Dopo quella che per qualcuno fu un'atroce notte, il Cavaliere, dopo aver passato l'intera giornata precedente ad allenarsi col suo "nuovo" braccio, si svegliò sempre nella sua umida culla: Il Cimitero Dell'Acqua. Non appena aprì i suoi vitrei occhi blu, la Voce Superiore lo richiamò nuovamente all'ordine.
"Mio ultimo Cavaliere, mia unica speranza, è giunta l'ora che ti dica in maniera più schematica e minuziosa i vari obiettivi del tuo incessante viaggio. Ti avverto, mia ultima creazione cristallina, se dovessi morire mi ci vorrebbero altri cent'anni prima che io riesca a convocare un tuo simile grazie alla forza del mare e renderlo il nuovo Ultimo Degli Ultimi.
"Dovessi fallire, bisognerebbe riiniziare tutto da capo, se mai un capo ci sarà, dato che una volta che Rèoro e i suoi commilitoni scopriranno la convocazione di un erede dei Cavalloni della Dea Dell'Acqua, raderanno al suolo questo posto, e faranno si che il mio spirito non possa più chiedere aiuto al mare per invocare un altro Cavaliere."
Il Cavaliere non poteva emettere suoni, ma dalla sua espressione più che spaurito, sembrava titubante.
"Cosa ti turba mio ultimo Cavaliere? Forse perché ho detto spirito? Devi sapere che ognuno dei cinque dei di Princìpia possiede un'anima, un corpo ed uno spirito e solo la prima di queste tre è mortale. La mia essenza è stata assorbita da Rèoro.
"Questo lo ha fortificato, ma per fortuna il mio corpo è stato pietrificato per intero, quindi non può essere preso dalla follia.
"Anche il Dio Della Terra è privo d'anima. A lui è toccata una sorte ben peggiore, seppur reso cieco dal Dio Dell'Oro nella Guerra Dell'Evaporazione: il suo corpo funziona ancora, ciò implica che la pazzia può domarlo a discapito dello spirito, ed ora vaga a sud-ovest come una belva scatenata e affamata.
"Mio Cavaliere, pensavi che tutti gli dei fossero immortali? Non è così, e tu dovrai cercare di parlare con il loro smorzato spirito, solo esso potrà rivelarti come non addormentarti nella Notte Stellata che avvolge e fa appisolare tutta Princìpia da cento anni. Ahimè, nonostante anche io ora ti stia parlando sotto forma di spirito, non so come si faccia a rimanere vigili nelle dormienti nottate della Terra Dei Principi.
"Gli spiriti degli altri dei, però, lo sanno.
"Loro c'erano anche dopo la mia scomparsa, ed è proprio dopo la mia dipartita che dal cielo s'aprirono quelle due costellazioni colorite e le notti iniziarono ad essere sempre più brevi.
"Ora che sai tutto, possiamo congedarci mio Cavaliere. Non ci risentiremo mai più. Riudirai la mia empirea voce solo dopo che avrai sconfitto il reo d'oro.
"E quando ricomparirò, mi prenderai come consorte in un mondo privo di disparità e sangue. Addio... mio unico Cavaliere."
Le parole della Voce Superiore colpirono nel profondo il Cavaliere. Ora però non era più protetto da quella sontuosa parlata, e doveva affrontare da solo un mondo pieno di insidie.
Chi invece di peripezie ne aveva già affrontate a bizzeffe era Nubius, il quale, dopo aver passato la nottata più spaventosa della sua vita, pieno di collera e marchiato da notevoli chiazze di sangue di nano, si stava recando nel sud-ovest di Princìpia, nel quale v'era ubicato il Deserto Dorato. Lì avrebbe trovato chi che cercava.
Il Corvino Nero andava al trotto grazie al suo fidato cavallo. Notturnio era il suo nome. Egli era l'unico in tutta Princìpia ad averne uno affibbiato. Tutti gli altri cavalli presenti nel reame non erano consoni ad affrontare viaggi lunghi o portare carichi pesanti, benché meno Creature. Verrebbero sfiniti. Il loro organismo ha bisogno d'Acqua per avere energia, ma visto che d'essa non v'è più traccia possono abbeverarsi solo col Sangue dei fiumi che fluiscono nelle Quattro Punte.
E' chiaro che, come per tutte le altre Creature del Regno dei Principi, i cavalli non vengono dissetati completamente dal Sangue, che lascia loro solo una parvenza di soddisfazione che a lungo andare li rende subdolamente sempre più bramanti del Principio che più non c'è.
Tuttavia, Notturnio era diverso. Il blasone di Nubius era dovuto anche dal suo destriero, il quale lo rendeva un ottimo latore e ambasciatore per le veci di Rèoro.
I suoi occhi erano scuri come la notte, illuminati solo da una fioca pupilla bianca che in vano provava a rischiarargli il volto, anch'esso tutto nero, pieno di sfregi e lacerazioni. Segni di quanto avesse combattuto assieme al suo padrone.
La sua criniera, di una tonalità di nero più cupa rispetto a quella del corpo, discendeva lungo tutta la testa. Involontariamente era usuale a garrire la scura chioma, causa della sua lunghezza e foltezza.
La bardatura che Nubius gli aveva messo era di foggia argentea, e brillante rifulgeva sull'ombroso corpo della bestia.
Il Corvino, mentre era al trotto, però, sembrava spaesato. Quasi barcollava e rischiava di auto-disarcionarsi. La sua spada, ora rinfoderata nella guaina, era sempre più nera e le sue parole sempre più macabre.
Tra le sabbie e i terreni aridi che s'iniziavano a intravedere, il Corvino, petulante, ripeteva come ipnotizzato:
'Siano benedetti i Grandi Occhi Celestiali, lode al Sacro sangue scarlatto foriero di rivoluzione.'
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Le Cronache Scarlatte - Il Cavaliere
FantasyIn un mondo dominato dal più profondo blu del Mare, gigantesche e abominevoli Creature Marine dalle esecrabili fattezze vagavano dandosi battaglia. L'unico colore presente era il blu, che rendeva il tutto apatico e monotono. In quel mondo non v'era...