4. Il Corvino

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NOME DELLA CANZONE:
Undertale-Battle Against A True Hero

*E' consigliabile far partire la melodia quando è richiesto*

L'invocazione della voce empirea era riuscita. Da terra s'innalzò un individuo che aveva tutta l'aria di essere uno dei Cavalloni della Dea pietrificata.

" Tu appartieni all'ultima schiera dei miei cavalieri. Tu sei l'ultimo a cui ho dato fiducia con la mia convocazione. Tu sei l'ultimo della tua stirpe, e tu riporterai Princìpia alla normalità. Eliderai da questo orrendo mondo la disparità portata dal vile sangue scarlatto.

"Per farlo dovrai sconfiggere colui che preferirei chiamassi Rèoro, più che Dio Dell'Oro. Egli è stato colui che ha scatenato la sostanza rossa, quel liquido ferreo che ha portato con sé la disparità, la morte, l'oscurità, le emozioni, il crudele amore e ha fatto evaporare da tutta La Stella A Quattro Punte uno dei cinque principi originari.

"Col suo potere, tutte le Creature che sono venute fuori dal sangue sono state istruite dai suoi cavalieri d'ottone ed egli stesso, a servirlo ed a portargli rispetto.

"L'istruzione di tutte le generazioni di Creature da cent'anni a questa parte viene dalle loro menzogne.

"Queste nuove creature però non conoscono la verità, ed ora vagano fra le aspre terre di Princìpia in cerca di un qualcosa di mistico che possa placare la loro incessabile sete.

"O cavaliere, quel qualcosa di mistico che queste efferate e corrotte belve cercano è proprio l'unico principio che è venuto a mancare, e tu lo conservi in te sin dalla prima goccia che t'ha formato; la loro feroce arsione è continuamente placata, fortunatamente, dal Sangue, che ormai scorre in ogni angolo dell'isola e permette loro di abbeverarsi, senza però trovare mai un equilibrio nella loro perennemente secca gola, e no l'acqua che accerchia le quattro punte è acida, porterebbe loro ancora più dolore...

"Prima del tuo momentaneo congedo ti donerò il corpo della creatura più all'avanguardia di Princìpia: L'uomo! La più intelligente e equilibrata fra le creature partorite dall'aberrante sostanza vermiglia.

"Con questo corpo potrai brandire spade, asce, alabarde e spadoni; potrai indossare armature di ogni tipo, ma per far rintoccare all'infinito il nostro patto ti donerò io stessa una sgargiante spada ed una lucente armatura.

"Prendi questo cristallino gladio, e indossa quest'armatura benedetta dall'essenza della vera acqua! Ora abbandona la tua velleità e va, ultimo dei miei ultimi cavalieri! Che non ha un nome! Che non ha utopia alcuna! che è l'unica fonte di ristoro delle belve! che deve riformare un Principio! Che la profanata acqua sia con te!"

Ora che era bardato a dovere, L'Ultimo Degli Ultimi Cavalieri poteva abbandonare "il cimitero dell'acqua" e, come gli aveva detto la suprema voce, abbandonare la sua velleità per raggiungere il suo inenarrabile scopo.

 Non appena il Cavaliere mise piede su una delle poche praterie rimaste in tutta Princìpia, vide una pletora di lapidi che dominavano tutta l'erba avvizzita del nord-ovest del regno.

S'estendevano per chilometri; su di esse vi erano degli epitaffi, epitaffi dei guerrieri della Guerra dell'Evaporazione. Rèoro, comunque, volle dare una degna sepoltura a tutti coloro che al meglio si distinsero nel conflitto, altresì ai suoi nemici, a costo di ergere un colossale cimitero, quale il solo limite era il Mare Acido.

L'Ultimo degli Ultimi scorse una vistosa stele posta poco dopo l'entrata del Cimitero dell'Acqua. Era decorata da una moltitudine d'incavi floreali e da qualche appuntita guglia; al suo centro vi era scritto 'qui vi giace la cavaliera Rives, prima spada della Dea Cristallina.'

*E' CONSIGLIABILE FAR PARTIRE LA MELODIA DA QUI*

Mentre la guatava con oculatezza e stupore venne colto da un presagio che lo portò a girarsi di scatto. Ecco che dinanzi a lui comparve un guerriero nero da cima a fondo, il quale visto dirimpetto sembrava che dal cimiero gli s'allungasse un torvo becco oscuro, come quello di un corvo.

