una villa stratosferica, tutto pagato, quindici giorni con il gruppo più famoso di Corea... poteva essere che si fosse sbagliata così tanto?

"Nemmeno il cane muove la coda per niente." Di tanto in tanto i proverbi di sua nonna le tornavano in mente, e anche quello le sembrò davvero calzare con la situazione.

Organizzare un viaggio simile, dieci ragazze, con una manciata di ragazzi nel pieno della loro vitalità, sempre impegnati, sempre con la libertà ridotta all'osso. Una villa nascosta chissà dove, circondata da energumeni.

L'agenzia organizzava veramente questo genere di cose per tenerli buoni, sotto controllo, ed evitare così scandali? Era davvero così semplice per una ragazza vendersi, solo per poter andare a letto con un idol? Jin ricordò le scene in piscina di poco prima, le parole di Chan. «Posso evitarti l'inevitabile solo per stasera, puoi restare in camera con me. Ma domani dobbiamo escogitare qualcosa di diverso.» Escogitare? Qualcosa di diverso? Tipo cosa?

Mentre il suo nuovo amico ancora si preparava per la notte, lei continuò a riflettere su quello che le stava accadendo, su quello che stava accadendo in quella villa. Rivide Baek stretto tra le braccia di una ragazza qualsiasi, di cui probabilmente neanche avrebbe ricordato il nome, e si diede della cretina. E lei che, durante la loro breve chiacchierata sul dondolo, aveva anche creduto che gli piacesse! Si diede per l'ennesima volta della sciocca.

Come avrebbe potuto pensare che uno come lui potesse provare una qualsiasi cosa per una come lei?

Dio, quelle sue mani bellissime, sul corpo di quella ragazza... Una fitta dolorosa, ingestibile, le trapassò lo stomaco. Prese un lungo respiro e si rese conto di essere gelosa, gelosa come mai prima. Avrebbe voluto essere al posto di quella?

Da quando aveva iniziato a seguire gli XOXO, lui era sempre stato quello che più di tutti sentiva vicino. Non era stata mai in grado di spiegare quella sensazione, ma più lo guardava, più sentiva di conoscerlo da sempre. In quel momento si rese conto di quanto fossero sbagliate le sue idee, le sue percezioni. Poteva davvero essersi sbagliata tanto? A quanto sembrava, sì. La verità era che lei e tutte le altre non erano altro che delle bambole, il loro strumento del piacere in un attimo di riposo dalle attività. Ognuna di loro sarebbe stata dimenticata alla velocità della luce.

Per un attimo si chiese chi fosse lei per biasimare quei ragazzi, per giudicarli. In fondo, pensò, per quello che ne sapeva, l'intera industria dell'intrattenimento funzionava così. Avevano a portata di mano il mondo e semplicemente ne approfittavano. Eppure, dentro di sé qualcosa era cambiato. L'idea che aveva avuto di loro lo era.

Cercò di mettere da parte i suoi pensieri quando Chan uscì dal bagno. La raggiunse in un paio di pantaloncini blu e una maglietta a maniche corte grigia e scattò in piedi come un soldatino, temendo l'idea che potesse fraintendere trovandola sdraiata sul suo letto. Non disse una parola, si limitò a fissarlo dispiaciuta per poi muoversi di qualche passo verso il divano, lontano da lui. «Non c'è bisogno che ti alzi, devi essere stanca... puoi metterti comoda, non ho intenzione di approfittarmi di te. Non siamo quel tipo di persone.» Jin si sorprese del suo modo di fare affabile e gentile. Da quando si erano incontrati non si era mai preso libertà nei suoi confronti, non l'aveva mai guardata dall'alto in basso e anche in quel momento, il suo comportamento nei suoi riguardi la faceva sentire al sicuro. Lo guardò per un breve momento e sorrise. «Ti scoccia se ti faccio una domanda?», gli chiese con voce appena accennata, come se in qualche modo temesse un suo rifiuto. Lui si limitò ad annuire, guardandola di tanto in tanto mentre trafficava tra le sue cose. Lo seguì con lo sguardo in ogni suo movimento, sorprendendosi di quanto si sentisse bene in sua compagnia. «Sono sempre così... i vostri fan meeting? Cioè...», si morse la lingua, non voleva dire nulla che potesse risultare offensivo, almeno non verso l'unica persona che le avesse mostrato un sincero riguardo. Chan si girò per cercare il suo volto con lo sguardo, le si avvicinò piano e le sorrise con una dolcezza che ancora non le aveva dedicato. «Non sempre», le accarezzò il viso con una delicatezza che Jin non si sarebbe aspettata da un ragazzone come lui. «Ma le vacanze non sono fatte per distrarsi?» Prese posto accanto a lei, senza invadere troppo il suo spazio; la scrutò per un lungo momento e l'accarezzò ancora, con altrettanta dolcezza. «All'inizio non potevo credere che davvero non conoscessi il motivo per cui voi ragazze siete qua, ma ora che siamo soli, che posso guardarti così da vicino, vedo nel tuo sguardo quanto tu sia spaventata, ma davvero, non devi avere paura. Non siamo mostri o pervertiti. Per questo chi viene qua firma un contratto. Le ragazze che accettano sanno bene che potrebbe succedere di... beh...», Chan non era mai stato tipo da intimidirsi, o da censurarsi, ma davanti a quella ragazza sentiva di dover andarci piano. «Non è obbligatorio, ma vista la situazione non verrai pagata, Jin. E dovrai andartene, mi dispiace.»

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora