16 - L'impotenza di respirarti

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«Non riesco a rimanere incinta»

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«Non riesco a rimanere incinta».

«Lui lo sa?»

«No».

«Perché lo dici a me?»

Samantha abbassa gli occhi pieni di lacrime e vorrei abbracciarla, ma tra noi c'è stato troppo per tornare ad essere quelli di prima. Per fingere di stare bene quando in realtà il mio sistema nervoso risponde ancora al suo richiamo in modo troppo naturale. «Perché eravamo amici».

«Sam, lo sai».

«Tu, le donne, te le fai. Non ci fai amicizia». Le scappa una risata tra le lacrime e lo faccio, anche se la mia dignità mi impone di stare alla larga dalla donna che mi ha spezzato il cuore. La stringo contro di me e lascio che le sue lacrime si asciughino contro la mia divisa. «È qualcosa che mi ha fatto lui» mormora contro la stoffa. So bene a chi si riferisce e vorrei che non fosse già morto, per ucciderlo con le mie mani.  «Tuo padre?» 

Annuisce piano. «Sam, lavori in un ospedale, cristo. Non puoi farti controllare?»

Mi guarda in silenzio. 

Tento di addolcire la voce, ma non mi viene proprio bene. Non sono a mio agio a parlare del figli che Sam vuol fare con un uomo che non sono io. «Non vuoi farlo?»

«Quando ho avuto il menarca mia madre era morta da qualche mese e lui già mi vendeva agli uomini. Una notte mi ha portato nei vicoli della discarica, da un dottore. Io piangevo e gridavo, allora lui ha chiamato Evan, per farmi calmare».

Cerco di controllarmi, non posso proprio capire come un tizio del calibro di Evan Sande possa aver significato qualcosa per lei. Samantha viveva alle baracche, prima che Zanna la adottasse. Suo padre è stato a capo della zona fino alla morte e la costringeva a prostituirsi. in una situazione del genere, anche l'individuo peggiore può diventare un valido alleato, soprattutto se subisce i tuoi stessi abusi. «Lui era presente?»

«Non lo so. Mi hanno addormentata ed è rimasto lì finché non ho perso conoscenza. Dopo non so cosa sia successo». 

«Non puoi saperlo se non ti fai visitare. Potrebbe averle fatte... non so, chiudere. Magari puoi...»

«Se le chiudi non puoi riaprirle. Non voglio la conferma che non sarò mai madre». 

Ho imparato a leggere su di lei tutte le emozioni che nasconde da sempre, e qualcosa non va. «Se ti hanno fatto un intervento di quel tipo dovresti avere dei segni».

Quando solleva la maglia e vedo due piccole cicatrici bianche sulla sua pancia, capisco che non aveva bisogno di una conferma. È un medico, sa già cosa le hanno fatto. Non può avere bambini. Per questo ha paura di dirlo a Mic. «Ti preparo qualcosa da mangiare».

Sento freddo quando si allontana da me. Andare via da casa degli Zanardi non è servito a niente, quello che sento per lei non cambierà mai, neanche se vivessi sulla luna. 

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