Blake pov.

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La guardavo da lontano, e desideravo di tagliare le mani a Vincent Grey da almeno 10 minuti, avevo mandato a casa i ragazzi e avevo perso il conto dei drink.

Dovevo avvicinarmi a lei ma allo stesso tempo non avevo idea di come fare senza farla scappare via, la Cassandra che avevo davanti non mi piaceva, non la riconoscevo.

Un sentimento di rabbia iniziò a crescermi dentro e decisi di uscire a prendere una boccata d'aria, ma poi lo vidi nascosto all'ombra di una delle enormi finestre, Trevor Heart se ne stava appoggiato alla parete con due ballerine che gli si strusciavano addosso e la faccia di uno che sa di essere intoccabile.

Non ci pensai due volte e andai verso di lui, appena mi vide un sorriso di sfida gli nacque sul volto e mandò via le ballerine

"Ragazzo, ti trovo informa, brutto colpo ieri sera"

Mi ritrovai a deglutire il nodo che mi si era formato in gola, non avevo minimamente riflettuto su chi potesse esserci dietro al mio incidente, i miei pensieri erano stati unicamente per Cassandra, ma ci avrei dovuto pensare e me lo sarei dovuto aspettare, da un tale verme come lui

"Cosa vuoi da lei?"

Non avevo voglia di giocare, qualsiasi cosa avrebbe chiesto gliel'avrei data io, pur di lasciare lei libera

"Blake, Blake, tu non puoi darmi niente"

"E' mia figlia quella che voglio, e adesso che è tornata è solo questione di tempo"

Per un secondo vidi tutto nero e l'attimo dopo le mie mani erano strette attorno al suo collo, non smetteva di ridire nonostante lo stessi strozzando e più lui rideva più io stringevo la presa, furono due dei suoi uomini a separarci e a spingermi lontano da lì.

Lo guardai per l'ultima volta e cercai di comunicargli in silenzio la mia promossa, sarebbe dovuto passare sul mio cadavere per averla.

Mi avvicinai al bacone del bar e ordinai la cosa più forte che avevano, ci misi poco a perdere il conto dei drink bevuti e a sentire la testa leggera.

Uscì sull'enorme balcone che circondava la suite e mi accesi una sigaretta, ero da solo e quel silenzio mi diede modo chiudere leggermente gli occhi, ero appoggiato con la testa al muro e gli occhi chiusi quando il rumore della finestra che si apriva e chiudeva attirò la mia attenzione.

E la vidi, bella da togliere il fiato, Cassandra con il viso stanco e i capelli scombinati, che le davano solo un'aria più sexy ai miei occhi, camminò sulla terrazza per un po' e poi si avvicinò alla balaustra del balcone, spensi la sigaretta e mi avvicinai

"Ora ti riconosco"

Ero arrabbiato, ero furioso per come si stava comportando, ero arrabbiato perché voleva fare tutto da sola anche se non ne aveva bisogno, aveva me, poteva contare su di me, eppure, lei si ostinava a tagliarmi fuori.

Era rigida mentre parlavamo, distaccata, non mi voleva lì ed io ero troppo ubriaco e stanco per far finta di niente, sapevo come ferirla e anche se non avrei mai voluto farlo le parole mi uscirono dalla bocca prima che potessi controllarle

"Sai Cassie – scimmiottai la sua voce- tu non sai cosa avrei fatto per te e chi avrei messo in pericolo pur di saperti al sicuro, ma poi arrivo qui e lo vedo, vedo che sei esattamente come la feccia che ti ha cresciuto, dimmi piccola Heart tra quanto ti abbasserai le mutande per Vincent pur di avere qualcosa in cambio?"

Mi maledissi nell'esatto momento in cui pronunciai quelle parole, ma ormai avevo chiuso, non potevo aiutare qualcuno che voleva vedermi fuori dalla sua vita, aveva tutti i motivi per odiarmi e infondo io non le avevo mai fatto cambiare idea.

Eravamo troppo simili ma anche troppo diversi, e la quantità di alcol che avevo in corpo non faceva altro che convincermi che dovevamo stare lontani, che lei sarebbe sempre stata la piccola Heart e che io non sarei mai stato abbastanza per competere.

