26. Pira

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Dopo quel cosmico scontro, s'arrivò al pomeriggio, e il viaggio di Cobaltius e Romantius era giunto al termine. Azalea atterrò su un avvallamento di arenaria prospiciente a Pira.

I due fratelli, dopo esser stati velati da una grande coltre di polvere innalzata dalle maestose ali del drago, discesero con calma dalla groppa del loro destriero e si diressero solerti verso quell'agglomerato di torri grigiastre e nere.

Pira era il sobborgo meno in rovina, anche se sempre allo sbaraglio; li almeno c'era del commercio, c'erano parecchie Creature e soprattutto c'era aria di ribellione.

Da quando Rupestride divenne capoluogo, la città dei fuochi sabbiosi venne, però, lasciata a sé stessa, manchevole di guida e pensiero da parte di Rèoro e Malice.

Ora in questa città colma d'irte torri scure e di purulenti vicoli, regnano il contrabbando e il furto; essere ladri è di prammatica se si vuole sopravvivere.

L'unico organismo di giustizia era istituito dall'unica Creatura che vestiva d'un tosto argento in tutto il Deserto Dorato: Argentius.

Quest'ultimo fu incrociato dai due, proprio dinanzi gli scricchiolanti portoni, ovviamente privi di alfieri, della Città Dei Carboni.

Anche se i suoi due metri d'altezza facevano la metà della grandezza della soglia, sembrava che con la sua brillante e lucente stazza provasse a contrastare in qualche utopico modo, tutto il lerciume postogli alle sue spalle.

Argentius teneva sempre l'appuntito fioretto con elsa dorata con la mano del fianco di parte anche quand'era infoderato; questo dava lui una posa più affabile e regale, proprio come il suo modo di essere.

Eticamente era assai avverso da Pira, però in lui c'era un'invincibile fedeltà che lo portava ancora a vegliare su essa.

Dagli stivali all'armatura era sovente scorgergli un inestinguibile bagliore, il quale, anche senza alcun raggio solare, per qualche motivo rimaneva visibile anche all'interno delle infauste e nere mura di Pira.

Tutta la sua corazza era piena di spuntoni rivolti verso sud, i quali, per quanti erano, sembrava andassero a formare le piume di un glaciale corvo.

Tutta la sua schiena era coperta da un regale e fine mantello grigio; infine, il suo cimiero era molto simile a quello a visiera aperta di Romantius e dello sconfitto Nubius; solo che, come il fratello e a differenza della sorella, da quel solco non fuoriusciva nulla tranne che l'oscurità, la quale vela le fattezze d'ogni Corvino.

"Fratello, ci serve ausilio" esortò Romantius col suo bagliore rosa all'interno del suo elmo, "volete finalmente incominciare la rivolta sorella?"

Rispose Il Corvino Lucente senza, ovviamente, degnare i fratelli d'un becero saluto.

"Hai capito bene" rispose Cobaltius "ora io mi trovo accordato con Malice di modo che possa uccidere Roselius. Lui ora è diretto a Brezza Albina per uccidere la futura Dea Del Sangue, si hai capito bene quella stolta m'ha detto così. E' ancora così presa dall'amore non corrisposto col reo d'oro, che ora prova anche a fare anche l'indovina...fatto sta che adesso non s'aspetta un nostro agguato, visto che il mio accordo con lei è l'andare a stanare Roselius nell'estremo est, poi essendo sprovvisti di Corvino risultano indeboliti. Ora la sporca traditrice pensa che mi trovi quasi fra le nevi; invece sono qui."

"L'invenzione della Dea Del Sangue m'ha sempre affascinato" rispose Argentius, " non possiamo però affidarci ai miti e alle frasi...dobbiamo affidarci solamente alle nostre lame, son loro che ci tengono in vita, son loro che ci fan ribellare..."La vivace Corvina Rosa allora prese con la mano destra la spalla del fratello e disse:

"si! E' arrivato il momento di sovvertire gli ordini di Rupestride! Ci prenderemo tutte le loro ricchezze e faremo risorgere le nostre fatiscenti città che difendiamo da sempre!"

Argentius, deciso rispose:" certo che v'aiuterò, aspettavo da tempo questo momento. Ora venite in casa mia, lì la criminalità non ci raggiungerà e ne parleremo meglio."


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