Nubius era finalmente alle porte della splendente Rupestride. Dinanzi alle sue grandi mura però, vi erano a difesa del cancello due tarchiate e rigide guardie con delle appuntite lance serrate in segno di divieto; quasi andavano a formare una "X".
Quando il Corvino s'appropinquò alle due guardie ornate d'un bronzo scuro, esse, arguendo chi avessero di fronte, "smontarono" quel chiasmo d'arme che avevano conformato, e inginocchiandosi, una sul ginocchio sinistro, l'altra sul ginocchio destro, diedero l'ordine agli alfieri del Gioiello Del Deserto di aprire le porte. Tutto questo, fatto con le lance rivolte verso il cielo e lo sguardo chino.
Non appena le soglie di quel sole terrestre s'aprirono, una vampata di luce bronzea rivestì per qualche secondo la sempre più nera armatura di Nubius.
Ad un comune viandante avrebbe generato un momentaneo problema alla vista, ma essendoci abituato il Corvino non sentì nulla.
Qualcosa dentro il petto di Nubius batteva come non mai sapendo che in quella radiosa città avrebbe ritrovato il più caro fra i suoi fratelli. Mentre girovagava nelle vie della città in cerca di Roselius, il prigioniero della perfezione riammirava per la terza volta nella sua imperitura, o quasi, vita quello splendore eretto in rame chiamatosi anche Rupestride.
Le case che conformavano le strade di quel ricco posto erano tutte uguali. Sembrava fungessero da mura interne e che appartenessero solo a creature benestanti.
Le vie erano pregne di Vampiri Benedetti, nani dagli occhi verdi e qualche umano. Se si innalzavano gli occhi al cielo si potevano scorgere oltre che l'azzurro, anche del rame proveniente da qualche irta guglia appartenuta a qualche vampiro più nobile.
La vita in quel posto era fiorente e prospera, sembrava non appartenesse alla sottomessa Princìpia tale era la sua sontuosità.
Mercati e merci di ogni genere, bardi sempre con il liuto all'opera, fabbri capaci di forgiare anche la più rude delle spade, spettacoli nelle piazze e una grande arena, chiaramente bronzea, davano una spiegazione all'appellativo "Gioiello Del Deserto".
Per trovare Roselius in
quell'agglomerato di strana contentezza per quel devastato regno, Nubius pensò di andare direttamente a parlare con Malice (pronuncia:Màlis) nel suo castello pigmentato da un rosso che attingeva al marrone, posto al centro della città.Conoscendo la sua natura sanguinaria, mentre camminava tutti i passanti lo scansavano e gli passavano lontano. Invero, Il Corvino ci era abituato, e dopo essere stato ridimensionato così tanto al di fuori delle rossicce mura di Rupestride, un tocco di rispetto e paura da parte degli altri lo facevano solo che sentire sollevato.
Superata l'ultima via che lo sbarrava dalla regina, dopo quell'ondata di inusuale spensieratezza il prigioniero della perfezione arrivò sul lato sinistro del castello.
Dalla sua prospettiva riusciva solo a scorgere il lato degli innumerevoli scalini che collegavano e innalzavano il castello dal bronzeo terreno decorato da gigli alterni di altissima manifattura. Tutto il castello era cinto da una perfettamente rotonda e spaziosa piazza sommersa da guardie. Per quanto lucente, sembrava che il suo rivestimento di marrone vermiglio fosse prossimo a sciogliersi.
Giunto dinanzi a quella regale scalinata, Nubius si fermò un attimo a fissare lo splendore della probabilmente più bella creazione di Rèoro. La porta d'ingresso era difesa da ben tre sentinelle armate stavolta d'ascia.
Esse avevano un'armatura prorompente e sporgente ornata da motivi floreali: una grande rosa bronzea sulla pettorina e svariati gigli dalle spalliere ai guanti.
I loro stivali non erano stranamente affetti dal lusso, avevano solamente uno sgargiante rame che a Rupestride era come un orbace.
La soglia era alta più di due metri; era marcata ai bordi, che alla fine s'andavano ad unire formando un fastoso giglio, colorito di un inusuale oro.
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Le Cronache Scarlatte - Il Cavaliere
FantasyIn un mondo dominato dal più profondo blu del Mare, gigantesche e abominevoli Creature Marine dalle esecrabili fattezze vagavano dandosi battaglia. L'unico colore presente era il blu, che rendeva il tutto apatico e monotono. In quel mondo non v'era...