13 - Nodi 🔗

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Il corridoio è in penombra e gli operatori si muovono silenziosi intorno a noi

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Il corridoio è in penombra e gli operatori si muovono silenziosi intorno a noi. Chris e io camminiamo veloci, fatico a mantenere il suo passo. La schiena manda scariche di dolore giù per le gambe: somiglia al fuoco quando ti mangia la pelle.

Lui se ne accorge, rallenta. «Scusami». Sembra una parola che non esce spesso dalla sua bocca. Si scompiglia i capelli già aggrovigliati.

«Non dev'essere semplice». Esce dalla mia bocca prima che possa impedirlo.

Christian Reina non è certo uno che abbia voglia di fare amicizia, infatti mi fulmina con un unico, breve, sguardo affilato. «Cosa?»

«Crescere una come lei». Testarda, ribelle e instabile sono le caratteristiche che mi saltano subito in mente quando penso ad Aria. Insieme ad attraente, sensuale e bellissima.

Lui solleva un angolo delle labbra in una smorfia amara. «Siamo difficili entrambi. Lo erano i nostri genitori, lo sono io. Mio padre, però, era un mostro e voglio che lei sia quanto di più diverso possibile».

«Lei è un angelo».

Christian scoppia in una risata forte e cristallina che infrange il silenzio dell'ospedale e ci guadagna mormorii di rimprovero dall'infermiera. Acceleriamo prima che ci domandi cosa facciamo in mezzo al reparto. «Se lei è un angelo, io sono un santo. Non farti confondere. Aria è terribile, e in parte è colpa mia».

«Quello che è successo stanotte...»

«Hai chiamato l'ambulanza».

«Come...»

«C'era il tuo cellulare sul letto. Tieni». Me lo mette in mano e per un secondo tiene l'altra ferma contro la mia. «Non so come sarebbe andata, se non l'avessi fatto».

«Se avessi saputo che stavano arrivando, l'avrei costretta ad andarsene».

«Chi?»

«Evan con i suoi uomini».

Lo vedo degutire e il silenzio che segue mi spaventa.

«Sono in un gran casino» mormoro.

Ci fermiamo davanti a una porta socchiusa. «Lui è un veleno. Ti uccide senza che neanche te ne accorgi. Non trascinare anche lei nei tuoi guai».

«Non sono uno stupido, Reina».

Appoggio la mano sulla porta e lui mi afferra il polso. «Neanch'io. Eppure mi stava portando via tutto quello a cui tenevo di più. Lui ti cambia, ti contamina, poi ti trascina giù finché non respiri più».

Joe ci supera e apre la porta con impazienza, come se i nostri discorsi l'avessero stancato, ma si blocca sulla soglia. Una donna in camice bianco è ferma vicino al letto e usa la sua autorità per costringere a letto Aria. «Non puoi alzarti. Si riaprirà la ferita».

«Non puoi tenermi qui. Devo andare».

«Dove?»

«Devo trovare Alex».

La donna le risponde calma, senza sfiorarla. «Ridotta così non arriveresti alla porta. E poi, chi è Alex?»

Joe entra nella stanza e si avvicina ad Aria. Lei gli sorride, pallida come il muro alle sue spalle. Lui le mette un braccio dietro la schiena.

Cerco di liberarmi dalla mano di Christian che mi stringe forte il braccio. «Giura».

«Lo giuro» rispondo secco.

Allora mi sorride e quell'espressione sul suo viso è così strana da mettere i brividi. Quando un predatore sorride significa che ha trovato una preda facile e non so se posso fidarmi di un tipo del genere. Avanzo di un passo nella stanza e, quando Aria mi vede, si ferma.

«Lei non può stare qui» mi riprende la dottoressa.

«Sam, lui è Alex» dice Chris. I suoi occhi brillano di una luce diversa mentre guarda la dottoressa. Si scambiano messaggi silenziosi che non riesco a capire. La mia attenzione è tutta su Aria, di fronte a me: il terremoto che non si ferma neanche con un colpo di pistola nel petto. Non riesco a parlare. Vorrei stringerla e non posso muovermi. Chiudo gli occhi per non guardarla mentre parlo. «Mi dispiace» mormoro solo.

Joe le solleva piano la maglia e guarda le bende che le coprono il torace. Sono impregnate di sangue. Quando i suoi occhi incrociano i miei, scintillano di odio. Poi fa quello che io non sono degno di fare. Le passa un braccio dietro le gambe e la solleva con delicatezza. Appoggia la fronte a quella di lei e io mi sento bruciare dentro. Alla fine la riporta a letto e le bisbiglia qualcosa all'orecchio. Non riesco a sentire cosa le dice. Lei scuote la testa.

Faccio un passo indietro. Ho visto che sta bene. Non ho bisogno di altro. Mi giro e chiudo Aria Reina fuori dalla mia vita. Non ho fatto i conti con lei, però. Non riesco a ignorare quella mano tesa verso di me, subito prima di voltarmi. Non ce la faccio.

Non esiste nessun altro. Chris. Joe. La dottoressa china a controllarle la medicazione. Esistiamo solo io e lei. Il mio nodo e quella promessa. Mi avvicino al letto, dal lato opposto a quello di Joe che sembra sul punto di saltarmi addosso. Stringo piano la mano tesa di Aria. «Mi dispiace, bimba». Ho un bisogno disperato di spaccare qualcosa. «Non volevo che andasse così».

Lei porta la mia mano alla sua guancia bollente. Non dice niente e non posso fare a meno di chinarmi e appoggiarle le labbra alla fronte. «Starai bene».

«Adesso è meglio se te ne vai». La voce di Joe, carica di rabbia, taglia la pelle come la lama di un rasoio ben affilato. Eravamo fratelli, ma quel tempo è passato. Ho ferito qualcuno che per lui conta molto più di me.

Mi allontano da Aria e tolgo la mano dal suo viso. Lei si solleva su un gomito con una smorfia. «Hai fatto una promessa, su quel balcone».

Sorrido. «Mantengo sempre le mie promesse, bimba». Mi giro verso la finestra alle mie spalle e trovo quello che mi interessa. Le strizzo l'occhio. «Aspettami». Lei chiude gli occhi e li riapre con fatica.

«Adesso Robin Hood deve proprio andare» commenta Chris. La mano che mi appoggia sulla spalla è leggera, non ha niente a che fare con i modi che ha avuto ieri mattina, quando ha trovato sua sorella nel mio letto. Mi accompagna verso la porta. «Non sei terribile, Robin».

«Non mi conosci abbastanza per dirlo».

«Non ne ho bisogno».

Mi spinge nel corridoio, rientra e chiude la porta. Resto solo. Una volta fuori alzo gli occhi alla facciata imponente dell'ospedale. Sono una decina di piani, scala antincendio sulla sinistra e la finestra di Aria al centro della facciata. Niente che non abbia già fatto.

🔗🦂 Spazio Fede 🔗🦂

Qui c'è qualcuno che non ha capito di scherzare col fuoco. Cosa dite? Alla fine questa parte si reggeva anche da sola, quindi l'ho messa in un capitolo autonomo. Ditemi voi se la vedete bene così o se fonderla con quello prima. 

Nel prossimo capitolo conosceremo qualcosa in più su Alex che, preoccupato e ferito, dovrà mostrare la sua resilienza e rispettare la promessa di non lasciare sola Aria. Lo farà a modo suo. 

So che questo capitolo è breve, ma ho quasi pronto il prossimo e arrivo... prestissimo!

Buon weekend

Fede

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