10. Il Gioiello Del Deserto

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Le due grandi costellazioni comparvero. Nubius s'addormentò, e tormentato da quelle atroci parole fece un altrettanto atroce sogno.

Si trovava nel chiostro del castello di Rèoro, nella Capitale Dorata, con i suoi fratelli. Erano tutti inginocchiati attorno al Re. Quest'ultimo dopo averli maledetti con ogni parola del suo ricco e divino vocabolario, aprì per intero i suoi occhi spiritici. Con essi, dopo aver girato il collo a trecentosessanta gradi, pietrificò tutti i Corvini che lo cingevano.

Dopodiché elevò entrambe le sue mani al cielo con i palmi aperti. I suoi arti superiori tremolarono per via dell'energia che stava assorbendo e non appena quel sottile movimento finì, Il Dio Dell'Oro chiuse i suoi palmi pregni di potere.

Questo fece disgregare lentamente, una dopo l'altra, ogni statua dei suoi fedeli Corvini.

L'ultima a disgregarsi fu proprio quella del loro capo, che dopo essere finita in frantumi generò un buco di materia nera.

Quello struggente solco iniziò a risucchiare tutto ciò che lo circondava, tranne Rèoro, che con le mani dietro la schiena osservava freddamente la fine di quel piccolo mondo che aveva dato lui potenza ed egemonia.

Dopo aver visto quell'orrendo spettacolo che attingeva alle parole dette dal Dio Tellurico, Nubius atterrito si svegliò.

Il Prigioniero della Perfezione ansimava, non riusciva a placare quelle folgoranti emozioni che lo tormentavano come mai prima d'ora.

Delle lacrime vermiglie iniziarono a tingere il sabbioso terreno di rosso. La psiche del guerriero più temibile di Princìpia era straziata, così straziata che lo portarono ad emettere un promiscuo pianto indistinguibile fra un lamento di redenzione o depressione.

Il Corvino prima di tornare dal suo superiore sentiva il bisogno di confrontarsi con qualcuno a lui caro, e, stranamente, proprio fra quelle aride sabbie qualcuno c'era. Roselius, uno dei fratelli di Nubius, si trovava nel capoluogo delle quattro province del sud-ovest di Princìpia.

Era di guardia nella città più sgargiante e luccicante del regno tolta la Capitale Dorata: Rupestride.

Essa era conosciuta come "Il Gioiello Del Deserto" viste le enormi quantità di rame ed oro usate per la sua costruzione, eretta da Rèoro più di cinquanta anni fa.

Lì, Nubius, oltre che trovare svago in quel rameggiante lusso, si sarebbe potuto confidare con una delle poche Creature della quale si fidava.

E così, con la sua sovente determinazione, il guerriero oscuro riiniziò il suo cammino, menato dall'incessante brama di smentire quello spirito che aveva preannunciato la sua inevitabile morte.

Rupestride si trovava nel centro del Deserto Dorato, e per raggiungerla, Nubius avrebbe dovuto camminare per un bel po' di giorni.

Mentre il sole marchiava la sua corrotta armatura, il Corvino di tanto in tanto vedeva qualche elfo e qualche orco trascinare con delle corde, delle grigie statue raffiguranti un'enorme armatura che appoggiava le sue due mani su d'un gigante spadone che culminava con la punta tra i suoi appuntiti gambali.

Più vedeva quei simulacri, più rammentava l'immagine di Rèoro che sgretolava i suoi fratelli.

Il cammino di Nubius era tormentato da inenarrabili visioni: Il Dio Dell'Oro che creava un nuovo mondo, lo spirito del Dio Della Terra che lo addolorava, Il Cavaliere che lo sconfiggeva...

Ad un certo punto una freccia avvelenata lo colpì sulla parte destra dell'elmo. Proveniva da un trio di elfi incappucciati, situati su una rupe adiacente.

L'Inscalfibile Corvino, adirato s'avvicinò a quelle sei orecchie appuntite con uno scatto fulminante, e una volta sotto la grande roccia si elevò in aria con un balzo strabiliante.

Mentre atterrava trafisse la testa dell'elfo che si trovava al centro del gruppetto.

Cadde con la spada conficcata nel cranio dell'ucciso elfo e da terra, sganciò il corpo esangue della sua vittima dalla spada alzandola con violenza; il cadavere prese una traiettoria parabolica, e finì infilzato nel busto per via d'un ramo di uno di quegli sporadici alberi di quell'arido ammasso di giallo ocra.

Con la spada tesa verticalmente, Nubius da accovacciato girò su se stesso in meno di un attimo, e con delle falciate lancinanti, prima che i due masnadieri se ne accorgessero, tagliò loro le gambe.

Con i due neonati cadaveri che venivano a poco a poco graffiati dal caldo sole, il Corvino ribalzò giù da quella rupe, e proseguì il suo cammino verso Rupestride.

Quando la notte calò, Nubius si era avvicinato abbastanza al Gioiello Del Deserto da scorgerne le innumerevoli guglie;

e per ottenere un lieve riscaldo in quella gelida notte desertica, piantò con forza la sua spada nel terreno, e dalla sua elsa fece uscire delle definite fiamme nere e bianche, che oltre ad illuminare La Stella A Quattro Punte con la luna, scaldavano il tormentato Nubius che, nonostante fosse ancora parecchio scoraggiato, si sentiva galvanizzato da quello scontro avvenuto anzitempo.

Passarono due settimane, ed il pellegrinaggio del Corvino Nero stava per culminare:

i rossastri pinnacoli di Rupestride erano più vividi, e il Corvino era pronto a rivedere dopo tanto tempo un suo caro consanguineo.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora