47 - David Carter

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Sam si appoggia alla porta scorrevole dell'ambulanza e mi guarda fisso

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Sam si appoggia alla porta scorrevole dell'ambulanza e mi guarda fisso. Deve andarsene, ma non vuole davvero. «Devi andare dritto a casa» dice con voce perentoria. «Domani mattina presto vengo a controllare quella ferita e voglio trovarti a letto».

«Non sei mai stata così esplicita, Samantha» ribatto sperando di farla sorridere. «Se per una proposta del genere, da te, dovevo farmi aprire un fianco, mi sarei mosso prima».

Non ho successo. Lei stringe ancora di più le sopracciglia scure e sillaba le parole come se fossi un bambino che fa i capricci. «Non sottovalutare quella ferita, Chris. Non servirai a nessuno da morto». 

Mi passo una mano sul viso. Grave o meno, fa un male terribile. «Devo dormire». Mi appoggio al lettino e lei si avvicina di nuovo. Alzo una mano per farle capire che sto bene. «Prima ho bisogno solo di parlare con David, è importante».

Lei annuisce e si volta per andarsene. «Sarò in pronto soccorso per tutta la notte, se peggiora vieni subito».

«Lo farò». Questa promessa sembra metterla tranquilla, e se ne va. 

David è fermo appena fuori e sale subito, con il volto pallido. «Se mi vedono parlare con uno sbirro, sono morto, Christian».

«Anche se non mi spieghi perché cazzo stai facendo tutto questo...» mormoro piano. La mia voce, anche se debole, lo spaventa, e fa un passo di lato per allontanarsi da me. «Tu conoscevi Candy». 

Fa un profondo respiro prima di proseguire. «Lei aveva una figlia. Il suo nome è Lily».

«Come lo sai?» replico. Il cuore mi salta in gola e tutto il futuro che credevo di aver costruito per quella ragazza va in pezzi. Solo io so di Lily, la neonata che Candy ha affidato ai servizi sociali quando era una ragazzina, l'ho ritrovata per lei qualche anno fa. Sembra passata una vita. 

«L'ho conosciuta» replica lui.

La mia voce si fa tagliente. «Nessuno deve sapere di lei. Candy aveva un sacco di debiti, si prostituiva per saldarli, ma faceva uso del Nod, prima in maniera saltuaria, poi sempre più di frequente, e un vizio del genere non si mantiene senza un prezzo». 

Penso a quando, per pochi soldi, ha venduto anche me. 

David annuisce. «Frog la ricattava, vero?»

Spalanco gli occhi, incuriosito da questo ragazzino che sembra avere troppe informazioni e l'intelligenza acuta di uno che sta per farsi uccidere. «Comincia dall'inizio» mormoro.

Lui sospira e si morde un labbro. «Mi chiamo David Carter e lavoro per Evan Sande da quando avevo tredici anni. I miei genitori vivono giù alle baracche ma non sono coinvolti nei suoi traffici. Campare nella nostra zona non è facile, se non sei nel giro sporco, ma finché i miei lavoravano ne siamo rimasti fuori».

Premo una mano sul fianco ferito per contenere il dolore e lo guardo negli occhi dove d'improvviso dilaga una disperazione che conosco molto bene. «Ora però stai con  lui...»

«È una lunga storia e tu devi riposarti. Non è importante ora». David solleva gli occhi chiari e lucidi prima di proseguire. «Lavoro per Evan e non mi ha fatto fuori solo per la mia abilità con i computer, non c'è protezione che non sia in grado di superare, non c'è antivirus che io non possa aggirare... » solleva le labbra in un sorriso e prosegue: «Non importa come ci siamo conosciuti, conta solo che la tiri fuori da quel giro».

«Il giro di Evan?» Il dolore si fa acuto e mi viene un conato di vomito. «Io... l'ho nascosta da lui. Nessuno sapeva di Lily. È l'unica cosa che mi fa sentire bene, riguardo la storia di Candy...»

«Non è così. Evan le ha promesso denaro facile e lei si è fatta raggirare. È una brutta storia, Chris, in pochi si salvano dalla legge del fiume. La chiama così, Evan, lo sapevi?»

Stringo i denti e una fitta mi attraversa l'addome. «Quel gran figlio di...» soffio fuori aria per riuscire a restare in piedi. «Devo andare, David. Dimmi dove posso trovare Lily».

Lui fa un sorriso amaro che mi lascia la bocca secca. «Lei è una delle protette di Evan. Vive da lui». 

***

Guido con la vista annebbiata e la testa appoggiata al sedile. Le mani tremano e aumento la stretta sul volante. Voglio passare dal commissariato a controllare il fascicolo di David e capire come aiutare Lily, dopo ho bisogno di dormire e riprendermi. Abbasso gli occhi sulla camicia macchiata e quando la sollevo trovo altro sangue a imbrattare le garze di Sam. 

Chiudo gli occhi solo un istante. 

Il clacson di un camion mi costringe a tornare alla realtà. Sterzo brusco sulla strada buia per tornare in carreggiata. Sono al limite. Spengo l'auto di fronte all'ingresso senza neanche preoccuparmi di trovare parcheggio ed entro con l'intenzione di inviarmi il file di David per trovare il modo di raggiungere Lily e cercare di tornare a casa, ma una voce, nella stanza accanto, mi congela.

«Signora, non siamo mica un servizio di taxi».

Mi affaccio alla porta mentre il collega di turno al centralino stacca la chiamata. Il dolore è un martellare lontano, coperto da quello della rabbia. «Chi era?»

La mia voce lo fa sobbalzare e sbianca di colpo. «Una ragazza, chiamano di continuo perché si spaventano per le ombre, Reina». Esplode in una risata tesa e fuori luogo. «Dice che un tizio la segue».

Che voglia di spaccargli la faccia. «Rintraccia la zona».

Lui mi fissa immobile. 

«Subito». 

«Lungo il fiume. Quasi alla biforcazione, in direzione dell'aeroporto». 

Stringo i pugni e zittisco la voglia di scaricare l'ansia su questo povero imbecille. Afferro di nuovo le chiavi dell'auto di pattuglia, poi sbatto una mano sul tavolo davanti all'idiota. «Riprendo servizio». Lancio un'occhiata all'orario. «Mi mandi le coordinate e non ti muovi di qui finché non lo dico io». 

Lui annuisce.  

«Dopo torno e ti spacco la faccia, te lo giuro».

Salgo di nuovo in auto. Il sedile è bagnato del mio sangue e quasi non me ne accorgo. So solo che devo correre e che, per quanto faccia, il destino a volte è infame. 

🔗🦂 Spazio Fede 🔗🦂

So che avete aspettato tanto e so che questo capitolo è corto, ma vi consiglio di fermarvi qui. Non andate avanti. Io sono costretta a farlo, anche se non vorrei. Le cose che accadono nel prossimo capitolo non erano previste.

Certe volte sei nel posto sbagliato, al momento sbagliato. 

E nonostante tutto devi proseguire perché le prove ti portano ad essere quello che sei. 

Buona serata

Fede



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