Mi minacciò di cacciarmi ma io le facilitai il compito andandomene, era il nostro mondo, ti corrompeva dall'interno e quando te ne accorgevi era troppo tardi.

Insieme saremmo stati inarrestabili, ma eravamo entrambi troppo rotti per funzionare.

Al piano terra del Bellagio, quasi come se mi stesse aspettando c'era Beatrix, dovevo andare a casa, dormire e smaltire la sbornia.

Ma Beatrix era lì, stretta nel suo completino da receptionist, che lasciava poco spazio all'immaginazione, e io ero un bastardo che conosceva pochi modi per smaltire la rabbia e la tristezza, e il sesso era uno di quelli.

Ci misi poco a convincerla a seguirmi in bagno e ancora meno a sbottonarle la camicetta e abbassarle le mutandine, Beatrix era magra ma con tutte le curve al loro posto, non era nemmeno lontanamente paragonabile a Cassandra, ma in quel momento avevo solo bisogno di staccare la mente e svuotarmi.

I gemiti di Beatrix avevano iniziato a riempiere il bagno quando la porta si aprì e io capì di aver appena firmato la mia condanna a morte, Cassandra era sulla porta, le spalle dritte e le mani tremanti la tradirono ma non si scompose

"Dovevo lasciare queste"

Mi sfilai immediatamente da Beatrix e provai a raggiungerla ma inciampai sui miei stessi passi, quando riacquistai l'equilibrio e uscì dal bagno lei era già andata via.

Recuperai il telefono dal pantalone, e senza degnare di una parola Beatrix me ne andai, provai a chiamarla e richiamarla almeno cento volte, ma il telefono era spento e questo non faceva altro che far aumentare la mia agitazione.

Controllai in tutti i bar che era solita frequentare e alla fine decisi di chiamare Jay Miljkovic, era il suo migliore amico, sperai l'avesse chiamato, ci mise un po' a rispondermi

"Pronto"

"Miljkovic, sono Blake, hai sentito Cassie?"

La sbronza mi era passata del tutto, ora dovevo solo trovarla e parlarle

"No, che le hai fatto?!"

"Niente"

Attaccai senza aspettare risposta, e continuai a girare per tutto il Ghetto, a casa sua non sarebbe mai andata per non incontrare i fratelli, se non era da Jay doveva essere a casa di qualcun altro, ma nessuno l'avrebbe ospitata sapendo del pericolo di Trevor.

Avevo passato ore a cercarla e alla fine avevo deciso di tornare a casa, cambiarmi e riprendere le ricerche.

Erano ormai le 5 del mattino quando entrai in casa, i ragazzi dormivano e io cercai di salire il più silenziosamente possibile in camera mia, mi sedetti al bordo del letto e iniziai a torturami i capelli, mentre cercavo una soluzione.

"Blake?"

Peter era sulla soglia di camera mia e mi guardava in un modo che non riuscivo a decifrare

"Che ci fai sveglio Peter?"

"Che succede, amico"

Sospirai, Peter era il mio migliore amico, conosceva tutto di me anche quello che io mi ostinavo a nascondere

"Mi odia, sono stato con Beatrix e lei mi odia, ho fatto un casino"

Mi alzai di scatto, avevo perso anche troppo tempo, dovevo trovarla, mi ritrovai di fronte a Peter per uscire dalla stanza, ma mi fermò cingendomi entrambe le spalle con le mani

"Devo uscire, spostati, la devo trovare"

"Blake"

Non volevo ascoltarlo, provai a togliermelo di dosso ma la sua presa era forte, e io ero senza forze per contrastarlo

"Blake, ascoltami, tu ora ti metti a letto e dormi, e poi andiamo a cercarla insieme"

"Peter io devo"

Non mi fece finire di parlare, che mi portò verso il letto, mi ci fece stendere sopra e poi mi allungò una coperta

"Dormi, giuro che la cerchiamo insieme, ma ora riposati"

Avevo gli occhi pesanti, e il corpo era un mix tra un dolore lancinante e la sensazione di avere massi di pietra al posto dei muscoli, ero sfinito ma sapevo che non avrei avuto sogni tranquilli.

Ricordami chi eroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora