Capitolo 50 - Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria

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Chiara

La cosa che ho sempre considerato più stupida del corpo umano è proprio questa: il piacere fisico non è sempre totalmente legato a quello mentale e vice versa. Ci sono persone che traggono piacere sessuale dal dolore, quello consensuale ovviamente, forse quella è una delle categorie più fortunate. Poi ci sono le persone più sfortunate, quelle che rispondono agli stimoli fisici indipendentemente da che cosa loro vogliano davvero. Non so se queste siano solo persone con delle perversioni inconsce che sono semplicemente capitate nelle mani sbagliate, ma mi piace vederla così. O almeno, questo è quello che ho sempre pensato di me stessa.

Non si creda che la prima volta che Giulia tentò un approccio fisico con me io non avessi risposto fisicamente al suo tocco. Andavo letteralmente a fuoco, ma ero cosciente di non essere mentalmente pronta e lei rispettò questa mia scelta indipendentemente dal fatto che entrambe sapessimo che avrei provato piacere.

Jane è diversa da lei. Jane sa che provo comunque un certo piacere, lo vede dalle reazioni che il mio corpo ha alle sue mani. Tanto basta a fare sì che queste non si fermino. In questo momento mi fa molto comodo pensare che lei lo faccia semplicemente perché crede che alla fine il nervosismo svanirà, sebbene continui a crescere. L'idea di essere solo in boxer di fronte a lei mi attanaglia lo stomaco facendomi sentire come se qualcuno me lo stesse stritolando. E nemmeno il fatto che lei non abbia nulla addosso allo stesso modo mi riesce a calmare, né a mettermi di più a mio agio.

Improvvisamente provo il forte desiderio che Giulia fosse qui, al posto di Jane. Il desiderio che nulla fosse mai successo, che quell'incidente non fosse mai avvenuto, che il coma non ci fosse mai stato, che lei non fosse mai morta. Mi viene quasi voglia di piangere, ma non lascio che nemmeno una lacrima si versi.

«Smettila di pensare a lei.»

Quello di Jane risulta quasi come un ringhio o un ordine, forse entrambe. Mi sento in colpa, non lo nego. Ma non posso nemmeno fingere che tutto vada bene o che questo mi stia piacendo, checché ne dica il mio corpo.

Le labbra di Jane scendono dalla mia clavicola per tutto il busto, non senza attraversare alcuni dei punti più sensibili del mio corpo. Questo le offre la reazione sperata, mentre nel mio cervello si fa strada quella del tutto opposta. Come puoi spiegare a una persona che il tuo corpo è quello di un animale e reagisce da animale, ma la tua mente ha anche delle emozioni che vanno oltre il mero desiderio di carne? Non puoi, soprattutto se in quella stessa persona questo desiderio è più forte di tutto.

«Dici che non ti va, ma mi sembra che il tuo corpo dica ben altro Chiara» mormora, posando la sua mano sulla mia biancheria e cominciando a fare movimenti ritmici, lenti, paradossalmente gentili. I miei fianchi sussultano di conseguenza. Non nego che le sue azioni siano fisicamente piacevoli. Ma sono, allo stesso tempo, una continua tortura.

Mai prima di oggi mi è capitato di odiare tanto quello che invece il mio corpo sembra volere. Mai mente e carne sono state tanto in contrasto ma anche in sintonia allo stesso tempo. Mai il mio corpo ha detestato così profondamente qualcosa che voleva almeno in parte.

Lo voglio, ma non da te, non adesso. Perché non lo capisci?

Per un secondo la mia mente si annebbia mentre avverto la dolorosa sensazione di qualcosa che si introduce dentro di me. Senza volerlo, lo rendo noto probabilmente a tutto il vicinato. Non so se questo sia ciò che tutti provino per le prime volte, ma è come essere lacerati dall'interno. Forse, se la biologia non mi inganna, senza il "come".

«Shh, calma. Adesso passa, promesso.»

Jane mi bacia, forse nel tentativo di distrarmi dal movimento delle sue dita, che più continua, più mi provoca dolore. Lei rallenta appena, alleviando la mia sofferenza, sebbene di poco. Paradossalmente, sembra che le importi tanto poco cosa dico quanto è invece fondamentale che, in qualche modo, per me tutto questo sia piacevole.

A poco a poco il dolore si fa meno persistente, immagino lei lo capisca in qualche modo perché aumenta il ritmo. Non che sia effettivamente piacevole adesso, ma almeno non sembra che qualcuno mi stia scuoiando al contrario, dall'interno.

«Sei dannatamente mia Chiara» sussurra al mio orecchio. Lo dice con una sfumatura nella voce che non riconosco, ma che riesce a mettermi i brividi di terrore in corpo. Si pone in modo inquietante, come se questo fosse un obiettivo raggiunto, o come se davvero in qualche modo ciò che sta succedendo possa fare in modo che io diventi automaticamente qualcosa di suo possesso. Il contesto, tuttavia, non mi permette di speculare oltre a riguardo.

Posso odiare quanto voglio quello che sta succedendo, ma a quanto pare non posso impedire al mio corpo di reagire al tocco di Jane. Non importa che vorrei ci fosse Giulia al suo posto, né che io non abbia voluto nulla di tutto questo. Lui reagisce e Jane lo nota.

Sorride sul mio collo e persiste nei suoi movimenti, mandandomi oltre il limite. Una sola imprecazione sfugge alle mie labbra mentre un indesiderato piacere investe il mio corpo, compiacendo la ragazza, che finalmente si ferma.

Dice qualcosa che il fischio rimbombante nelle mie orecchie mi impedisce di sentire e si stende al mio fianco. Aggiunge qualche parola, come il fatto che per me sia il momento di riposare, perché voleva che la prima volta riguardasse solo me. Una parte del mio cervello le risponde che se fosse stato così si sarebbe fermata. L'altra, si rivolge direttamente a me.

Se lo avesse fatto, ti avrebbe trattata come una persona normale. In quanto mostro e bestia, ti saresti meritata qualcosa di molto, molto peggio. Dopotutto, non sei niente più di un animale da macello.

Non posso che darle ragione, prima che la mia mente si perda in un loop di ricordi e incubi che, lo so bene, dureranno per sempre.

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