Poche ore dopo quel leggendario e regale duello finito in pareggio, il Cavaliere si risvegliò nel Cimitero Dell'Acqua: quell'argilloso e umido luogo che lo aveva concepito.
Dinanzi a egli vi era la pietrificazione della Dea Cristallina, e al contrario del Cavaliere era inspiegabilmente senza braccio sinistro.
Anche se dalla bocca dell'Ultimo Degli Ultimi non potevano uscire parole o suoni, i suoi occhi color mare erano pregni di gioia e stupore.
Mentre il Cavaliere continuava ad ammirare con incredulità quell'arcano avvenimento, la Voce Superiore esortò:
"Mio Cavaliere, sono stata io a portarti in salvo e a donarti una nuova leva mancina.
"Lo hai visto? Princìpia è una terra aspra e vile; se non ti trovi nella Capitale Dorata, al centro della Stella A Quattro Punte, la tua vita sarà un perpetuo duello.
"Quello che hai sconfitto prima, era un Corvino. Ne esistono solamente dieci in tutto il regno, e sono tutti al servizio del traditore Rèoro. Essi vennero generati dal sangue già con armatura e spada tra le mani, e sono combattenti talmente forti che solo fra loro stessi si tengono testa.
"Sono dei guerrieri per natura, e sono destinati a vivere in eterno. L'unica cosa che li rende mortali è la loro spada. Più essa è candida più il Corvino in questione è lontano dal morire, ma se dovesse diventare tutta scura, porterebbe loro ad una morte lenta e dolorosa, terminata da un'esplosione di sangue dal solco del loro acuminato cimiero.
"Più perdono onore, più le loro spade diventano opache, e quel briciolo di lucentezza perso non verrà mai più ripristinato.
"Oh, mio Cavaliere, non ti fa strano che l'unico flagello di queste creature è la stessa cosa che li tiene in piedi? Devi iniziare ad abituarti alle particolarità di Princìpia, poiché se vorrai ripristinare la dispersa acqua dovrai affrontarle tutte con valore, proprio come hai fatto con lo sperduto Corvino."
Sulla terra dei Principi il sole iniziava a calare, e l'arancio vespro s'appropinquava a tingere di rosso quella terra che di rosso ne aveva visto a iosa, proprio come l'invitto Corvino Nubius, che dopo quella sanguinaria pugna con il Prescelto dall'acqua sapeva in cuor suo di aver perso dello smalto.
A differenza del Cavaliere non si svegliò cullato dalla voce di un qualcosa di superiore e soave, ma da un forte calore che avvolgeva tutto il suo bardamento nero.
Si trovava legato minuziosamente ad un ritto palo, ed in quella giovane notte, egli poteva scorgere qualcosa nell'ombra solo grazie alla luce emanata dal quel triviale falò che lo abbracciava.
Non si sapeva come dello Sperduto Fuoco fosse stato rinvenuto, rinvenuto, soprattutto, da Creatura d'una siffatta risma: dei Nani.
Davanti ad esso si palesò un gruppo di mostriciattoli dagli occhi arancioni, i quali spolveravano l'oscurità insieme alle fiamme da loro accese.
Uno di loro torvo esortò.
"E così Il guerriero più potente di Princìpia è stato sconfitto da un insulso e mutilato umano...diamine! Che peripezia hai affrontato corvaccio! Perché non provi a spiegarci come hai fatto a passare da invitto a sconfitto?"
Impotente, Nubius non poteva far altro che guardare dal basso quei sardonici occhi accigliati che lo prendevano alla berlina.
"Cos'hai?" Continuò un altro Nano, "Non parli? Faresti bene a non fiatare, ti scalderesti troppo a causa delle nostre fiamme!"
Tutto il gruppetto di quei masnadieri iniziò a sghignazzare mentre il capo dei Corvini veniva privato poco a poco dal suo prezioso onore.
"Sai, corvaccio, da quando avete iniziato a darci la caccia ci siamo sempre chiesti come sarebbe stato torturare e uccidere uno di voi maledetti esseri apatici!"
