53. Sodali & Sovrintendenti

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Era velato da una tunica tutta nera e un poco bruciacchiata ai lembi.

Dal cappuccio trapelava solo oscurità.

Tutte le Creature al sentire la sua riverita guisa appropinquarsi s'aprivano lasciandogli la più semplice delle strade da percorrere.

Superata la folla si diresse nel centro della piazza, dal Cavaliere e da Solumn, il quale aveva impresso un sorriso sornione in volto.

Si fece sempre più vicino alla fontana, che pareva far ribollire ancora di più il suo acceso fuoco sapendo della presenza dell'incappucciato figuro. 

Non appena fu abbastanza vicino a essa, placidamente estrasse le sue vetuste mani dalle maniche. Tutte rugose e sporcate d'un grigio opaco rivolsero i loro palmi verso il fuoco, che iniziò a ombreggiarle.

Poi, il senescente issò entrambe le braccia, e iniziò a fondersi con il fuoco. 

Brace, il suo corpo divenne; a piccoli tocchi; a piccoli fuochi, i quali iniziarono ad aleggiare attorno alla fontana.

Le fiamme s'attizzarono ancora di più, divenendo così grandi che quasi inglobarono il Cavaliere e Solumn. 

La folla emise un boato di stupore. Non avevano mai visto un fuoco così, seppur di fuoco fossero fatte.  

La cenere del vetusto figuro iniziò ad avvilupparsi alla fontana, circondandola con una spirale che ascendeva alla cresta dell'incendio.

Uno spettacolo di fiamme s'insinuò negli occhi di tutti i presenti, che erano rimasti di stucco dinanzi una siffatta meraviglia. 

Altresì gli occhi cristallini del Cavaliere si marchiarono d'arancione. Solo Solumn non guardò. Rimase con gli occhi chiusi dando le spalle alla scena, come se lo aspettasse chissà da quanto. 

Il crepitio del fuoco della fontana era divenuto un frastuono, che finì con un suono attingente a un ruggito quando le ceneri cessarono il loro volteggiare.

Dopo il loro fragore, le fiamme tornarono alla normalità e sopra di esse qualcuno si era conformato. 

Una figura senile, con la pelle tutta bigia e il corpo pieno di rughe era stanziata sull'apice della fontana, che con il suo fuoco lo imbeveva. 

In volto, sopra gli occhi, in quel momento chiusi, aveva un cipiglio bruno, come la sua controparte arancione; varie spine che lo contornavano dal mento fino alle appuntite orecchie; delle pitture nere che ammiccavano a delle gocce corrergli lungo le guance e sulla sua calva testa; infine, risaltava, fra tutte le sue particolarità, un grande squarcio circolare sulla sua pancia che lo trapassava per intero.

Sembrava tracciato con un compasso. Era fatto con una mirabile perizia. Chissà da chi. Chissà con cosa.

In esso si poteva ancora scorgere dell'orribile pelle incrostata e deperita. 

Il resto del suo corpo era nudo, privato di pudore. 

Era coperto solo in vita da dei logori bendaggi, che coprivano ciò che si doveva e si poteva coprire.

Dopo un sospiro schiuse i suoi grandi occhi argentei. Aveva uno sguardo solerte stampato in quell'esecrabile volto. 

Lentamente, girando la testa di trecentosessanta gradi scrutò la trasecolante platea, che non la smetteva di vociare.

Tutti si zittirono e lo iniziarono a guardare, un po' spauriti e intimoriti.

"Bene!" Esortò potente con la sua roca voce. "Finalmente avete deciso di tacere, popolo di Brace!

"Guardate come ribollono oggi le fiamme della fontana, sarà un segno del destino?

"La risposta è affermativa. Le Fatali stelle finalmente hanno ascoltato le nostre preghiere!

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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