28. La Confraternita Dei Ladri

124 5 4
                                    

"Maledetto ladro! Possa il sacro sangue scongiurare il rosso dalle tue putride carni!" Inveì, furioso, Cobaltius subito dopo la perdita della sua unica e sacra arma.

"Giuro che caverò gli occhi di quel dannato scherzo della Creazione Scarlatta con i miei cerulei guanti!", continuò adirato.

"Chetati, fratello" disse Argentius, "conosco questa sordida città come il manico del mio fioretto; e a giudicare dalle sue aggraziate movenze, quello lì era di certo un componente della Confraternita Dei Ladri. Ora sarà tornato nella loro base, la tua spada è di sicuro lì."

"Chiunque questi esseri incappucciati siano, domani li troveremo e li staneremo, uno per uno! Anche se dovessero essere milgiaia!" Aggiunse Romantius.

"A dire il vero" rimbeccò Il Corvino Lucente, "nessuno sa quanti essi siano, qui essere ladri è di prammatica. Solo tre membri sono conosciuti e temuti in tutta Pira: i fratelli Rapidarto, Dago e Scassio, e Bella Scon.

Essi erano gli ultimi nobili rimasti nella Città Dei Fuochi Sabbiosi dopo la Guerra D'Ocra. Presero il potere con la forza e, soprattutto, con i furti, elevando alla massima potenza l'essere ladri. A contenerli sono rimasto io; loro sono un altro motivo insieme alla mia interminabile fedeltà di Corvino, per il quale non ho ancora abbandonato questo rudere. Credetemi... questi maledetti vampiri sono assai forti; Immaginate vederli scorrazzare e razziare per le nostre già avvizzite terre."

"Perché non li hai ancora uccisi?! Sei un Corvino, loro sono beceri vampiri." controbatté Il Corvino Bluastro.

"Siamo giunti ad un compromesso: i miei ricchi pagamenti provenienti dalla Capitale Dorata sarebbero dovuti andare per metà anche a loro, inoltre non avrei mai dovuto bloccare nessuno dei loro furti, dovevano avere libertà di rubare in poche parole. Sarebbero però dovuti rimanere a Pira finché la mia argentea armatura fosse presente all'interno delle sue bruciate mura."

"Tu sei pazzo Argentius, come fai a fidarti di certi masnadieri?!" Rispose contrariata sua sorella.

Con serietà, allora, Il Corvino Lucente alzò sua sorella per il collo e con intransigenza disse: "ricorda sorella, in questo dannato mondo il maledetto oro compra anche il più puro dei cuori... sia maledetto il giorno in cui è stato rinvenuto..." poi, con fare regale, nonostante il gesto brusco, posò delicatamente a terra la scioccata sorella, che stava perdendo fiato; poi, accompagnato dal tossire di Romantius, disse "ora sbrighiamoci, sta per fare notte..."

"Questi ladri ti stanno dando alla testa secondo me." disse uno stralunato Cobaltius dopo quella minacciosa scena; "sarò matto ma almeno io dormirò in un letto stanotte, a differenza tua che non ti muovi. Vuoi assopirti su questo cupo terreno?". Detto ciò, Il Corvino Bluastro seguì minuto i suoi fratelli, che erano già più avanti.

Dopo pochi minuti, i tre Corvini giunsero nella bigia torre di Argentius e passarono lì l'inesorabile notte del Regno Dei Principi.

Il mattino seguente, Cobaltius fu il primo a svegliarsi, dopo di lui Romantius ed infine il padrone di casa.

I tre non persero tempo e subito si sedettero attorno al grande tavolo ellittico del lussuoso salone della Guglia Di Argentius per discutere un piano su come riprendere il flagello del Prigioniero Della perfezione Blu.

Fratelli, statemi ad ascoltare per bene" incominciò l'anfitrione seduto al centro dei due fuochi del tavolo ellittico, " lo stanziamento di quei banditi è un grande maniero in rovina. E' una delle poche cose erette in pietra trovabili a Pira, non dista molto da qui. In esso vi è sempre stanziata la triade che vi ho presentato prima; escono poco, fanno fare il lavoro sporco sempre agli altri ora che sono accordati con me. Non appena arriveremo lì, diventerò invisibile e quatto quatto andrò a cercare la tua spada, Cobaltius.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora