33. Dipinto Dallo Scarlatto

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Fandel disse: "Vediamo cosa sai fare 'Tempest-Cavaliere'!",

Landel continuò: "Si! Dimostraci d'essere il prescelto e sbarazzati di questi mostri occhiuti!".

Un gruppetto di circa venti elfi, più Il Cavaliere, era stato circondato da cinque tarchiate Creature con una notevole bava rossa alla bocca.

Proprio come per le lacrime, il sudore e la saliva, anche la bava di tutte le Creature della Stella A Quattro Punte era rossa. Era accesissima. Era vero e proprio sangue. 

Adesso il raggruppamento formato dagli Elfi ed Il Cavaliere era anche circondato dal Sangue, il quale aveva creato un macabro circolo che li racchiudeva come una prigione. 

Le guardie di quella scarlatta galera erano nient'altro che quelle nere e muscolose Creature.

Con grotteschi mugugni e ruggiti l'intimidivano; con la loro lunga e viscida coda battevano il terreno e lo smuovevano; con i loro denti digrignati impaurivano; e con i loro muscoli ben definiti e forieri di sventura rendevano mesto l'intero paesaggio.

Avevano tutto il viso ricoperto da occhi di media o piccola grandezza; ma la cosa che li rendeva veramente esecrabili era il loro ciclopico occhio posto al centro del loro ripugnante volto. 

Era macroscopico ed occupava altresì maggior parte della zona della fronte. In esso potevano esser scorte delle vene: un po' rosse ed un po' verdognole.

Erano posizionati come dei Gargoyle: le braccia completamente distese sul terreno cinte dalle gambe piegate. Con questa posizione riuscivano anche a mostrare meglio la loro notevole massa.

Il Cavaliere si trovava nel pieno centro del cerchio con gli Elfi che gli facevano da 'scudo'.

Landel disse: "Avanti Prescelto! Va' avanti e demoliscili!".

L'Invocato Dell'Acqua venne spinto fuori dal circolo elfico, buttato in pasto a quelle belve.

Non appena quelle bestie lo videro emergere dal mezzo di quelle orecchie a punta, iniziarono a sbavare come mai prima. Erano inebriati dall'odore del Principio Scomparso. 

I loro versi erano il misto tra un sibilo ed un ruggito ferino. 

Il Cavaliere sospirò, subito dopo sguainò la sua spada a spirale. Essa, però, non aveva la lama. C'era solo l'elsa. Ad un certo punto, alle sue spalle, balzò uno di quegli oscuri mostri. Con una singola sbracciata scaraventò via tutti gli Elfi Di Terra messi in circolo.

Adesso l'unico avversario di quelle belve, era colui che avrebbe dovuto riportare nel regno ciò che era scomparso per un secolo.

Cinque contro uno; uno contro cinque; l'acqua contro la bestialità. Una belva posta dirimpetto al Cavaliere gli balzò addosso. L'Ultimo Degli Ultimi non aveva scelta: dalla sua empia spada doveva far fuoriuscire la lama a spirale d'acqua donatagli dai Grandi Occhi Celesti. 

Questo gli costava l'alleanza con gli Elfi Di Terra, visto che anche loro, essendo Creature provenienti dalla Creazione Scarlatta, soffrivano la sete. 

Il Cavaliere non ci pensò due volte e con un mirabile salto balzò dinanzi le miriadi di occhi che quel mostro aveva sul viso, e a spada tratta incise un millimetrico taglio sull'orrido volto della Creatura. 

Ella cadde a terra. L'Invocato dell'Acqua aveva fatto aprire parecchi dei suoi uggiosi occhi, ma soprattutto aveva tagliato quello centrale: il loro 'Occhio Madre'. 

La fiera aumentò il volume dei suoi serpeggianti ruggiti mentre si teneva la faccia e gli occhi con le mani.

Mentre era seduta su un piancito di sangue, ad un certo punto tutte le altre belve diressero il loro sguardo verso il loro sconfitto compagno e lasciarono in disparte la loro preda numero uno.

Mentre la fiera sconfitta dal Cavaliere continuava a strillare e gridare, venne accerchiata dai suoi altri quattro simili. Li riusciva a vedere grazie a qualche occhietto uscito indenne dal fendente cristallino ricevuto anzitempo. 

Senza dire una parola, dopo averlo guatato per qualche secondo, iniziarono a banchettare con il suo dolorante corpo. Grosso e massiccio com'era, c'erano cibarie per tutti; magari anche per qualche acciaccato Elfo.

Chi le strappava la carne, chi le ingoiava qualche occhio, chi le scorticava le gambe; tutto questo seguito con gli incessanti strilli della malcapitata. 

Il Cavaliere era diventato eburneo in viso alla veduta di tale gesto, al che fece 'scivolare' la lama della sua spada sul fianco destro, pittato proprio dal sangue della Creatura per la quale provava astio qualche attimo prima. 

La bocca di quei mostri non osava porsi limiti; era tutta rossa e insozzata da macchie di sangue qua e la. Tutto ciò, però, era nella norma per i Guatatori. Attaccano sempre a piccoli gruppi, ed il primo del gruppo ad essere sconfitto viene divorato senza pietà. Questo perché per gli altri partecipanti del gruppo viene messo alla berlina, e proprio per scagionarlo dalla derisione se ne cibano vilmente, anche perché non disdegnano affatto, di tanto in tanto, avere i loro simili nella pancia. 

Il Cavaliere adesso poteva attaccarli alle spalle; non pensò più alla 'povera' belva che aveva sconfitto, pensò solo ad una cosa: a proseguire il suo cammino, e per farlo doveva uccidere senza pietà quelle invise Creature. 

In men che non si dica, come se si fosse sciolto, divenne una goccia d'acqua. Iniziò a strisciare sul terreno di quella steppa. Era veloce quando assumeva le sembianze del Principio scomparso, assai veloce, poteva anche andare sotto terra, e così fece.

I Guatatori continuavano a mangiare i resti del loro compagno, che pelle e ossa di certo non poteva più gridare. Non lasciavano rimasuglio alcuno, leccavano ogni osso, non si facevano scrupoli. 

Il loro subdolo banchetto, però, fu interrotto dall'Invocato Dell'Acqua, che dal terreno sbucò sotto il piatto preferito da ogni Guatatore a spada tratta distrusse tutte le ossa e i pochi pezzi di carne che la belva distesa aveva ancora attaccati a se. 

Le altre fiere con la bocca salivante osservarono stupite l'entrata in scena della loro prima preda, la quale, in un batter d'occhio, non appena riscese a terra tagliò loro le gole con un millimetrico fendente a semicerchio. 

Questi erano i poteri che Il Grande Occhio Celeste Blu gli aveva donato; questi erano i risultati di quelle assurde convulsioni di quella notte. 

Il sangue scoppiò come una bomba; dipinse il terreno e i pochi alberi circostanti, e con loro Il Cavaliere che, sospirando con la spada ancora messa in orizzontale all'altezza della spalla destra, era tutto coperto da sangue. 

Adesso oltreché dall'odore dell'Acqua, era profumato anche dalla cosa che più ammiccava al Principio scomparso: il Sangue, infatti appena si voltò verso il gruppo di Elfi scaraventati antecedentemente, li vide eretti. Lo fissavano quasi come i Guatatori lo fissavano prima; sembravano affamati; sembravano inebriati da quel mistico odore generato da Acqua e Sangue, altresì i suoi unici amici: Fandel e Landel.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora