20. L'Arrivo Nella Capitale Dorata

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Il Corvino Nero, mentre perseguiva il suo cammino in sella al suo spettrale Notturnio, incontrò dinanzi a se un'enorme figura alta almeno quattro metri. 

Aveva 'l'egemonia' di quella zona paludosa che Nubius aveva imboccato, appena uscito dal Deserto Dorato, per sviare dalla foresta predominata dagli odiati nani che lo avevano rapito settimane fa. 

Quel non troppo profondo terreno di sangue scarlatto risultò l'opzione migliore al Prigioniero Della perfezione, in quanto dominato solo da becere Creature innestate e da grossi insetti che ronzavano attorno a quegli altrettanto imponenti e grotteschi alberi, i quali, per ragioni ovvie, non potevano più nutrirsi di sali minerali, ma di plasma.

Questo aveva conferito loro una conformazione distorta ed esecrabile, con i loro crini che attingevano alle fauci del più vorace dei draghi.

I potenti zoccoli dello scheletro nero del cavallo del Capo Dei Corvini, al vedere quell'inusuale gigante sguazzare nel sangue, si fermarono dalla loro incessante corsa. 

Anche quest'ultimo si fermò dal suggere con la sua testa cava i residui di una grossa gamba di un suo consanguineo. Dopo averla buttata in quel lago di sangue, guatò infastidito i disturbatori del suo sacro pranzo.

Altresì Roselius, appena fuoriuscito da quelle ardenti sabbie, incontrò qualcuno; ma questo qualcuno era assai più razionale del nemico di suo fratello: costui era il padre dello stregone che aveva partecipato al Festival Della Lama.

"Assumere il ruolo di Giullare Della Carneficina dev'essere un grande fardello nevvero?" Esortò il barbuto mago.

"Chi sei? Che cosa vuoi da me?!"

"Oh non ha importanza dirti chi sono... mi basta sapere chi sei tu, maledetto uccisore di figli! Avresti dovuto pensarci due volte prima di tagliare il collo ad un Ustalf!" Disse l'iracondo stregone iniziando a preparare fiamme violacee dalle sue mani. 

"E così ti vuoi vendicare per tuo figlio? Sei così onorevole, ma anche stolto... quasi ricordi il sottoscritto.

Devi sapere che anche io devo andare a vendicarmi, a vendicarmi delle mie stesse gesta! Le quali sono assai più gravi della morte del tuo stupido figlio! Avresti dovuto sapere che il Festival Della Lama non risparmia nessuno!" 

"Per questo devo rimuovere questo tuo grande fardello!" Seguitò scagliando delle palle di fuoco viola.

"Tu non hai idea di chi ti sei messo contro lurido Corvino! Gli Ustalf non muoiono mai!"

Dopo essersi fatto colpire, senza provare nemmeno a schivare o parare quel futile fuoco, Roselius balzò in aria, poi, con voce pacata e decisa, disse: "Non m'importa, chiunque di voi s'avventerà contro Il Corvino Rosso verrà dilaniato..."

anche il suo cupo fratello, con l'aiuto del maestoso Notturnio stava saltando tra le grandi radici allignate all'interno di quel vermiglio terreno, cercando di stare alla larga dai rovescioni e dalle sbracciate di quel depensante colosso. 

Esso era diverso da tutti gli altri giganti: i suoi piedi erano tozzi e piccoli; le sue gambe robuste e forzute, come per le braccia; il busto marchiato da numerosi tagli, provenienti forse da qualche sventurata belva che aveva provato a cibarsi del suo corpo di corteccia bigia; infine la sua testa era cava; i suoi organi sensoriali, infatti, albergavano tutti nel suo cuore, locato nel pieno centro del suo corpo: appena sopra il bacino.

Quella grossa corteccia raffazzonata si dimenava nel mezzo di quegl'irti alberi grotteschi, torcendoli e sradicandoli. 

Tutto questo rendeva più difficile a Nubius lo schivare, il quale oltre al gigante doveva pensare anche agli alberi, fino ad ora parsi innocui. 

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora