Capitolo 18.

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Nel pomeriggio, dopo le lezioni uscii un po' all'aperto, in particolare andai al lago nero.

Mi sedetti su dei ciottoli, portai le ginocchia al petto e iniziai ad osservare l'acqua piatta.

Il lago nero era uno dei luoghi che mi aiutava a pensare, come il capanno delle scope, o come tanti altri luoghi nei dintorni del castello.

Il vento accarezzava i miei capelli biondi facendo andare fuori posto delle ciocche che puntualmente mettevo sempre dietro l'orecchio perché mi davano fastidio.

Presi una pietrolina e la lanciai in acqua per vedere quanto andasse lontano. Da quello che ricordo lo facevo spesso con mio padre, e questo mi fece sorridere.

«Bella mira» percepii qualcuno sedersi di fianco a me.

«Se hai intenzione di fare la stessa sceneggiata di stamattina per favore va via, anzi, me ne vado io» guardai il ricciolino fare un tiro dalla sua sigaretta.

«Mh, forse» liberò il fumo, «Scherzo, volevo solamente farti una domanda».

«Una?» chiesi voltandomi verso il cielo grigio e nebbioso.

«Perché lo fai?».
Capii perfettamente cosa intendeva.

Scoprii il braccio mostrando i segni su di esso, «Due anni fa» iniziai.

Non lo vidi, però avvertii che mi stava guardando e ascoltando curioso anche se non gli importava nulla.

Non dovevo farmelo amico, non era questa la mia intenzione.

«Pensai di farla finita perché ormai non mi era rimasto più nessuno» sentii gli occhi iniziare a bagnarsi, «Draco lo venne a scoprire e mi fece una ramanzina invece di spiegarmi i veri valori della vita. Ragionai a lungo e arrivai alla conclusione che quello che avevo intenzione di fare non sarebbe servito a niente, così optai un'altro modo, cruciarmi».

«Kaitly-» lo interruppi subito.

«Ho imparato a non farlo più ormai, questi sono di quattro mesi fa, stanno andando via» li sfiorai lentamente con l'indice, «Adesso che lo sai sei contento?» chiesi voltandomi verso di lui.

«Dieci anni fa» gettò la sigaretta in acqua «Era un giorno qualunque, ed io ero andato da mio padre per fargli sentire un brano che avevo inventato al piano forte» lo osservai attentamente negli occhi, ma lui continuava a fissare i ciottoli. «Sai lui che fece? da quel fottutissimo giorno, senza un motivo ben valido iniziò a farmi del male».

Sapeva suonare uno strumento?

Dopo calò il silenzio, si udiva solamente il fruscio delle foglie.
«Angioletto, promettimi di non farlo più» esclamò.

Mi limitai ad annuire con il capo.
«Voglio sentire la tua voce, Kaitlyn» disse ancora.

«Prometto che non lo farò più».

I suoi ricci oscillavano lentamente mentre lui giocherellava con i suoi anelli.

«Ci sono ancora, vero?» chiesi inopportunamente.

Bocca mia taci per una volta.

«Si» rispose freddo, «Per questo ti chiedo di non farlo più, dopo entreranno a far parte della tua vita, sono come inchiostro indelebile su della carta. Io ormai ci ho fatto l'abitudine, ma non voglio che rovinino la tua pelle».

𝐏𝐎𝐈𝐒𝐎𝐍 | 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐡𝐞𝐨 𝐑𝐢𝐝𝐝𝐥𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora