Capitolo 3 - Scuse contro scudi

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Chi è bravo a trovare scuse raramente è bravo a fare qualcos'altro.
- Benjamin Franklin -

Il silenzio di Keyana sembra suggerire quanto la mia domanda, sputata fuori dai denti, l'abbia del tutto spiazzata. Per sottolineare l'urgenza della mia richiesta, mi volto ad affrontarla faccia a faccia.

«Allora?!» la sollecito nuovamente, facendola sobbalzare. Non ho il potere di vedere la mia espressione facciale al momento, tuttavia posso immaginare dal riflesso che ne rivedo nel suo timore la scontrosità che vi si possa leggere.

«Volevo solo parlare con Ali» dice con voce incerta, stimolando un mio ghigno beffardo. "Solo parlare con lei". Suppongo abbia avuto l'occasione di dirle qualcosa molto spesso, prima. Prima di mollare, prima di rovinare tutto con le sue aspre parole di disprezzo nei confronti di Alissa. Prima che fosse troppo tardi.

Che non si fraintenda, non mi oppongo a chi interrompa una relazione. A volte le cose non funzionano, altre le persone semplicemente non sono compatibili: ci sono milioni di possibili ragioni per cui una coppia possa doversi dividere. Ci sono, però, altrettanti modi per affrontare e gestire la cosa. Sicuramente cercare di scaricare le colpe su di una sola metà, coprendola di insulti e bugie e inganni, torturandola con infiniti e inconcludenti silenzi non è un metodo da me apprezzato o rispettato. Non dovrebbe esserlo agli occhi di nessuno, almeno questa è la mia opinione personale.

«Non penso succederà.»

La riccia sembra piuttosto offesa dalla mia decisione, come se a suo parere, di decidere, io non avessi il benché minimo diritto. O come se, al contrario, lei avesse ancora quello di rivolgere la parola ad Alissa quando e come vuole.

«Non spetta a te scegliere.»

«Hai qualcosa di concreto da dire? Altrimenti vattene.»

Credo che la sfacciataggine sia uno dei pochi tratti caratteriali delle persone che non sono mai riuscita a comprendere a pieno. Ha spezzato il cuore ad Alissa, ha voluto lei che si lasciassero dicendo di non farcela più, l'ha scaricata come avrebbe potuto fare con sacco di patate marce in discarica, lasciandola letteralmente in mezzo alla strada. E adesso si comporta come se fosse di vitale importanza scambiare due parole con la stessa persona che non ha voluto avere al suo fianco, dopo aver spergiurato di tenerci per mesi e aver conosciuto la sua famiglia. Dopo aver sprecato mille "ti amo" e altrettante promesse di esserci sempre.

«D'accordo» sussurra la ragazza dalla pelle scura, forse più a se stessa che a noi. Lentamente, azzarda uno sguardo serio e oserei dire sconsolato in direzione di Alissa.

«Alissa io...»

«Con me, Keyana. Hai perso ogni diritto di sostenere un dialogo con lei.»

I miei ordini fanno aumentare notevolmente la tensione, ma non mi interessa particolarmente. Provo una grande rabbia nei confronti della persona che ho di fronte e non vedo l'ora che mi dia una buona ragione per farglielo sapere.

«Volevo solo chiederle scusa. Vorrei solo avere un'occasione per spiegare il perché delle mie azioni» dice, persistendo nel guardare in faccia la corvina e non me. Mantiene una voce cauta, come se con questo metodo da quattro soldi potesse persuadere qualcuno dei presenti.

«A nessuno interessa delle tue ragioni, Keyana. Non la ami e hai deciso di gestire la situazione come la persona disonesta ed egoista che sei, tanto basta a spiegare tutto.»

«Non è vero! L'ho amata, anche parecchio. Non puoi incolparmi del fatto che le cose non abbiano funzionato» protesta con veemenza, come se io potessi anche solo crederle; quasi credesse che negando la veridicità delle mie parole la realtà possa essere plasmata a suo piacimento.

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