Nubius rispose con una fievole ma decisa voce. "Eseguo solo il mio compito, e grazie ad esso, a differenza di voi esseri insignificanti, nella Stella A Quattro Punte vengo pagato bene dal mio unico e onorevole Re!"
Il saccente nano controbatté:" Oh! Parli di Rèoro? Il folle Re di questa corrotta isola che ha tradito il nostro lord? Colui che si dice sia così ammaliato dall'Oro da scorgerci all'interno una figura? Non mi sembra molto onorevole..." Proseguì bieco il mezz'uomo, "Mi sembra solo un mero stolto!"
"Tu, eretico nano!" Sbottò il Corvino, "Se solo potessi liberarmi dal tuo turpe giogo caverei gli occhi a te e a tutta la tua insulsa nidiata!" Concluse sputandogli addosso. Ovviamente Sangue, visto che non può scorrere acqua in Creature nate dalla Creazione Scarlatta.
Nubius iniziava ad incattivirsi sempre di più.
"Sono confuso, sai corvaccio?" Rispose il saputo nano tergendosi il viso "Dovresti essere onorevole, o la tua amichetta ti porterà alla morte."
Ecco che dalle ombre uscì un altro piccolo nano, che brandiva con fatica la sempre più scura spada del capo dei Corvini.
"Dannati nani," trasalì Nubius "Non capisco davvero come il Sacro sangue scarlatto possa avervi partoriti!"
Sempre il solito mezz'uomo rispose:" Sai, mi fai pena; così pena che mi dispiacerebbe quasi se la tua spada ti si conficcasse nell'elmo proprio come quella torrida vampata! Adesso sbrighiamoci a farti fuori, o sarà tardi..."
Nubius stava provando un sentimento nuovo, una sensazione che lo stava portando sempre più vicino a morire, un sentore che nessun Corvino dovrebbe avere: la paura.
Il cielo notturno si stava riempiendo sempre più di brillanti e rilucenti stelle che accompagnavano la solinga Luna, che provava ogni notte, tramite i suoi raggi cobaltici, a riportare nel regno un vago ricordo del cancellato principio azzurro.
Si formarono due costellazioni d'un colore misto al blu mare e al rosso bordò. Erano simili a due occhi dormienti e beati, e quando abitualmente comparivano, anche se per poco, rendevano la notte luminosa.
Nel mentre il nano più massiccio del gruppetto aveva preso a due mani l'oscura spada del Corvino. Grazie alla sua inusuale forza iniziò a torturare con tutta la sua grinta e violenza l'ormai sfinito guerriero sui suoi arti inferiori.
"Lo senti?!" Rimbeccò il fastidioso nano, "Percepisci cosa vuol dire essere impotenti?!"
Nubius, aveva iniziato a tossire sangue, il quale, per quanto ne aveva perso, aveva creato una grossa pozza intorno ad esso e a tutto il focolare. Nonostante ciò, rimaneva impassibile grazie alla sua divina resistenza; e con lo sguardo abbassato, attendeva la sua inevitabile morte.
Dato che per dare il colpo di grazia i nani dovevano arrivare alla sua testa, slegarono il consumato guerriero. Il Corvino cadde nel fuoco, ma per la fortuna dei goffi nani il suo elmo beccuto cadde al di fuori del loro imperscrutabile falò. In quattro, poi, lo rivolsero in posizione supina e quando il nano forzuto stava per dargli il colpo di grazia il cielo stellato schiarì.
Una candida luce abbacinante subissò l'intero regno.
Quel devastante bagliore fu l'ultima cosa che videro gli abitanti di Princìpia quella notte, prima di cadere tutti in un profondo sonno.
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Le Cronache Scarlatte - Il Cavaliere
FantasyIn un mondo dominato dal più profondo blu del Mare, gigantesche e abominevoli Creature Marine dalle esecrabili fattezze vagavano dandosi battaglia. L'unico colore presente era il blu, che rendeva il tutto apatico e monotono. In quel mondo non v'era...