Capitolo 19.

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«Posso farti le trecce?» mi domandò Pansy una volta uscita dal bagno.

«Assolutamente no» dissi.

«Quanto sei noiosa» buttò giù.

«Prego?» spalancai gli occhi incredula.

«Dai ti prego» mi supplicò con occhi dolci.

«E va bene...» alzai gli occhi al cielo e presi posto sul suo letto.

«Si, si, si!» esclamò contenta posizionandosi dietro di me.

«Questa è la prima e ultima volta» affermai.

«Shh sta zitta, fammi godere il momento» iniziò a dividere i miei capelli. «Toglimi una curiosità» continuò.

«Menomale che doveva esserci silenzio».

«Il tuo entusiasmo rovina tutta l'atmosfera» intrecciò piano piano le ciocche del lato sinistro. «Allora... perché Riddle ti chiama angioletto?».

Un'altra domanda no? Dio... e adesso?
Non lo sapevo nemmeno io, ormai non ci facevo neanche più caso.

Per tutto il giorno sono stata a pensare a quello che era successo quella notte.

Non riuscivo più a togliermi dalla testa quello scenario.

Perché queste domande Pansy?

«Non lo so...» esclamai porgendogli un'elastico per legare la prima treccia.

«Mhmh» pronunciò.

«Davvero, non lo so» distolsi lo sguardo dal muro per rivolgerlo verso il basso.

«Ne sei sicura?».

«Te lo giuro» alzai di poco il tono della voce, «Tra noi non c'è nulla, nemmeno una stupida amicizia, devo stargli lontano, lo so, ma non sono io».

«In che senso non sei tu?» iniziò ad intrecciare le ciocche del lato destro, «Spiegati meglio» specificò.

«Io cerco di stargli lontano, ma lui non fa altro che seguirmi, per un attimo credevo che fosse lui a venire da me, ma a quanto pare lui pensa che sia io. Dio... è complicato».

«Kaitlyn» esclamò subito.

«Mh?» mugolai distratta guardando fuori dalla finestra.

«No, nulla».

Calò il silenzio.

«Passami l'elastico» disse poco dopo.

Glielo passai e iniziai a pianificare di andare sulla Torre dell'Astronomia subito dopo per prendere un po' d'aria.

«Finito!» enunciò più felice di prima.

«Finalmente» mi alzai e andai a specchiarmi, «Però, niente male» dissi facendo fuoriuscire due ciocche d'avanti per rendermi un po' più carina.

«Oh che bello, sei una matricola?» chiese con sarcasmo.

«Brutta stronza» afferrai un cuscino vicino il mio letto e glielo lanciai in pieno viso.

«Ahia!» si toccò il naso.

Accennai una linguaccia mentre mi infilavo il cappotto.

«Dove vai?» riposizionò il cuscino al suo posto.

«Non ti importa» dissi aprendo la porta della camera.
Lei a quella risposta mi alzò il terzo dito.

Io sorrisi e mi richiusi la porta alle spalle.

***
Più mi avventuravo in cima alla Torre più il gelo si impregnava nelle mie vene.

Strofinai entrambe le mani cercando di riscaldarmi, ma non funzionò.

𝐏𝐎𝐈𝐒𝐎𝐍 | 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐡𝐞𝐨 𝐑𝐢𝐝𝐝𝐥𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora