48 - Dafne Moore

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🚫 TRIGGER WARNING 🚫 Sono presenti scene crude e non adatte a persone sensibili

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🚫 TRIGGER WARNING 🚫 Sono presenti scene crude e non adatte a persone sensibili. 

Torno verso casa, lascio la moto ma non sono ancora pronto a rientrare. Il sapore di Aria è un brivido fresco che mi corre sulla pelle. La notte è sempre stata una protezione silenziosa nella mia vita, scendo al fiume, con la sua acqua nera rispecchia quello che provo. Le baracche sembrano ancora più desolate e tetre, in queste ore. La mia nuova vita inizia con le pallide tracce di un'alba che non vorrei vedere e la vecchia vita si spegne nell'odore di acqua putrida che arriva dal fiume. Non vorrei lasciare Aria, non vorrei scappare dalla città che mi ha visto crescere a causa di un uomo che mi vanta come sua proprietà. Era proprio quello che volevo evitare quando sono tornato ad essere un uomo libero. 

Senza accorgermene giungo fino alla piscina abbandonata dove Dafne e io ci trovavamo da ragazzi. L'erba alta soffoca l'entrata e le finestre, come piccole bocche, irte di denti aguzzi, mi sfidano a entrare. Quante volte io e lei ci siamo salvati a vicenda tra queste mura? Ricordo il suo sorriso sincero quando ha tirato fuori quei soldi stropicciati dalla giacca, e le sue parole: «Li avrei usati per un gelato. Se servono per non farti picchiare preferisco che li abbia tu». Raccolgo una mattonella caduta dal muro di recinzione e la stringo nella mano, una punta acuminata mi ferisce il palmo. Sono memorie sbiadite, ma Dafne è sempre stata un rifugio e una sicurezza. 

Merita un uomo accanto che pensi a lei e alla bambina. Sono in grado di renderla felice e di proteggere entrambe. Lancio dentro la finestra rotta la mattonella che atterra con un tonfo sordo nell'umido buio e mi volto per tornare sui miei passi. Sono in grado di relegare Aria in un angolo della mente, dove bruci senza ferire. Cammino veloce verso casa e mi accorgo all'ultimo momento delle luci lampeggianti che illuminano l'acqua del fiume. 

Un'altra ragazza uccisa. Mi stringo nel cappotto e proseguo per la mia strada. D'istinto aumento la velocità, il viso nascosto dal bavero della giacca e le mani nelle tasche. 

All'improvviso, una stretta forte alla spalla mi obbliga a fermarmi. «Alexander Tria?»

Mi volto con il cuore in gola e riconosco uno degli agenti che aiutava Reina nel deposito abbandonato. Tiro un sospiro di sollievo che si spegne nello sguardo freddo che lui mi punta addosso. 

«Sto rientrando a casa».

«Un orario strano per rientrare. Ha fretta?»

«Ho accompagnato a casa la sorella dell'agente Reina». Mi rendo conto che mi sto giustificando come se fossi colpevole di un reato. Un difetto che, dopo la detenzione, non mi passerà tanto facilmente. 

«Dovrebbe seguirmi» ribatte lui. Lancia uno sguardo teso al fiume, sembra a disagio e in tensione quando riporta l'attenzione su di me. 

Un altro collega più anziano ci raggiunge e, senza una parola, mi blocca le braccia dietro la schiena. 

«State scherzando?» ringhio.

L'ultimo furto con Evan risale a prima che lui mi calasse nel pozzo, ma sono sicuro che non ci fossero telecamere, e sono stato attento a usare i guanti, come mi ha consigliato. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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