Quando quell'armatura nera e aguzzata con punte e spine che sembravano taglienti piume nere iniziava ad avvicinarsi, il cavaliere estrasse dalla fodera la divina spada a spirale donatagli dalla voce. Stessa cosa fece quell'essere che sembrava essere la notte in persona.

La sua spada, una volta sfoderata ed impugnata orizzontalmente alla stessa altezza delle spalle con il braccio destro, aveva lasciato una scia curva di particelle stranamente auree.

Fatta vedere la sua spada al cavaliere toccava a lui farsi vedere, ma quando alzò finalmente il capo dall'apertura di quello spinoso elmo non pareva esserci vita, ma solo oscurità. Il cavaliere era intimorito da tutto ciò, sembrava che quella piaga nera stesse aspettando la sua venuta da chissà quanto solo per poi ridurlo a brandelli.

Ad ogni passo quell'armatura notturna tuonava; i suoi stivali puntiformi erano sorretti da due piccoli tacchi posti sotto il suo tallone; i suoi gambali dai piedi fino al ginocchio erano spinosi e decisamente più scuri della parte che andava dalle cosce al bacino, la quale era annunciata da due grandi ginocchiere nere con aloni di un colore cupo indefinibile dal viola o dal porpora: le cosce erano borchiate ed accerchiate da un piccolo manto che partiva dai fianchi, e visto da dietro sembrava la coda di un corvo.

Nella parte superiore prevalevano le spine, inoltre era la parte più lucente dell'armatura: essa aveva delle spalliere enormi e massicce, dei guanti doppi e spinosi congiunti alle spalle da un più ribassato strato di metallo nero. Infine la sua pettorina vista da davanti dava all'avversario l'idea di aver davanti la morte fatta a corazza.

Nonostante tutto quel metallo cupo addosso, quel guerriero riusciva ad essere comunque agile e svelto, visto il modo in cui si era diretto verso il cavaliere d'acqua.

Dopo uno scatto felino sferrò un fendente verticale con la sua indistruttibile spada, che incredibilmente aveva un colore candido sulla punta; snaturava però passando verso quell'elsa appuntita come i rami di un albero secolare, la quale era abbellita da un color giallo oro e da un, ovviamente, nero notte; quest'ultimo si propagava fino alla fine della spada.

Quel colpo il cavaliere cristallino lo evitò mettendosi di profilo e balzando di lato. Ora l'armatura nera si trovava scoperta, e proprio quando la stava per colpire ecco che il guerriero nero rivolse con estrema destrezza la spada verso l'imminente colpo del cavaliere.

Un gigantesco schiocco si udì quando quel corvo nero neutralizzò l'attacco a tradimento dell'Ultimo Degli Ultimi. Si trovarono faccia a faccia, e il cavaliere non poteva non ammirare quanto quell'armatura oscura infondesse sgomento e allo stesso tempo stupore in lui, allo stesso tempo, però, doveva rimanere concentrato.

Partivano svariati fendenti da entrambi le spade, i colpi lancinanti lasciavano nell'aria un suono soddisfacente dopo essere stati parati con abilità da entrambi.

Finalmente si ebbe una svolta: il cavaliere nero avvolse la sua spada con un alone d'ombra, e grazie a ciò riuscì a sferrare un colpo così veloce che tagliò il braccio sinistro del cavaliere evocato.

Da egli si aspettava uscisse sangue, ma trasecolò quando vide da lui uscire dell'acqua, che per lui era solo una leggenda che Rèoro gli aveva detto di scordare.

Anche quell'armatura nera aveva emozioni, stranamente, questo diede più tempo all'ormai quasi sconfitto cavaliere, che proprio quando stava per cadere a terra esanime riuscì a sparare un ultimo colpo dalla sua spada.

Un colpo che aveva ereditato dai cavalloni della Dea Dell'Acqua.

Dalla punta della sua spada uscì dell'acqua bollente che finì dritta nel solco dell'elmo del guerriero oscuro. Quest'ultimo venne inondato da un bagno di sangue su tutta la sua armatura, anch'egli iniziò a gridare di dolore prima di accasciarsi a terra sconfitto.

Stessa cosa fece l'altro cavaliere, che senza un braccio aveva compiuto un miracolo.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora