52. La Città Di Granulato

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In quel momento stavano ripercorrendo la strada colma delle bigie statue draconiche, ora tutte sfigurate e flagellate dalla battaglia. 

A passi lenti, proseguivano. Un po' perché Solumn voleva dare conforto al Cavaliere che di energie ne aveva perse molte e un po' perché invero il suo andamento era proprio quello.

"Sai, Cavaliere." Incominciò il servitore del Dio del Fuoco con ossequio, "Erano anni che aspettavamo la tua venuta qui a Brace. Ora che sei qui abbiamo finalmente le conferme che la Madre di tutte voi Creature gelatinose non era una bugiarda."

Nel frattempo avevano valicato il colonnato che li avrebbe intromessi nella città.

"La Dea Cristallina aveva sempre temuto il peggio sin da quando gli Oriferi avevano rinvenuto quel maledetto materiale. Quel materiale così simile a loro, così abbacinante, dentro quell'angusta montagna, ove ora s'erge la fantomatica Capitale Dorata."

Solumn si fermò e rivolse gli occhi al finto cielo arancione. 

"Noi del Popolo Rosso non abbiamo mai visto la sublimità di questa Capitale, ne abbiamo solo sentito parlare da quelle due stupide guardie che anzitempo hai abbattuto...prima conoscevamo solamente Aurelia, la vera Capitale! 'Il Centro della stella' la chiamavano!

"Ora per quanto s'è espansa dovrebbe essere il centro del mondo, non d'una becera isola a forma di stella...sono anni che oramai ci calpesta." Proseguì abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhioni con un impropero. 

Il Cavaliere posto qualche passo più indietro, fermatosi anche lui poco prima della soglia di Brace, squadrò di nuovo la vetusta Creatura, ma con occhi diversi. In lui ora vedeva un profondo rancore mai colmatosi, quasi lo compativa nella sua apatica guisa.

Solumn si girò. 

"Cos'hai?" 

Rimbeccò guatandolo. 

"Anche il tuo passato non è scevro dalle agonie? Ripensi anche tu a qualcosa che t'ha fatto star male nonostante tu sia così giovane, mio Cavaliere?"

Dopo una fugace occhiata con l'Ultimo degli Ultimi si rivoltò e ricominciò a camminare, cominciando a immergersi nelle affollate vie della Città di granulato. 

"Preparati, oh Creatura cristallina. Le strade inizieranno a salmodiare per la tua venuta.

"Sulle spalle porti un grande fardello. Opporsi all'oro è un'impresa non facile. Eppure tu hai ubbidito a chi t'ha impartito di abbandonare ogni pensiero e focalizzarti sulla tua inenarrabile missione, purché tu fossi niente meno che una goccia, priva di ragione e freno inibitorio alcuno, che magari t'avrebbe occluso dal farti iniziare questo viaggio."

Sommesso, con la grossa punta che da davanti riluceva, il Cavaliere udiva il monito del suo traghettatore.

"Chissà se sei davvero tu il Prescelto...l'insperato l'Ultimo degli Ultimi.

"Presto lo sapremo, non preoccuparti...ora faresti meglio a goderti la letizia che la gente di questa contrada ha da offrirti."

Appena entrati nel vivo delle strade di Brace il Cavaliere venne sorpreso dalla vivacità della zona, che pur essendo nelle più profonde viscere del pianeta non peccava certo di movida.

Per ogni ciglio delle cremisi vie della città v'erano neri candelabri ricolmi di candele, attorniate da un potente alone di fuoco paglierino. 

Esse erano disposte in maniera irregolare innanzi case, chiese, locande e torri.

Talune erano inastate, talune erano totalmente prive di base ed erano sorrette solo dal loro cero, poste sul polveroso terreno che le insozzava di vermiglio. 

Di giallo fuoco rilucevano e contrastavano il rosso che fuoriusciva dalle strade a ogni passo degli stivali dell'Ultimo degli Ultimi, il quale si sentiva osservato. Il braccio che perdeva acqua e le sue fattezze umanoidi facevano fervere i visi d'ogni Creatura presente nelle affollate strade di Brace.

Nani dagli occhi arancioni e spiriti traslucidi primordiali potevano essere scorti ad attizzare candele o a pregare presso templi o grosse statue ritraenti la stessa figura presente sul colonnato d'ingresso.

Tuttavia, adesso ognuno di loro s'era girato. I nani rimasero a bocca spalancata; gli spiriti quasi smisero di fluttuare. 

Avevano intuito che l'Acqua finalmente era tornata; quel guerriero gelatinoso per loro era il tanto agognato foriero di rinascita. 

Solumn continuava la sua marcia. Condusse il Cavaliere in una piazza che aveva al centro una grande fontana candida a due piani infervorata su ognuno da un inestinguibile fuoco vorticoso; esso andava a conformarsi sul piano più rialzato a forma di tridente, l'arma del Dio Ardente. 

L'Invocato dell'Acqua non s'era ancora voltato, guardava solamente la testa cuneiforme del suo traghettatore dirigersi verso il centro del piazzale. 

Ecco che quest'ultimo diede un colpo d'occhio e ammiccò al Cavaliere, facendogli segno di girare lo sguardo. 

Così egli fece. 

Una bolgia di Creature dalle pigmentazioni calde lo seguiva, e ora faceva per mettersi in circolo alla piazza, che a poco a poco si faceva sempre più gremita.

Il Cavaliere nei suoi occhi cristallini fu rapito da un balenio di stupore: si sentì rispettato, riverito, sempre più potente, anche senz'un arto. 

A un certo punto una figura incappucciata si fece strada con forza nell'arancione baraonda.




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