17. Seblùsia

93 5 2
                                    

Mentre Il Cavaliere doveva ancora sgranarsi gli occhi, le due figure che lo guatavano, che poi si sarebbe scoperto essere Elfi Di Terra, ad un certo punto si accovacciarono.

Con degli atavici sguardi fecero passare qualche secondo per dare tempo all'invocato dell'acqua di svegliarsi completamente.

Non appena le pupille del Cavaliere furono ben dilatate, all'unisono i due elfi iniziarono a parlare con una petulante voce: "Abbiamo visite a Seblùsia!"

"Fandel, non sarà mica uno di quei Tempestosi che ci hanno esiliato?!"

Seguitarono con una breve risatina stridula che pareva lunga un lustro.

"Oh no, Landel. A giudicar dalla corazza costui mi pare proprio uno di quei dispersi cavalieri di quella putrida dea."

Dopo le parole di Fandel, risate ancora più grossolane fuoriuscirono dalle acute bocche dei due fratelli.

"Dunque 'Tempestcavaliere', se ti puoi chiamare così, da dove vieni? Chi sei?! Chi ti ha mandato qui!!?"

Al Cavaliere era stato si donato un corpo abile ed ottimi armamenti, ma vuoi per non far parlare i suoi pensieri o per non farlo interagire con nessun altro, non gli era stato conferito il dono della voce.

"Landel ma non vedi che non parla? è muto come un orco senza denti!"

"Ah gli orchi! Bella questa Fandel! Tornando a te..."

Le parole dell'Elfo Di Terra vennero interrotte dalla Viverna che li accompagnava. Un grosso ed inaspettato sbuffo di fuoco uscì dalle sue ardenti narici che spaventò i due elfi.

"Fuocha, non mettertici anche tu! Stiamo interrogando un nostro prigioniero." Rispose Landel seguitando insieme a suo fratello con una risata ch'era di prammatica.

La solenne viverna si chetò, abituata, come tutte le altre della sua specie, al triviale comportamento di quasi tutti gli elfi che abitavano quelle cerulee caverne antiche.

"Vedo che con te hai una spada d'ottima fattura amico mio!" esortò Fandel.

"Ho un'idea! Se non vuoi che di te venga fatto un pasto per le nostre viverne, giuraci d'offrirci il destro per la nostra rivincita contro quegli orrendi spiriti traslucidi che abitano le nostre vecchie montagne!

"Si! Ci siamo stufati di vivere sotto terra! Rivogliamo le fredde e gelide montagne!"

Le condizioni vocali del Cavaliere non erano cambiate, per cui rimanendo in silenzio, quegli elfi, resi stolti dal sottosuolo, pensarono che avesse accettato e in un batter d'occhio lo fecero salire insieme a loro sulla groppa di Fuocha.

Dissero alla saggia viverna di portare il loro nuovo guerriero da un certo Aaris.

Mentre sorvolava la dimenticata Seblùsia, il Cavaliere poteva ammirare quanto quell'abisso tinto da ogni tonalità di blu fosse peculiare e suggestivo.

Rustiche case agglomerate su entrambi i lati di quell'estesissimo canyon. Ogni tanto qualche gialla luce, che proveniva da delle potentissime lanterne posate di tanto in tanto su qualche tetto, contrastava notevolmente i pigmenti naturali di quel gigante anfratto.

Dopo svariati minuti di volo la viverna atterrò sulla circolare cima di un altissimo tumulo. Non appena poggiò i suoi artigli innalzò moltissima polvere, la quale accompagnò i tre nella loro discesa dalla nera groppa di Fuocha.

Discesero su una superficie così colma di polvere, che quest'ultima aveva creato un blocco cilindrico alto più di venti metri, chiamato di sovente dagli elfi "Tumulo Delle Viverne".

L'area piatta di quella torre polverosa era assai larga, infatti in essa in quel momento albergavano più di quindici viverne di poco più grandi di Fuocha, la quale era quasi alta come due uomini messi l'uno sopra l'altro.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora