18. Il Preludio Del Disastro I

76 5 3
                                    

In quel calante crepuscolo, l'improvvido scudiero accettò le meschine proposte della provocante Malice.

L'inesorabile notte di Princìpia passò. Un dolce sonno accompagnò la regina, che appagata si svegliò.

Invece, un dolce sonno eterno accompagnò il vampiretto di Roselius, che rimase strozzato dai tendoni del baldacchino della camera reale di Malice, per mano della vampira stessa.

La Reggente Del Deserto quella mattina camminava in velocità per i corridoi del suo rubro castello, adesso consapevole che, per una mera gentilezza del suo Giullare Della Carneficina, Princìpia sarebbe potuta finire.

Una volta fatta una ricca colazione a base di carne di drago, servitagli dalle sue sempre vigili guardie bronzee, Malice tornò in camera; mise su la sua nera veste, e trepidante si diresse sull'uscio della sua dimora.

Prima di arrivare dinanzi la soglia, mentre passava per il lungo tappeto aureo della sala del trono, disse al suo consigliere, che come ogni mattina la aspettava nella sala principale, di fare le sue veci fino a quando non sarebbe tornata dal rudere di Sabbie Lievi;

proprio come aveva fatto anzitempo quando la regina era diretta al Cimitero Degli Illusi.

Era assai particolare questo membro del palazzo reale della vampira: muso da lucertolone, ali di cigno e sguardo sempre gaio.

Vestiva sempre con una tunica in lino, la quale, avendo le maniche assai larghe e lunghe, permetteva a quella creatura, innestata dalla Creazione Scarlatta, di tenere sempre le mani entro esse e fornire quindi al rettile un aspetto saggio.

Fatto ciò, Malice varcò la lussureggiante soglia e con tono adirato si rivolse alle due sentinelle le quali ne facevano la guardia.

Spiegò loro che le serviva un accompagno a Sabbie Lievi, parecchio distante da Rupestride ma comunque prospiciente a quest'ultima. Sarebbero giunti lì nel pomeriggio.

Non potendo di certo rifiutare, le due gonfie armature bronzee accettarono, e con la regina si misero subito in cammino verso quella decadente città oramai in mano solo ad un Corvino: Cobaltius, in quel momento la Creatura più ricercata dalla regina.

Nel frattempo altresì Nubius e Roselius s'erano messi in viaggio, uno diretto verso nord, l'altro diretto verso est. Al Corvino Rosso ci sarebbe voluto un mese, mentre il Corvino Nero, graziato dal suo cavallo fantasma chiamato Notturnio, il quale poteva essere evocato con uno schiocco di dita, in meno di due settimane sarebbe giunto alla Capitale Dorata.

L'avere un cavallo a Princìpia era sporadico, l'assenza d'acqua nella Stella A Quattro Punte era il fattore che determinava questa assenza; infatti gli unici destrieri che riuscivano a sopravvivere in quel regno, erano quelli benedetti dai Grandi Occhi Celesti, i quali ne donavano uno solo a chi, prima o poi, avrebbe dovuto compiere gesta eroiche.

Invero, i prossimi a ricevere in dono un cavallo saranno Reveneria ed Il Cavaliere.

Proprio quest'ultimo, che si era addormentato sul tavolo del 'Plasma Commiserato', si svegliò a causa di una forte pacca tiratagli da Landel.

Fandel rimbeccò: "Quella birra sanguigna t'ha dato alla testa, 'Tempestcavaliere'?!" Poi risero ovviamente.

"Vieni fuori Prescelto, dobbiamo parlarti." Disse Landel che di botto divenne serio.

Una volta usciti dalla locanda, gli elfi, biechi, dissero all'unisono: "Paladino... Ci devi aiutare..."

Seguitò poi solo Fandel: "So che la nostra proposta potrebbe farti trasecolare, ma solo a te possiamo rivolgerci."

Landel, poi, ancora più serio del fratello, rispose: "Una volta riconquistato il sud-est vorremmo che tu ti recassi nell'antro più oscuro di Seblùsia: Seclùsia. Lì troverai il cadavere di nostro fratello. Avvolto al suo collo c'è ancora, e ne sono sicuro, il ciondolo che nostra madre gli donò.

Anche io e Fan ne ricevemmo uno a testa... solo che la nostra stupidità ci ha portato a romperli...

Se ritrovassi il ciondolo d'ambra, te ne saremmo grati... E' l'ultima cosa che ci rimane di lei..."

Il Cavaliere esausto di quei pedanti elfi stava per sguainare la sua spada a spirale, ma proprio quando i suoi guanti si posarono sull'argentea fodera, Fandel esortò:

"l'ultima volta che lo vedemmo, Kandel ci disse che si sarebbe recato a Seclùsia per provare a parlare con il pietrificato Dio Del Fuoco.

Probabilmente si trova nelle vicinanze della statua, la quale si dice sia situata proprio ai limiti della parte sbagliata di Seblùsia, sono sicuro che il nostro fratellone si sia fatto strada anche nei sentieri più angusti di quel posto."

All'udire del Dio Ardente Il Cavaliere si ricompose, e annuendo ai due elfi, poi li abbracciò, con questi ultimi quasi in lacrime.

Poche ore dopo, si fece pomeriggio, e Malice, accompagnata dalle sue guardie, era finalmente giunta in quel fatiscente villaggio che si reggeva per miracolo.

Era conformato da solo quattro capanne che viste dall'alto formavano un quadrato, gli stradoni fatti d'un terriccio scuro contrastavano la rara ed accesa sabbia soffice di quella peculiare zona del Deserto Dorato.

Potevano essere scorte creature d'ogni tipo: orchi con delle zanne che fuoriuscivano dalle loro cavità oculari, vampiri malconci privi di benedizione di Rèoro che si nascondevano nelle case per sfuggire ai raggi del sole, umani con delle chele al posto delle braccia ed altri svariati scherzi della creazione Scarlatta.

L'unico a salvarsi in quella massa di povertà, era una figura dotata di un'armatura pregna d'un glorioso blu notte: Cobaltius, al quale non andava molto a genio la regina, che, insieme a Nubius, Roselius e Lumius, aveva reso la città che da sempre proteggeva, un mero sobborgo in preda all'avvizzimento.

Il Corvino Bluastro si trovava dinanzi la povera entrata di Sabbie Lievi, con le mani ripiegate sul manico della sua cerulea spada conficcata nel morbido terreno. Non appena vide appropinquarsi Malice, Il Prigioniero Della Perfezione fece un inchino sornione, accompagnato da un cortese saluto.


Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora