Capitolo 72 - Irrazionalità, dolore, mostruosità. Perdita.

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Chiara

Le parole di Giulia mi rimbombano in testa.

"Come osi?!", "Non sei altro che una sporca bugiarda!". Io però non ti ho mentito Giulia. Non dubitare di me.

"Mi ha detto che non sei mai venuta". "A te non importava". "Eri irraggiungibile". "Non mi ami". "Continua ad evitarmi come hai fatto fino ad ora". "A te di me non è mai importato!", "Tu non c'eri!", "Le tue promesse hanno smesso di esistere non appena quella ad avere bisogno di affetto e comprensione e supporto ero io e non tu". "Te ne sei andata". "Lei è gentile, mi tratta con riguardo, mi stringe a sé la notte". "Mi dà tutto quello che tu mi hai fatto mancare". "Ho sopportato tutte le tue crisi". "Ero sempre io a consolare te". "Non sei altro che un'egoista". "Non sei nemmeno lontanamente la persona che ho conosciuto e amato". "Quella persona per me è morta".

Scuoto convulsamente la testa, sperando di poter estrapolare quelle parole dal mio cranio in qualche modo.

"Bugiarda". "Eri irraggiungibile". "Non sei la persona che ho conosciuto e amato". "Te ne sei andata". "Non sei mai venuta". "Sei solo un'egoista". "Non mi ami". "Lei è gentile, mi stringe a sé la notte". "Quella persona è morta". "Non c'eri". "Non mi porti un minimo di rispetto". "Stai alla larga da me". "Irraggiungibile". "Non ti è mai importato". "Evitami". "Ero sempre io a consolare te". "Volevi solo comprensione e supporto". "Non mi ami".

"Bugiarda". "Non mi porti rispetto". "A te non importava". "Sei solo un'egoista". "Sporca bugiarda". "Lei mi dà tutto quello che mi hai fatto mancare". "Non mi porti rispetto". "Non sei mai venuta". "A te di me non è mai importato". "Non mi ami". "Stammi alla larga!". "La persona che ho amato per me è morta".

«Adesso basta!»

Il mio stesso urlo sembra minacciare di far crollare l'intonaco dalle pareti di casa mia. La mia pelle è appiccicosa, i miei capelli lo sono, sudici dello zucchero della bevanda. Cammino nervosamente avanti e indietro. Le pillole dello psichiatra non servono a calmarmi i nervi, correre fino a qui non ha allentato la tensione. Parlarle è stato del tutto inutile.

Come cazzo si può essere tanto testardi?! Come puoi non credermi, come?!

Il cellulare squilla. Rispondo in un ringhio animalesco allo psichiatra.

«Chiara, cosa succede? Sei in ritardo all'appuntamento.»

«Oh, sono in ritardo? Ma che peccato! Come se servisse a qualcosa, come se funzionasse. Vuole aiutarmi? Eh?! Vuole tanto aiutarmi? Allora me lo dica. Mi dica come non sentire niente. Dimmi cosa devo fare per non sentire più un cazzo di niente!»

Lancio il cellulare attraverso la stanza senza nemmeno volere una risposta. Mi sento la testa esplodere di quelle parole. Non servono a nulla le mie grida, non servono a niente i miei tentativi di controllare il respiro. Anche i miei colpi contro il muro e me stessa risultano impotenti, nemmeno sotto di essi il mio cervello risponde ai comandi che gli sto impartendo.

Le nocche sono indolenzite, il muro bianco è sporco del mio sangue, ma tutto questo non mi interessa. Voglio solo che quelle voci nella mia testa stiano zitte.

Menti anche a te stessa. Vendetta. Questo è tutto quello che ti interessa.

Zitta, basta.

Vendetta. Vendetta, vendetta, vendetta. Fargli male. Se lo merita. Sarebbe il minimo. Rimuovergli la pelle, striscia dopo striscia, farlo a brandelli. Rompergli le ossa a mani nude. Svuotare quel corpo lercio dagli organi. Renderlo leggero come il peso che ha dato a quelle parole quando ha detto che Giulia era morta, quando ha mentito sulla vita di sua figlia.

Non serve a nulla implorare. Non so nemmeno più chi sia a parlare. Forse, tutto questo tempo, sono sempre stata io. Forse tutto questo è solo colpa mia.

Afferro un vaso trasparente da fiori e lo scaglio contro il pavimento. Un altro colpo secco al muro lo segue, minacciando di frantumarmi le nocche, che scricchiolano sotto l'ennesimo urto. Questo non mi fa sentire meglio, non è abbastanza, non mi fa male abbastanza.

«'Fanculo!»

La porta si apre. Alissa, con un'espressione tra il preoccupato e il terrorizzato, mi osserva.

«Cosa cazzo vuoi?!»

Rabbia cieca, non distinguo più nulla. Bene e male non hanno più senso. Giusto e sbagliato sono solo convenzioni, ma la mia morale non può nulla contro tutto questo.

«Chiara, cosa succede?»

«Porca puttana, ma non ce l'hai una casa tua?!»

Cattiveria pura, nessuno è differente dagli altri. Amore e odio si fondono. La bontà si cancella, impotente, di fronte ad una crudeltà espansa e indirizzata al mondo intero.

«Calma, per favore. Cosa è successo? Parlamene, urla se vuoi.»

«Vattene. Vattene, vai fuori, sparisci da qui prima che ti ammazzi cazzo!»

Sono certa di non essere mai stata in condizioni peggiori. Afferro il tavolino da caffè in salotto, rovesciando tutto quello che vi è appoggiato sopra. Alissa lascia l'appartamento e chiude la porta, appena prima che io lo lanci contro il battente.

Urlo. Più forte di quanto abbia mai urlato. Con più fiato di quanto i miei polmoni abbiano capacità di contenere. Un urlo animale, che squarcia tutto, proprio come la rabbia sta dilaniando la mia umanità.

Irrazionalità viva, ti costringe a impersonificarti in una bestia. Animalesca, con i suoi istinti domina sulla ragione. Impetuosa come l'adrenalina che si mischia al sangue e scorre rapida nelle vene.

Dolore boia, ti tortura fino a che non ha ucciso fino all'ultimo briciolo di vitalità della tua anima. Padrone della mente, del corpo, del raziocinio. Distruttivo in modo assoluto, capace di spazzare via qualsiasi cosa.

Mostruosità regina, ti priva d'ogni traccia di umanità senza che tu possa fare nulla. Rapida e abile nel sottomettere chiunque. Incontrastabile mentre ti trasforma in tutto quello che non avresti mai dovuto o voluto essere.

Perdita, fulminea, ti strappa tutto quello a cui più tieni. Ti costringe in ginocchio mentre la preghi di restituirti il mal tolto. Ride di te, con quel ghigno infame. Con una mano ti illude e ti dà, con l'altra ti toglie. Fino a che, persa nell'inseguire ciò che per te più è importante, arrivi a perdere anche te stessa.

I Frutti dell'IgnotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora