15. Legame Rosso E Nero

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Il nero Corvino girò il lucente pomello di quella "pesantissima" porta sigillatrice d'emozioni. Entrò in un'accogliente casa, che emanava un odore gradevole grazie agli innumerevoli profumi di giglio rosso che brulicavano e adornavano quelle rossissime mura sanguigne.

Non si scorgeva null'altro che il rosso, entro la dimora del Corvino Rosso. Tavoli, scaffali, sedie, mensole e addirittura il cibo era tutto rosso. Sembrava che il sangue avesse voluto benedire la sua abitazione come quando benedì i vampiri facendoli nascere.

L'unica cosa che contrastava quel cumulo scarlatto, era proprio il padrone, che l'unica cosa rossa che aveva indosso era un piccolo fascio regalatogli dalla persona più importante della sua vita: Nubius. 

Proprio quest'ultimo appena vide il contrasto che emanava l'armatura di suo fratello nel mezzo di quell'infinito rosso, chiuse di scatto l'altrettanto vermiglia porta e si diresse verso uno stanco Roselius, intento a ripulire la spada dal sangue delle sue ultime vittime con un logoro panno.

I due non si vedevano dalla Guerra D'Ocra, il conflitto che rese Rupestride capitale del Deserto Dorato. Tuttavia portò sconforto nei freddi animi di sei Corvini: Nubius, Roselius, Lumius, Cobaltius, Romantius e Argentius.

 Poiché, tre alleati con la allora già più potente Rupestride, e tre alleati con le città limitrofe ormai rese sordidi ruderi nei quali alberga però ancora un briciolo di vita. Anche i Corvini che combatterono al fianco di queste perdute province tutt'oggi sono rimasti lì, fedelissimi alle città per le quali avevano versato sangue.

Non appena il Corvino Rosso s'alzò dalla posizione a gambe incrociate che aveva assunto mentre rischiarava la sua lama, vide la sua armatura nera preferita, resa umida e un poco più candida dall'atmosfera fredda di quella neonata notte. 

Anche se i due non si vedevano da più di trent'anni, il loro saluto fu effimero e fugace. Dopo tutto però, il liquido vermiglio li aveva generati così, freddi come le montagne del gelido sud-est.

Dopo essersi guardati per qualche secondo, Nubius disse: "Roselius, devo parlarti di svariate cose... E no, non ti piaceranno affatto..."

L'improvvido Roselius rispose: " Fino a che non si parla del ritorno dell'acqua non c'è nulla che possa scorarmi."

"Oh... e c'è dell'altro."

"Ora inizi a spaventarmi Nubius... Parla t'ascolto."

"Prima che abbandonassi la Capitale Dorata, Rèoro mi disse che avrebbe voluto parlare con I Grandi Occhi Celesti, così m'impartì l'ordine di andare a parlare con lo spirito più vicino e più facile da raggiungere del regno: lo spirito del Dio Della Terra.

Secondo sua maestà, parlando con uno spirito divino, sarei riuscito a capire il meccanismo che serviva ad eludere la notte. 

Tuttavia quando stavo passando per il verdeggiante e dimenticato nord-ovest per evitare pericoli, dinnanzi a me si parò una figura che sembrava essere uno di quei Cavalloni che il re ci aveva detto essere solo leggenda. 

Io l'affrontai come ogni altro nemico, ma quell'essere col corpo da umano e l'armatura d'un lucente acciaio, aveva qualcosa in più a tutti gli atri miei rivali. Infatti non vinsi... Ma neanche persi..."

"Mi sei caduto in basso fratello, sconfitto da un fantomatico Cavaliere della Dea pietrificata... Dico bene?"

"Roselius non m'importa del mio appellativo di invitto, m'importa che quando la mia lama ha reciso il braccio di quel cavaliere è uscita l'acqua anziché il sangue!"

Farneticando, Roselius disse." N-Nubius... vorrei non crederti, ma guardando le condizioni della tua spada e il modo in cui ti poni, non posso far altro che rimanere impaurito e zittire la mia voce... Continua..."

"Vedo che sei rimasto ragionevole. Oltre quello, dopo essermi preso la vendetta contro quel lurido Cavaliere sotto al sole del deserto, dopo averlo sconfitto, lo spirito del Dio Tellurico mi ha detto che in ogni Corvino c'è un tassello di perfezione, e se ogni Corvino morisse, si andrebbe a creare un mondo perfetto, come la primordiale Princìpia."

Esterrefatto, il Corvino Rosso rispose: "Nubius... Ricorda cosa dice la leggenda..."

E all'unisono con Malice, che sul balcone della guglia più alta del suo castello sorseggiava un bicchiere di vino sanguigno, disse: 

"Quando l'acqua tornerà, il sangue genererà una divinità dai capelli candidi, la quale darà battaglia al liquido cristallino e lo estirperà per sempre insieme ad ogni forma di vita conosciuta, per dare alla luce un mondo perfetto privo di disparità. "

Finito il suo calice di foggia vitrea, la regina vampira ripensò all'incontro tra Roselius e Reveneria e fra se e se disse 

'E se la Dea Del Sangue fosse la pallida ragazza di oggi?! Dovrebbe essere impiccata adesso... Domani andrò io stessa dinanzi il suo corpo morto, e per evitare che in essa si possa risvegliare quella leggenda, la strapperò in milioni di pezzi come se fosse un foglio di carta!'

Quello che la stolta regina non sapeva, era che il giullare della carneficina aveva graziato quella combattiva fanciulla facendola tornare a casa.

Dopo quelle parole, Nubius disse a Roselius:" Fratello... la Dea Del Sangue potrebbe essere quella fanciulla di oggi... Dimmi che quando l'hai portata fuori era per farla a pezzi così da evitare il mito..."

"No fratello, dentro di me qualcosa m'ha fermato... non potevo uccidere in malo modo una tale bellezza... Ora l'ho teletrasportata a casa, a Brezza Albina."

"Roselius dov'è finito il tuo animo sanguinario da Corvino?! Ti sei lasciato trasportare dall'orrendo e subdolo amore?! Per colpa tua moriremo! Noi immortali Corvini moriremo sotto il giogo di quella putrida vampira bianca! Ora dobbiamo trovarla. Rechiamoci a Brezza Albina e liberiamoci di lei, prima che lei si possa liberare di noi."

"Perché dovrebbe essere proprio lei?! Sai quante fanciulle dai capelli bianchi ci sono in tutta la nostra stella?!"

"Perché non può essere una mera coincidenza il fatto che anche l'acqua è tornata! Domani ripartirò per la capitale al fine di informare Rèoro, tu dirigiti a Brezza Albina e disintegra quell'inutile ragazza!"

"Hai ragione... Un Corvino è la Creatura più simile a un dio che la creazione scarlatta abbia potuto generare, non può farsi abbindolare da becere emozioni."

La notte calò su tutto il Regno Dei Principi, e mentre tutti dormivano, imperscrutabilmente, da un innevato prato, Reveneria si svegliò in posizione supina. Nel cielo tutto oscurato, vedeva un macroscopico occhio con la pupilla rossa, accerchiato da altri occhi analoghi a quest'ultimo.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora