1 - Uno ogni sera

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«Esco»

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«Esco».

Christian appoggia una mano aperta sulla porta e mi sbarra il passo con un braccio. La sua espressione non nasconde quanto lo stia mettendo alla prova in questo momento. Non è mio padre, e come fratello mi protegge troppo. Mi manca l'aria.

«Dove vai?»

«Fuori».

Solleva un sopracciglio e gli scappa un mezzo sorriso che non ricambio. «Non mettermi alla prova...»

«Lasciami passare».

Lo guardo dritto in faccia: ci somigliamo più di quanto lui vorrebbe. Gli occhi verdi sono di nostra madre, hanno la stessa forma selvatica che rende il viso così particolare. Il carattere di Chris, però, è quello di Jack, nostro padre: impulsivo, esplosivo e distruttivo. Io non l'ho conosciuto, ma non dev'essere stato un bel tipo e mio fratello non ne parla mai.

Quando mi urla contro sento la paura sotto le sue parole, il suo bisogno di avermi ancora bambina, al sicuro tra le sue braccia come eravamo tanto tempo fa, quando vivevamo in casa della famiglia Zanardi.

Ce ne siamo andati quando ero ancora piccola: mio fratello non me ne ha mai spiegato il motivo. Vanessa era per me come una madre e poi c'era Sam. Lei era una guida, un esempio come non ce ne sono altri. Era capace di raccontare storie meravigliose. Credo sia successo qualcosa tra lei e mio fratello: non si parlano da molto tempo. Io stavo bene quando vivevamo con loro e mi mancano.

«Non sono una bambina. Compio vent'anni tra un mese».

Chris vorrebbe fermare il tempo, ma non è possibile. «Sei piccola e voglio sapere dove vai, o giuro che ti chiudo nel bagno per tutta la sera».

Mi fa quel suo sorriso sbilenco e sono sicura che lo farà davvero. «Vado da Mia. Posso vedere le amiche? O sono prigioniera di un fratello pazzo?».

Gli afferro il braccio che mi sbarra la strada e pianto le unghie, ma lui resta impassibile. «Sono in servizio fino alle otto di domani mattina. Ti voglio a casa per mezzanotte. Altrimenti ti vengo a cercare».

Annuisco infastidita e mi abbasso per sgusciare sotto al suo braccio. So già cosa farà. È un grandissimo rompiscatole, ma è una cosa che adoro. Con il braccio libero mi afferra in vita e mi fa girare come se ballassimo, poi si stacca dal muro e mi accarezza la guancia piano. Posa appena le labbra sulla mia fronte. Odora di olio motore e del mio bagnoschiuma all'ambra grigia. «Sarai sempre una bambina per me. Non farmi preoccupare, biondina».

Sorrido e mi allontano da lui con un cenno imbarazzato della mano. Quando non può più vedermi, lascio cadere il cellulare tra gli ombrelli appena fuori  dalla porta e mi incammino a piedi verso il Black Bridge. Nel buio umido lungo la sponda del fiume finalmente riesco a respirare e mi sento libera. Il pericolo fa parte di questa libertà e non rinuncerei mai a nessuno dei due.

🦂🔗

Il silenzio è spezzato dal pigro sciabordio dell'acqua stagnante contro le sponde di pietra e dal rumore dei tacchi dei miei stivali a mezza gamba. Mi piace il tratto di strada che divide le palazzine in cui viviamo ora dalla zona malfamata della città. Mi fa sentire bene. È la strada per l'inferno e non fa niente per sembrare meglio di quel che è: buia, sporca e maleodorante.

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