20 CAPITOLO

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Dal momento in cui Chan sputò fuori con astio che Jin se n'era andata, Baek non fu più partecipativo. Sia Jun che Sung-ho provarono a tirarlo in mezzo, ma fu come se il suo spirito e la sua voglia di scherzare se ne fosse andata. Mancavano solo tre giorni alla fine della vacanza, ma per lui fu come se fosse finita in quel momento. Chan non parlò più con l'amico. Fu chiaro a tutti che qualcosa si fosse spezzato, ma nessuno sembrò avere intenzione di tirare fuori l'enorme elefante che abitava quella casa.

<<Chan, vai a parlare con Baek. Non esce da tutto il giorno. Non ha nemmeno mangiato.>> Jessi, che rimasta male tanto quanto lui dalla fuga di Jin - perché proprio di quello si era trattato - incitò Chan a sistemare le cose con Baek.

<<Non ci penso neanche. Sta così perché è un deficiente, e adesso dalla merda ci esce da solo.>> Rispose Chan ancora infuriato.


«Baek, posso entrare?»

Sung-ho fu il primo a farsi avanti in quella stessa giornata. Da buon leader, da amico e da fratello, non poteva permettere che stesse così. Non seppe mai, durante quei giorni, cosa davvero girasse nella sua testa, di certo però qualcosa in lui si era incasinato e non potevano perdere l'equilibrio del gruppo; inoltre, non avrebbe permesso che il suo amico restasse in stato catatonico, per il resto della vacanza o al loro ritorno a Seoul.

«Sung-ho, non ho voglia di mangiare, e voglio stare da solo. Quando mi andrà scenderò.» Lo sentì dire dalla porta subito, come se fosse un congedo istantaneo, lui vi rinunciò subito. Conoscendolo non si sarebbe mai aperto con nessuno se stava davvero male. Poco importò che fosse uno dei fratelli, o una delle ragazze. La risposta fu sempre la stessa anche gli ultimi giorni.

Il tempo trascorse così infatti. Tutti, anche se cercarono di tornare alla normalità di quella strana vacanze, camminarono sulle uova ad ogni movimento. Anche Chan perse ogni vitalità, e il fatto che fosse furioso a morte con Baek non aiutò nessuno.


«Come ha fatto quella sciacquetta a ridurre due degli XOXO così, solo il signore lo sa...»

Nell'esatto momento in cui la bionda finta pronunciò quelle parole, Jun scese le scale e sentì. Lei si voltò verso di lui e dal suo sguardo capì che la cosa non gli piacque.

«Se fossi in te eviterei di fare certi commenti, almeno finché sarai qua dentro.» Si avvicinò lentamente e si chinò appena a raggiungere il suo orecchio. «E ricorda che hai firmato un contratto, un patto di non divulgazione. Se qualsiasi cosa successa fra queste mura dovesse arrivare all'esterno, sarai la prima che verrò a cercare.»

Da quel momento in poi, il clima cambiò ancora. Baek ringraziò solo il cielo che presto tutto sarebbe finito. Non per il suo senso di colpa, non per il peso enorme che sentiva sullo stomaco. Non per il ricordo della sensazione meravigliosa di stringerla tra le braccia.Ma per il profondo senso di mancanza di averla lasciata andare facendola soffrire, che sapeva, non lo avrebbe mai abbandonato.

Poi quell'enorme casino si concluse, ognuno tornò alla propria vita. Il mondo riprese a girare, anche se per Baek e Chan, più lentamente.


***


Per Jin fu una fuga dall'inferno, o almeno quello sperò salendo sul traghetto, invece si sentì sempre peggio. Il senso di vuoto e solitudine non l'abbandonò mai, così come le voci che aveva sentito provenire da quella camera. Divennero un'ossessione, una presenza invadente e dolorosa, il peggiore degli incubi.

Ringraziò Chan mentalmente; se non ci fosse stato lui, se lui non le avesse lasciato il cellulare, non sarebbe stata in grado nemmeno di tornare a casa. Era riuscita a pagarsi il biglietto dell'aereo e quando giunse a Seoul, lo fece a notte fonda.

PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora