Chiara
Giulia mi chiede del quattro di giugno. Lo ricordo, oh se lo ricordo. Quelle immagini sono ancora vive in me, fin troppo. Ricordo ogni colore, ogni odore, ogni sensazione.
Mi svegliai accanto a lei. Le braccia intorpidite, poggiate sul suo grembo a mo' di cuscino. Il suo corpo era fermo, come sempre. Immobile nel tempo. Anche sua madre era lì. Il suo aspetto era terribile, ma come biasimarla. Ero cosciente di non essere in condizioni migliori.
La porta si spalancò, causando il sussulto di entrambe. Era il padre di Giulia. Le ore passavano, mute. Non avevamo nulla da dirci e la sola persona con cui avrei voluto parlare era da qualche altra parte, distante da me. Ogni tanto le sussurravo qualcosa all'orecchio, non curante della presenza dei suoi genitori. Non potevo sapere se quelle sarebbero state le ultime parole che le avrei rivolto.
I suoi cominciarono a discutere. La maggior parte delle volte ignoravo i loro discorsi, ma non mi andava a genio che litigassero. Non in quella stanza. Di nuovo, dovevano decidere chi sarebbe andato a comprare il pranzo. Potevano stare poco con Giulia, lavoravano entrambi. Erano troppo egoisti per decidere di fare a turno. Per questo di solito andava sua madre.
«Chiara. Vai tu.»
Quello dell'uomo era chiaramente un ordine. Non mi ero mai resa conto di quanto mi mal sopportasse. Ero sempre stata la benvenuta a casa di Giulia. Sua madre aveva un'alta considerazione di me; suo padre era sempre stato gentile. Supposi che l'incidente avesse cambiato tutto, almeno per lui. Nemmeno in mille anni avrei potuto accusarlo di farmi qualche dispetto per questo. L'unica persona che aveva commesso un torto ero io. E sapevo benissimo di esserlo. Dopo quel giorno suo padre aveva cominciato a trattarmi per l'unica cosa che anche io riuscivo a riconoscere in me stessa: un mostro cattivo.
Per quanto mi riguardava, credevo fosse fin troppo buono con me. A parti invertite, se qualcuno avesse mai fatto ai miei figli ipotetici ciò che io avevo causato a Giulia, avrei quasi certamente ammazzato il colpevole. Soprattutto se fosse stato qualcuno come me.
Annuii, muta, ed eseguii i comandi. Tornai poco tempo dopo, ero sicura di essere stata fuori per meno di mezz'ora. Suo padre mi aspettava di fronte alle porte dell'ospedale. Una macchina nelle vicinanze bruciava un carburante dall'odore pessimo. Attraversai la strada. Il sole era tiepido, il vento leggero. Scostai i capelli dagli occhi.
Raggiunto l'uomo, gli porsi quella busta in plastica bianca. Lui la prese, ma non mi fece spazio. Provai a girargli attorno, ma lui mi fermò. La stretta della sua mano sulla mia spalla era forte, salda. Mi immobilizzai, non mi piaceva essere toccata.
Gli chiesi quale fosse il problema, ma i rumori di sottofondo della città furono le sole risposte che ricevetti. Non osò guardarmi in faccia per diversi minuti.
«Vorrei tornare da Giulia.»
Avevo quella leggera aria di impertinenza che non riuscivo più a tenere sotto controllo, non in una simile situazione di stress. Lui sospirò. Quel suono da solo aveva già anticipato le sue parole, ma non ero pronta ad accettarlo.
«Chiara, Giulia è... Lei... Non ce l'ha fatta.»
Il mondo crollò di fronte ai miei occhi. Non poteva finire così. Giulia era forte, più di chiunque avessi conosciuto. Lei non si sarebbe mai arresa così. Mi ribellai, provai ad entrare. Urlai, strillai più forte che potevo. Finii l'aria che avevo nei polmoni due, quattro, sette volte. Sette urla. Le mie corde vocali implorarono pietà, ma non potevo sentire quel bruciore. L'unico dolore che provavo era quello della perdita. Perdita di tutto ciò che conoscevo, tutto ciò di cui ero innamorata, tutto ciò che per me era stato importante più di qualsiasi altra cosa.
Mi massaggio appena il petto. La presenza di Giulia qui di fronte a me, per qualche inspiegabile motivo non lenisce quel dolore, quella rabbia. Ricordo ancora la necessità di distruggere tutto. Il fuoco bruciarmi nelle vene, fino a ridurre la mia razionalità in cenere. Ricordo il modo in cui scalpitai per riacquisire la mia libertà, per vederla un'ultima volta. Sgomitai e mi ribellai alla presa supplichevole di suo padre per minuti interi, infuriata con il mondo, con la vita e soprattutto con me stessa. Nella mia memoria è ancora impresso il modo in cui, ormai in ginocchio atterrata dalla devastazione che la notizia aveva portato con sé, supplicai l'uomo di fare qualcosa, qualsiasi cosa.
"Non possiamo più entrare, Chiara. Non possiamo fare più nulla, è finita".
Questo disse, suo padre. Come avrei potuto non fidarmi di lui in un contesto simile? Si parlava di sua figlia. Scoprire quanto mi ha detto Giulia adesso mi ferisce, mi fa male. Soprattutto, però, mi rende furiosa.
Ha mentito. Quello sporco traditore ti ha mentito. Ammazzarlo sarebbe la giusta punizione. Sì, fargli tanto male quanto lui ne ha fatto a te. Questo è il suo prezzo, quello delle sue bugie infami.
Guardo Giulia negli occhi e le dico la verità. Come potrei non farlo? La amo, l'ultima cosa che vorrei sarebbe che il suo rapporto con i genitori si rovinasse per colpa mia, ma non posso tenerla all'oscuro di qualcosa di così meschino.
Non mi prenderò la colpa per qualcosa che non ho fatto. Non farò la figura del mostro senza cuore solo perché tuo padre possa passarla liscia e non perdere la considerazione che hai di lui. L'amore che provo per te è troppo egoista per questo.
«Il quattro di giugno. Lo ricordo bene quel giorno. Il giorno in cui tuo padre mi disse che tu eri morta.»
Sono certa che il locale sia pieno, ma non posso udire alcun suono. All'improvviso, un colpo sul tavolo. Un urlo lacera quel niente. Una sedia raschia il pavimento, delle grida riempiono un silenzio che adesso è più che reale. Prima che possa muovermi, la sua Coca-Cola è riversa su di me e Giulia è andata via.
Perché? Perché questa umiliazione inutile? Perché non riesci a credermi? Ti leggo negli occhi che pensi io sia diversa. Eppure, quella che ha smesso di credere alle mie parole sei tu.
Rimango lì, come uno straccio sudicio abbandonato sul fondo di una lavatrice vuota. Come il buco che mi sento adesso nel petto. Priva di qualsiasi diritto, mi sento tradita. Non riesco nemmeno più a muovermi, mentre il dolore e la frustrazione che provo vengono inghiottiti dagli sguardi disgustati e indiscreti degli sconosciuti.
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I Frutti dell'Ignoto
RomantizmSequel di "Al di Là del Nulla" La vita è portatrice di sorprese. A volte succede che una vecchia memoria si materializzi come nuova realtà presente, portando grandi promesse che nascondono tremende minacce. Che cosa succederà a Chiara quando sarà la...