Giulia
«Credo sia più facile se mi fai delle domande.»
Domande. Ne ho moltissime in serbo, tante da non riuscire nemmeno a contarle. Eppure, anche io fatico a decidere da dove sia meglio cominciare. Traggo un sospiro che però non mi permette di alleviare la tensione che provo al momento.
«Perché te ne sei andata? Dopo l'incidente.»
Quelle parole scivolano in un silenzio profondo, incredulo come l'espressione di Chiara. Attendo con pazienza di sentirle dire qualcosa, qualunque cosa, accetterei anche la più banale delle scuse purché fosse la verità. Lei, tuttavia, sembra intenta a trovare un modo posato di comunicare con me, impedendo alle sue emozioni di mettersi in mezzo. Vorrei dirle di non farlo, che mi piace vedere che prova emozioni per me e quanto queste siano forti. Devo raccogliere tutte le mie forze per impedire a me stessa di proferire verbo.
Una parte di me, a dirla tutta, sa benissimo che Chiara in questo momento si sta interrogando sul perché io sia tanto fredda e distaccata con lei, così come non sono abbastanza arrabbiata con lei per non notare che tutte le risposte che trova alle sue domande convergono ad un'opinione unica: che questa sia stata tutta colpa sua e che non potrei mai amarla. Se sulla seconda parte ha pienamente torto, nemmeno io saprei esattamente come non dare ragione alla prima. Incidente o meno, è stata una sua scelta quella di sparire e, per questo, non posso non biasimarla.
«Non me ne sono andata. Dopo l'incidente ero in ospedale con te. Ho atterrato un povero tirocinante perché non voleva che mi alzassi dal lettino per vederti. Quando ho fatto irruzione nella tua stanza, i medici mi hanno dato la brutta notizia, non che ce ne fosse bisogno. Anche allora sapevo riconoscere un coma quando lo vedevo. E così sono rimasta in ospedale, giorno e notte. Mi sono presentata a scuola poche volte, per fare le verifiche, tua madre mi ha costretta. Capisco solo ora che lo facesse per il mio bene. Però ti sono sempre stata vicina. Ho parlato tanto con te, il dottore diceva che potevi sentirmi.»
Nonostante io sia di fronte a lei, sento come tremuli la sua voce. Ha la pelle d'oca, gli occhi lucidi. Eppure non comprendo perché parli in questo modo. Mio padre mi ha detto di come non si fosse mai presentata, come avesse voluto restarmi distante, come continuasse a rifiutare ogni loro tentativo di contattarla.
«Per favore, sii onesta con me» le chiedo, eppure nel suo sguardo riesco solo a scorgere confusione. «Mio padre mi ha detto che non sei mai venuta, nemmeno una volta. Che non è mai importato di quanto spesso provasse a parlare con te, eri irraggiungibile. Che a te non importava. Sii sincera, ti prego.»
Come puoi mentirmi Chiara? Non hai mai raccontato una sola bugia, non a me. Non è mai importato se la verità fosse triste o dolorosa, oppure terrificante. Non hai mai osato rifilarmi menzogne per nascondere i fatti, nemmeno quelli più orripilanti. Perché menti? Perché ora? A che cosa dovrei credere? Dimmelo, perché io realmente non lo so. Parla, di' qualcosa, qualcosa che suoni vero, che non sembri solo un ammasso di assurdità alle mie orecchie. Perché non posso sopportare le bugie, Chiara. Non se sono dette da te.
Riconosco la fiamma che si accende in quei pozzi neri. Rabbia. Pura, scevra da qualsiasi altro sentimento. Tanto forte che anche io posso percepire come stia consumando gli organi interni della corvina. Per un attimo temo che urli contro di me o faccia una scenata, ma le parole che seguono sono calme come la Coca-Cola intatta nel mio bicchiere.
«Tuo padre ha mentito, Giulia. Sono accuse gravi, so che stai pensando questo. Ma io in ospedale c'ero. Quando tua madre piangeva, quando tuo padre mi urlava addosso che era tutta colpa mia. La sola volta che ti sei ripresa per quei pochi minuti, ero lì. Abbiamo anche parlato.»
Il suo tono si fa mite e minuscolo, probabilmente di fronte al nulla che legge nel mio sguardo. Non ho memorie di un simile evento, nessuno mi ha mai nemmeno raccontato che avessi ripreso conoscenza. Sento Chiara chiedermi se io mi ricordi quella conversazione e, non so perché, ma mi ferisce poter solo scuotere la testa in dissenso. Di nuovo l'assenza di suono si interpone tra noi.
«Se anche tutto questo fosse vero, allora perché poi non ti sei più fatta viva? Dopo quel giorno, non sei più tornata da me.»
Mi fermo, prima che il fiume di parole che scorre nella mia mente possa farsi strada anche nella sua. Vorrei sapere che cosa di noi la spinse ad arrendersi così all'improvviso, così dal niente. Mi piacerebbe quanto meno capire se il problema fosse davvero la litigata che avemmo prima dell'incidente, oppure se la reale ragione fosse semplicemente il nobile timore di farmi ancora del male. Ho bisogno di comprendere se sia stata la sua convinzione di essere una causa persa, o quella di essere nociva per me, oppure ancora la paura di affrontare un "dopo" ad allontanarla. O, per essere più onesta con me stessa, ho bisogno di sapere che dietro a questo gesto non c'è stata la mancanza di amore o il disinteresse nell'impegnarsi con me in qualcosa di serio. Posso avvertire sotto pelle la necessità di sentirmi dire che quel "ti amo" sussurrato all'improvviso sulla soglia di casa sua fosse reale.
Chiara trae un lungo sospiro. Non vivo nel suo corpo, ma le mie ossa avvertono la sua stanchezza e anche i miei muscoli si intorpidiscono di fronte a quel suono spezzato. Quasi come se ormai anche respirare fosse faticoso per lei.
«Il quattro di giugno. Lo ricordo bene quel giorno.»
Di nuovo un silenzio. Forte, sembra volermi spingere lontano da lei con tutte le sue forze. Prepotente, stringe le mie membra e le aggroviglia contro la mia volontà. Subdolo, si insinua negli antri più scuri della mia mente destando la mia ansia. Violento, mi priva del respiro e lascia che i miei polmoni vadano a fuoco senza che io possa opporre resistenza.
Un silenzio lacerato da parole ancora più forti, più prepotenti, meschine e crudeli di qualsiasi altre abbia mai sentito.
«Il giorno in cui tuo padre mi disse che tu eri morta.»
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I Frutti dell'Ignoto
RomanceSequel di "Al di Là del Nulla" La vita è portatrice di sorprese. A volte succede che una vecchia memoria si materializzi come nuova realtà presente, portando grandi promesse che nascondono tremende minacce. Che cosa succederà a Chiara quando sarà la...